Taranto e la Marina Militare: storia di un’altra occupazione

Nave Vittorio Veneto Taranto

arsenaleTARANTO – Una presenza che non si può certo definire discreta quella della Marina Militare a Taranto. Un’istituzione con la quale la città ha dovuto per forza convivere e che per alcuni aspetti, escludendo da questa analisi questioni di militarismo o antimilitarismo, ha sempre diviso le opinioni tra chi l’ha vista come uno strumento di crescita, di sviluppo per la città e tra chi invece l’ha percepita in modo negativo, soprattutto per l’occupazione di spazi che ha sottratto alla pubblica fruizione.

venetoCome l’industria, e molto prima di questa, la Marina ha influito tantissimo nel condizionare lo sviluppo economico e culturale di Taranto e la condizione sociale di una gran parte della popolazione. Questo processo non è facilmente giudicabile. Di certo, nel bene e nel male, nel tempo, si è creato un legame forte tra la città e la presenza militare. Per decenni, presentare domanda di arruolamento in Marina è stata una scelta ovvia per generazioni di giovani in cerca di una sistemazione sicura. Qualche mese di corso, poi imbarcati e, se si era fortunati o se si aveva qualche santo in paradiso, dopo pochi anni, si tornava a Taranto. E tantissime sono le famiglie che hanno almeno un marinaio al loro interno.

La Marina ha però occupato militarmente Taranto, enormi spazi sottratti al territorio. Se fino a qualche decennio fa ciò non era motivo di critica per la minore estensione della città e per la minore coscienza civica, oggi la sua presenza comincia ad essere considerata, sempre più, invadente ed esagerata. Il simbolo di questa occupazione è senz’altro il muraglione dell’Arsenale. Alto 7 metri e lungo 3,2 chilometri, divide Taranto in due, proteggendo una parte, ai più sconosciuta, comprimendo l’orizzonte e provocando a tanti cittadini un senso di urbana claustrofobia.

marina anticaDal 2013 sede del Comando Logistico dell’Area Sud, Taranto è da sempre strategica per la Marina e ciò ha portato nel tempo ad una massiccia espansione delle strutture militari per la creazione di basi navali, scuole di formazione, centri logistici, ospedale, strutture di ricezione. In pratica, tutto l’affaccio al Mar Piccolo, dalla Rampa Leonardo da Vinci fino oltre il Ponte Punta Penna, è interdetto alla pubblica fruizione, essendo zona militare. L’occupazione di una porzione di costa del primo seno del Mar Piccolo da parte della Marina inizia a fine ‘800 con la costruzione della base navale e dell’Arsenale Militare.

Un’area attualmente estesa per oltre 90 ettari con 3 km di costa e 4,5 km di banchine: una seconda città che confina con Taranto. Il mar Piccolo era considerato porto sicuro, inattaccabile, quando si progettò la vecchia base navale. Tre o quattro generazioni di navi hanno fatto base nello specchio di mare oltre il ponte girevole e, nelle cartoline, Taranto è stata spessissimo rappresentata da una nave che attraversa il canale navigabile con il Castello sullo sfondo e i marinai sull’attenti che salutano impettiti. Negli anni in cui la Patria, la Bandiera, l’orgoglio nazionale erano il messaggio ufficiale da proporre, si poteva leggere tanta retorica in quelle immagini.

Nel 2004 la base navale è stata trasferita in Mar Grande, in zona Chiapparo e, anche qui, la Marina ha fatto le cose in grande: 60 ettari, possibilità’ di accogliere fino a 20 unità navali, centri direzionali e operativi e oltre 2000 addetti. Il trasferimento della base in Mar Grande ha fatto sperare in una completa dismissione della Banchina Torpediniere e in effetti, già prima dell’abbandono del Mar Piccolo, la Marina e il Ministero della Difesa avevano firmato, in più riprese, dei preliminari d’accordo con il Comune di Taranto per la cessione dell’area.

nave venetoRestituzione alla città e recupero architettonico della ex base navale sono temi e proposte ricorrenti per il futuro della città, ma per problemi di vario genere e per la scarsa pressione delle istituzioni locali, tale auspicio ancora non si concretizza. La ex ammiraglia Vittorio Veneto, ormai dismessa, è da diversi anni ormeggiata in Mar Piccolo, in attesa di essere trasferita a Trieste dove diventerà un museo galleggiante. Di seguito alla ex base navale, inizia l’Arsenale Militare con i suoi 90 ettari di una parte particolarmente interessante di Taranto, sconosciuta ai tarantini. Un affaccio sul Mar Piccolo completamente impedito ai cittadini di Taranto. Solo i più’ fortunati abitanti dei piani alti dei palazzi di fronte al muraglione possono godere di una vista mozzafiato sul mare.

arsenale fuoriRecentemente si è data la possibilità a chi volesse usufruire del l’opportunità, di accedere in alcuni giorni programmati alle aree non interdette dell’Arsenale. Tale possibilità, poco sfruttata, andrebbe senz’altro incentivata. In passato, fino agli anni ’60, in Arsenale si costruivano le navi. Successivamente fu adibito esclusivamente ad attività di supporto, riparazione e manutenzione della flotta. Negli anni più recenti, la mancanza di adeguati investimenti ha portato l’Arsenale a non rinnovarsi adeguatamente per stare al passo coi tempi. Scelte politiche nazionali hanno favorito altri arsenali italiani.

arsenale 5Attualmente, più di 2000 persone vi sono occupate. Nel Piano per Taranto sono previsti investimenti per interventi di ammodernamento e rilancio e per favorire fruibilità del sito ai cittadini, con la creazione di percorsi culturali e di un museo. All’interno dell’Arsenale vi sono, tra l’altro, aree di grande interesse archeologico e naturalistico – paesaggistico che dovrebbero essere adeguatamente valorizzate. Si discute da tanto, inoltre, circa la possibilità di “alleggerire” il muraglione che opprime la città, creando interruzioni che permetterebbero ai cittadini di godere di un maggior orizzonte visivo.

L’occupazione militare del Mar Piccolo non si limita a parte del primo seno, ma continua anche nel secondo, anche se in questo caso da parte dell’Aeronautica. L’ingresso del centro addestramento SARAM infatti è visibile imboccando Ponte Punta Penna e occupa un’area che nacque come idroscalo e successivamente fu trasformata in centro di accoglienza e formazione reclute. Dal 1977 è scuola di addestramento volontari dell’Aeronautica. Può ospitare fino a 1000 allievi, ma solitamente non è mai al completo. È anche sede operativa NATO. Sempre nel secondo seno del Mar Piccolo, presso l’area della palude La Vela, si trova il più grande deposito di carburante dell’Aeronautica.

Cinquanta ettari di territorio di grande rilevanza naturalistica nelle cui viscere si trovano enormi depositi che vengono riforniti attraverso una nave cisterna lunga 130 metri che a scadenze fisse scarica, attraverso un lungo pontile, il suo carico. Inutile dire quale sarebbe il danno ambientale se si verificasse un incidente con conseguente sversamento di carburante in mare. L’area del deposito, tra l’altro, confina con l’oasi naturalistica gestita dal WWF. Altra scuola di formazione e addestramento è MARICENTRO con ingrasso in via Cagni. Per decenni migliaia di reclute hanno frequentato questa grande struttura il cui ingresso è caratterizzato dalla presenza di due grandi leoni in pietra.

Dal 2013, nell’ambito degli interventi di razionalizzazione delle spese militari, i corsi sono stati spostati presso l’altra scuola sottufficiali a San Vito, la MARISCUOLA. Questa scuola occupa 32 ettari e comprende aree a verde con pineta, 43 edifici con oltre centomila metri quadri al coperto per la logistica e la didattica. Campi di calcetto, tennis, pallavolo, pallacanestro e piscina coperta a disposizione di chi la frequenta. Sempre in zona, un porticciolo con barche a vela e a motore in uso alla scuola. MARISCUOLA ha una potenziale possibilità recettiva di 2500 allievi, ma mediamente, da giugno ad ottobre, gli effettivi frequentatori dei corsi di formazione sono un migliaio. Oltre ad essi vi sono quasi 700 unità di personale permanente.

Sempre a San Vito si trova MARICENTADD, che forma specialisti della navigazione, ospitando per alcune settimane i futuri esperti che gestiranno i sistemi operativi delle navi. Non solo basi navali e scuole militari a Taranto. La Marina dispone anche di un Ospedale Militare che insiste su un’area di  grande interesse archeologico. Nel suo perimetro si trovano, per esempio, i resti di un tempietto di epoca romana, al cui interno si possono ammirare ancora stucchi e bassorilievi. Vi sono inoltre resti della Villa Capocelatro e in particolare due grandi felini in pietra.

La Villa, costruita a fine ‘700, fu abbattuta, insieme alla Chiesa di Santa Lucia che sorgeva sulla vicina spiaggia, nel 1893. E questo fu uno dei tanti scempi ai danni della nostra storia. Negli anni si è tentato, a più riprese, di utilizzare l’Ospedale Militare anche a scopi civili. Nel 2014 il Presidente Vendola e la ministra Pinotti firmarono un patto d’intesa in tal senso ma, nella realtà, l’Ospedale resta ad uso quasi esclusivo della Marina. In qualche caso si è utilizzata la camera iperbatica presente nella struttura per uso civile, sopperendo alle carenze delle strutture pubbliche.

itaca 6Anche il Castello Aragonese è di proprietà della Marina Militare e per anni è stato una vera e propria base strategica e difensiva per la sua posizione sul canale navigabile. Nei secoli oltraggiato, in parte abbattuto, recentemente, è divenuto sito di grande attrazione turistica, con quasi centomila visitatori nel 2015. La Marina, in questo caso, ha operato positivamente, promuovendo il sito, agendo con opere di restauro e rendendolo visitabile tutto l’anno. Tante altre strutture militari insistono sul territorio tarantino: poligoni di tiro, ex caserme, spiagge riservate, depositi di munizioni, ecc. Alcuni siti, non più strategici ai fini militari, sono stati trasferiti al Demanio.

L’interdizione allo sbarco e la fruizione limitata ai soli militari delle spiagge di San Pietro hanno preservato l’ambiente marino e terrestre delle due isole. Da diversi anni, il Demanio ha acconsentito al libero accesso alle spiagge nei mesi estivi anche da parte dei comuni cittadini. San Pietro e San Paolo vanno certamente tutelate, permettendo però a chiunque lo volesse di potervi accedere, nel rispetto dell’ambiente naturale finora preservato.

Tanta parte di Taranto, in definitiva, militarizzata. Una città nella città, forse sovradimensionata alla luce delle attuali esigenze operative e gestionali della Marina. Restituzione alla città e riqualificazione di alcuni siti militari dovrebbero far parte dei progetti di sviluppo di una Taranto che guarda al futuro. Una Taranto stretta tra industria da una parte e Marina Militare dall’altra e che cerca spazi fisici, reali, da riempire con cultura e ambiente.

Giuseppe Aralla

Nota dell’autore: in questo articolo non si è volutamente affrontato l’aspetto legato al danno ambientale che la presenza di strutture militari nel territorio di Taranto ha provocato. È un tema molto complesso che merita un approfondimento a parte (e che Inchiostroverde.it ha già trattato più volte concentrandosi soprattutto sui danni ambientali prodotti nel mar Piccolo dall’Arsenale Militare).

Be the first to comment on "Taranto e la Marina Militare: storia di un’altra occupazione"

Tinggalkan komentar