Sanac di Taranto: cromo e manganese nella falda superficiale, permangono criticità

TARANTO – Si è svolta lo scorso 14 dicembre al Ministero dell’Ambiente la Conferenza di Servizi decisoria sul “Progetto di messa in sicurezza operativa della falda superficiale” e “Integrazione al progetto di MISO della falda superficiale”, trasmessi dalla Sanac Spa. Ricordiamo che l’azienda Sanac ricade in un’area dello stabilimento Ilva. Dal 1965 al 2007, ha prodotto materiali refrattari per i processi siderurgici utilizzando come materie prime principalmente magnesite, argille, corindoni, mulliti.

L’attività è cessata da tempo – si legge nel verbale della Conferenza riguardante il sito d’interesse nazionale di Taranto – ma sono presenti ancora nell’area strutture e macchinari ed è ancora utilizzata, in parte, per lo stoccaggio di materiali finiti. Il piano di caratterizzazione, realizzato nel 2006 nell’ambito delle indagini dello Stabilimento ILVA S.p.A., ha evidenziato la conformità dei terreni con le CSC industriali/commerciali. I risultati della caratterizzazione della falda superficiale, presente nell’area in esame ad una profondità compresa tra 2 e 3 m da p.c., hanno invece evidenziato superamenti delle CSC per i parametri Cromo totale, Cromo esavalente e Manganese.

Gli approfondimenti di indagine svolti tra il 2013 ed il 2014 presso il sito in esame (trincee esplorative), hanno evidenziato una diffusa presenza di riporti antropici nei primissimi strati del suolo (0,2 – 1,0 m), al di sotto della pavimentazione superficiale. Le analisi condotte sui materiali di riporto hanno evidenziato eccedenze rispetto alle CSC industriali/commerciali per il Cromo (Cromo totale) in corrispondenza di una delle 33 trincee esplorative effettuate.
Tali punti di indagine sono stati sottoposti ad attività di messa in sicurezza di emergenza con interventi mirati di rimozione dei materiali di riporto ivi rilevati.

L’analisi di alcuni campioni di scoria (frammenti grossolani) prelevati dal materiale rimosso in occasione dell’intervento di MISE sui suoli ha inoltre evidenziato un alto tenore di cromo e cromo esavalente con valori eccedenti i limiti di soglia CSC per suoli commerciali. Nel mese di luglio 2016 è stata effettuata una nuova campagna di monitoraggio per aggiornare le informazioni sullo stato qualitativo della falda superficiale, rilevata ad una profondità compresa fra 1,92 e 4,68 m da p.c., corrispondente a valori compresi fra 13,60 e 16,46 m s.l.m.

Sono stati campionati n. 19 tra pozzi e piezometri, di cui n. 18 all’interno del sito in oggetto e n. 1 all’interno dell’area Sidercomit. Le analisi chimiche dei campioni d’acqua prelevati hanno confermato n. 12 non conformità relative al parametro Cromo Totale, n. 15 relative al parametro Cromo esavalente e n. 1 relative al parametro Manganese. Con il documento esaminato nel corso della Conferenza di Servizi, l’azienda ha proposto un intervento di Messa in Sicurezza Operativa mediante emungimento delle acque di falda del sito e il loro trattamento prima dello scarico in fognatura.

Il rappresentante di Arpa Puglia si è soffermato sul capannone edificato successivamente al 1980, denominato “Nuovi Forni”, realizzato su terreni di fondazione presumibilmente contaminati e responsabili dei superamenti riscontrati in falda superficiale. Ha fatto notare, inoltre, che le analisi delle acque di falda, campionate nel luglio 2016, hanno confermato i superamenti per Cromo totale, Cromo esavalente e Manganese. Ciò testimonia come gli interventi di MISE eseguiti sui terreni tramite n. 33 trincee esplorative non abbiano eliminato la fonte di contaminazione primaria.

Arpa Puglia ritiene, pertanto, utile acquisire un piano di dismissione delle strutture fuori terra presenti al fine di poter programmare un intervento di bonifica/MISE sui terreni di fondazione del capannone “Nuovi Forni”. Inoltre, per Arpa Puglia è necessario valutare l’esecuzione di nuove indagini laddove sono stati rilevati i superamenti in falda da Cromo esavalente, Cromo totale e Manganese, attraversando il tratto di materiale compatto rilevato in “Area 2” ricorrendo al protocollo tecnico operativo concordato con ISPRA per la verifica del fondo scavo in presenza di terreno saturo a seguito dell’intercettazione della falda superficiale.

Arpa Puglia si è soffermata poi su alcune criticità: l’azienda proponente “ha indicato le percentuali di abbattimento previste per i parametri di Cromo esavalente e Manganese (indicate rispettivamente in 80-90% e 5%), ma non per il Cromo totale. In aggiunta ha rilevato come la rimozione del manganese ottenuta per “…rimescolamento delle acque emunte nella vasca di laminazione ed equalizzazione…” non sia una effettiva operazione di riduzione del contaminante in quanto semplice diluizione”.

Alla luce dei contenuti del parere di ARPA Puglia e della relazione di validazione, il Presidente della Conferenza di Servizi, l’ing. Laura D’Aprile, ha posto all’attenzione dei partecipanti le questioni relative al “permanere nel sito della sorgente primaria di contaminazione nei suoli (materiali di riporto non conformi); alla capacità di abbattimento dell’impianto, ai limiti per lo scarico, alle autorizzazioni allo scarico dell’impianto TAF previsto nel progetto di MISO della falda”.

Il rappresentante dell’azienda, in merito alla presenza di una sorgente primaria di contaminazione evidenzia che gli approfondimenti di indagine svolti tra il 2013 ed il 2014 presso il sito in esame (trincee esplorative), hanno evidenziato una diffusa presenza di riporti antropici nei primissimi strati del suolo (0,2 – 1,0 m), al di sotto della pavimentazione superficiale. Le analisi condotte sui materiali di riporto hanno evidenziato eccedenze rispetto alle CSC industriali/commerciali per il Cromo (Cromo totale) in corrispondenza di una delle 33 trincee esplorative effettuate. Tali punti di indagine sono stati sottoposti ad attività di messa in sicurezza di emergenza con interventi mirati di rimozione dei materiali di riporto ivi rilevati.

L’analisi di alcuni campioni di scoria (frammenti grossolani) prelevati dal materiale rimosso in occasione dell’intervento di MISE sui suoli ha inoltre evidenziato un alto tenore di cromo e cromo esavalente con valori eccedenti i limiti di soglia CSC per suoli commerciali. Vista la correlazione tra i contaminati presenti nell’insaturo e quelli nella falda e tenendo conto delle osservazioni formulate da ARPA, il Ministero dell’Ambiente ritiene che l’azienda debba trasmettere un progetto di bonifica della matrice insatura, entro 60 giorni dalla notifica del presente verbale, che dovrà tener conto della presenza di materiali di riporto non conformi e della necessità di intervenire secondo le modalità previste dell’art.41 della Legge n. 98/13.

In relazione al progetto di MISO, oggetto della Conferenza di Servizi, il Ministero dell’Ambiente evidenzia che le autorizzazioni allo scarico necessarie all’avvio degli impianti di trattamento delle acque di falda emunte vanno acquisite nelle sedi amministrativamente competenti. La modalità con il quale l’azienda intende scaricare le acque trattate e le relative autorizzazioni “sono un aspetto determinante che può rendere necessarie anche modifiche del quadro economico e delle tempistiche di esecuzione e, conseguentemente, delle garanzie finanziarie da prestare”.

Dopo ampia ed articolata discussione, la Conferenza di Servizi decisoria, viste le criticità evidenziate, prende atto della richiesta di rinvio formulata dall’azienda e rinvia la decisione sul punto all’acquisizione della nuova documentazione. Inoltre, chiede alla società di trasmettere, entro 60 giorni dalla notifica del presente verbale, un progetto di bonifica della matrice insatura, che tenga conto di eventuali indagini integrative nonché delle osservazioni formulate da ARPA Puglia nel parere allegato. La Conferenza di Servizi chiede inoltre all’azienda di mantenere attive le misure di prevenzione/messa in sicurezza già avviate, garantendone l’efficienza/efficacia. Da segnalare, infine, che alla Conferenza hanno partecipato, tra gli altri, i rappresentanti del Ministero dell’Ambiente, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Salute, Inail, Sanac, Arpa Puglia, Provincia e Comune di Taranto. Assenti, invece, i rappresentanti di Mise, Ispra, Regione Puglia e Asl di Taranto, anche se regolarmente convocati.

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