Peacelink: a Taranto durata della vita inferiore. Chiesto l’Osservatorio Mortalità in real time

La mortalità è un indicatore inequivocabile dello stato di salute della popolazione. Una ricerca innovativa sulla mortalità nella città di Taranto ha prodotto dati “drammatici” sulla speranza di vita dei tarantini. A condurre lo studio è stato il dottor Stefano Cervellera, responsabile dell’Ufficio statistico del Comune di Taranto e collaboratore della cattedra di Statistica e Demografia dell’Università di Bari. Nello specifico sono stati calcolati gli anni di vita persi a Taranto dal 2003 al 2013. Secondo la tabella (anni-di-vita-persi-a-taranto) – presentata in conferenza da Peacelink – i tarantini hanno perso più anni di vita rispetto agli altri cittadini pugliesi.

“In undici anni – ha spiegato Alessandro Marescotti – sono stati persi nella città di Taranto 7.228 anni di vita per i maschi e 3.075 per le femmine. Questo confrontando il dato della speranza di vita dei tarantini con la speranza di vita degli abitanti di tutta la provincia”. Confrontando il dato medio rispetto alla provincia di Taranto, i maschi a Taranto hanno vissuto ogni anno 657 anni di vita in meno e le femmine 280. “Sommando i maschi e le femmine, ogni anno, mediamente, i tarantini hanno perso 937 anni di vita rispetto alla provincia (che comprende anche Taranto. Il dato disaggregato senza Taranto sarebbe stato più elevato)”.

Se il raffronto viene fatto con la media della Puglia “il dato è ancora più elevato: i tarantini – ha poi aggiunto il presidente di Peacelink – ogni anno vivono 1340 anni in meno rispetto ai pugliesi”. La durata della vita a Taranto è dunque inferiore rispetto sia alla provincia che alla regione. Per questo motivo con la responsabile di Peacelink Taranto, Fulvia Gravame è stata chiesta l’istituzione dell’Osservatorio Mortalità in real time a Taranto, per conoscere mese dopo mese quanti anni di vita perdono i cittadini di Taranto rispetto al target di riferimento, ovvero la speranza di vita in Puglia.

“L’Osservatorio Mortalità in real time – secondo la Gravame – può essere prodotto a costo zero dal Comune con i dati dei certificati di morte dei medici di base che arriverebbero poi all’Istat. Parliamo di mortalità generale. Quei dati, utilizzati in tempo reale, fotograferebbero la situazione di Taranto e aiuterebbero a capire se il trend migliora, se rimane stabile o se addirittura peggiora”. Con l’osservatorio attivo si potrebbero accelerare anche le indagini epidemiologiche.

Il 28 giugno scorso era prevista in giunta comunale la discussione dell’avvio dell’osservatorio ma poi il punto all’ordine del giorno saltò. “Questa sarebbe un’esperienza importante – ha concluso Marescotti – farebbe da apripista. Ci sono esperienze simili in Liguria, siamo in contatto con un epidemiologo, Valerio Gennaro, consulente della procura di Genova nel processo Ilva, che ha sollecitato Peacelink a chiedere questo osservatorio”. Per evidenziare il nesso fra questione ambientale e questione sanitaria – ha suggerito l’epidemiologo – un’analisi disaggregata delle cause di morte non aiuterebbe perché produrrebbe un dato sottostimato, invece aggregandole il dato sarebbe molto più forte. E dimostrerebbe che lo stato di salute compromesso a Taranto non può essere attribuito alle sigarette e al traffico.

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Nicola Sammali
Vicedirettore. Giornalista pubblicista e blogger. Ha conseguito la Laurea quinquennale in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Perugia nel 2005. Ha lavorato per "SegnoUrbano", "Radio Cittadella", "Telerama". Ha scritto per "Alchimie" (web magazine). Collabora con "Terra Ionica". Twitter: @NicSammali81 - E-mail: nicsamma81@gmail.com

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