Mar Piccolo tra microinquinanti e tanto Pcb. Chi è ‘Stato’?

mar piccolo 3TARANTO – In questa quarta puntata sullo studio sul Mar Piccolo realizzato da ARPA Puglia, in collaborazione con tre istituti del CNR (l’IRSA, Istituto di Ricerca sulle Acque sede di Bari, lo IAMC, Istituto per l’ambiente marino costiero sede di Taranto e l’IRPI, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica sede di Bari), il Politecnico di Bari e Conisma, ci occuperemo delle fonti di contaminazione primarie. L’attività ha riguardato l’esecuzione di rilievi delle caratteristiche termiche delle acque superficiali dei due bacini del Mar Piccolo, utilizzando sensori multispettrali e termici per la definizione di mappe di temperatura, con particolare riferimento al 1° seno, area in cui sono emerse le maggiori criticità ambientali. L’obiettivo prefissatosi dallo studio, era appunto quello di rilevare la presenza di eventuali anomalie termiche legate alla presenza di sorgenti subacquee (citri) o di afflussi da terra (scarichi), potenziali vie di diffusione ancora attive di contaminanti.

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Il 14 giugno 2013 è stata realizzata una campagna di rilievi di temperatura e conducibilità direttamente in mare, al fine di calibrare le informazioni telerilevate, acquisire il dato misurato ed eseguire una valutazione qualitativa sulla possibile origine delle acque aventi differente temperatura (acque dolci/salmastre). Attività di campo eseguita grazie anche al supporto della Capitaneria di porto di Taranto. La navigazione nel 1° seno non è risultata delle più semplici, perché intralciata dalla presenza di strutture di supporto all’allevamento di mitili spezzate e, a volte, liberamente galleggianti che potevano compromettere la navigazione stessa in caso di impatto accidentale. Una preliminare mappatura delle principali anomalie termiche da cui emergono delle situazioni riferibili alla presenza dei citri, ma anche di impluvi e di scarichi, oltre alla perturbazione termica generata dalla idrovora Ilva.

Attività di sopralluogo lungo la costa del Mar Piccolo

Nuovo3 (2)Dall’analisi delle anomalie termiche rilevate in via preliminare, e delle ortofoto ed immagini aeree disponibili, è stata effettuata una valutazione sulle aree costiere in cui effettuare sopralluoghi di approfondimento, che sono stati in seguito realizzati il 15 luglio 2013. La finalità di queste attività è stata quella di reperire informazioni utili alla descrizione dei punti considerati, per esempio canali artificiali o impluvi naturali, la prossimità di sorgenti calde naturali e la possibilità di fungere da vie di trasporto superficiale di inquinanti provenienti da fonti di contaminazione (diffusa o puntiforme) ancora attive. “Non è stato possibile censire le zone di costa sotto giurisdizione della Marina Militare (zona Arsenale)”. Il che è tutto dire.

 Elaborazione e risultati dei dati telerilevati

La fase di elaborazione dei dati, oltre a confermare i risultati soprattutto per quel che concerne le zone in mare aperto interessate dalla presenza di polle sorgentizie (Citri Galeso, Citrello, Le Copre e Mascione), hanno messo in evidenza la distribuzione delle anomalie termiche, sia calde che fredde, in altre zone di mare aperto e soprattutto lungo la costa. Si è constatato che spesso a queste aree corrispondono gli sbocchi degli scarichi censiti, mentre altre volte dipendono dalla presenza delle foci di fiumi e sbocchi di canali ed in un caso alla presenza delle saline nei pressi della palude La Vela.

Campionamento integrativo delle acque del 1° Seno del Mar Piccolo (a cura di ARPA Puglia)

Nell’ambito del programma di lavoro definito da ARPA, l’agenzia ha avuto in carico di eseguire un campionamento integrativo della matrice acqua in alcuni punti tra quelli che apportano acque di origine terrigena nel Mar Piccolo (es. emergenze di falda, citri, corsi d’acqua, impluvi, ecc.). L’obiettivo dell’indagine è stato quello di stabilire e valutare l’eventuale presenza di fonti ancora attive di contaminazione per microinquinanti organici (PCB, Diossine e PCB diossina-simili, IPA) e metalli ed elementi in tracce, legate all’afflusso delle acque da terra verso i bacini del Mar Piccolo, in particolare nel 1° Seno. Il piano ha, pertanto, previsto il campionamento di 26 stazioni localizzate nel 1° Seno. Le attività di campo sono state realizzate tra il 13 ed il 17 gennaio scorsi.

Parametri chimici di laboratorio

 Per quanto riguarda il Cadmio, a fronte di un valore limite di 0.2 μg/l riportato, soltanto quattro stazioni hanno rilevato una concentrazione superiore al limite, tra lo 0.3 e lo 0.4 μg/l. Il Cromo totale non ha evidenziato superamenti del limite di 4 μg/l, mentre il Piombo, soltanto in una stazione ha mostrato un valore di concentrazione pari a 7.3 μg/l di poco superiore al valore previsto di 7.2 μg/l.

Per quanto i microinquinanti organici invece, la situazione è risultata decisamente differente. La sommatoria dei PCB ha evidenziato due massimi di concentrazione in prossimità delle Idrovore dell’ILVA (circa 4.652 pg/l) e in prossimità dello sbocco del canale Citrello (circa 2.251 pg/l) e, complessivamente, una situazione di maggiore presenza nella zona a nord del 1° seno, tra il fiume Galeso (1.024 pg/l) ed in prossimità del citro Galeso (1.080 pg/l) e gli ex Cantieri Tosi (1.103 pg/l);

La sommatoria delle diossine (PCDD/F) e dei PCB diossina-simili (DL-PCB), espressa in equivalenti di tossicità (TEQ), ha rilevato un’area maggiormente impattata a ovest del 1° seno dove si riscontrano le concentrazioni massime in prossimità delle Idrovore dell’Ilva, e nella stazione di un presunto citro, e valori comunque importanti in prossimità del citro Galeso.

Gli IPA, espressi come sommatoria complessiva, hanno mostrato concentrazioni massime in prossimità delle Idrovore dell’Ilva, (circa 0.15 μg/l), in prossimità del canale Citrello, e ad ovest del 1° seno; il Benzo(a)pirene, il cui limite indicato è di 0.05 μg/l, ha un valore di poco in prossimità delle Idrovore dell’Ilva (0.034 μg/l); la sommatoria dell’Indenopirene con il Benzoperilene, normata con un limite pari a 0.002 μg/l, presenta concentrazioni critiche nella stazione (circa 0.05 μg/l), in prossimità delle Idrovore dell’Ilva, e nella zona sud del 1° seno, a ridosso del Ponte Punta Penna Pizzone; la sommatoria del Benzofluorantene con il Benzofluorantene, restituita dai laboratori ARPA, pur non avendo un riscontro per i limiti normativi, può essere associata per affinità chimica alla sommatoria del Benzofluorantene con il Benzofluorantene, il cui limite è di 0.003 μg/l, evidenziando una notevole concentrazione in prossimità delle Idrovore dell’Ilva (0.05 μg/l) ed un valore di poco inferiore al limite predetto (0.002 μg/l), nella zona sud del 1° seno, a ridosso del Ponte Punta Penna Pizzone.

Considerazioni sui risultati analitici ottenuti e scenari di valutazione degli apporti

Si deve ricordare che la disponibilità dei dati si riferisce ad un’unica campagna di campionamento. In sintesi, tra i metalli le cui concentrazioni hanno superato gli standard di qualità ambientale previsti dal D.M. 56/2009, il Cadmio presenta i valori più alti nelle zone soggette ad apporti idrici superficiali in prossimità di insediamenti industriali (ex Cantieri Tosi-Foce Citrello, Arsenale, zona industriale di Taranto), così come il Piombo (nello specifico nella zona ex Cantieri Tosi-Foce Citrello).

Tra i microinquinanti organici indagati, alcuni hanno superato gli standard di qualità ambientale previsti dal D.M. 56/2009, ed in particolare gli indicatori della contaminazione da IPA; anche in questo caso i valori più alti sono stati riscontrati in zone soggette ad apporti idrici superficiali in prossimità di insediamenti industriali (zona industriale di Taranto e Arsenale).

Le concentrazioni di PCB (sommatoria), pur non essendo disponibile nella normativa italiana un valore limite per la matrice “acque”, hanno invece evidenziato una distribuzione che può essere messa in relazione a differenti apporti terrigeni (non solo quelli in prossimità di insediamenti industriali), con contributi che sembrano legati sia alla conformazione del principale bacino idrografico sotteso al Mar Piccolo, e ai conseguenti processi di dilavamento e trasporto superficiale da monte verso valle, sia alla presenza e ai percorsi della falda acquifera, con particolare riferimento ai “citri”.

Proprio sulla base di questa ultima evidenza, e anche tenendo conto della problematica ambientale e socioeconomica causata dalle concentrazioni dei PCB nei mitili allevati nel Mar Piccolo, rilevate oltre i limiti previsti dai Regolamenti CE 1881/2006 e 1259/2011, si è ritenuto opportuno approfondire l’argomento, tentando di stimare in via preliminare, con i dati a disposizione e con tutte le limitazioni del caso, l’apporto quantitativo di questa categoria di microinquinanti organici nel bacino in esame.

In particolare, considerando la portata media giornaliera di tutti gli apporti terrigeni (acque superficiali e sotterranee), stimata in 560000 m3/giorno, e la concentrazione media per i PCB nelle acque in prossimità degli stessi apporti, pari a 902,28 picogrammi/l, con le dovute trasformazioni ne deriverebbe un quantitativo di Policlorobifenili immesso annualmente nel I Seno del Mar Piccolo pari a 184,42 g.

Se, per ipotesi, tale quantitativo annuo fosse trasferito in maniera diretta ai sedimenti (considerata anche la densità dei PCB, maggiore di quella dell’acqua), e se lo stesso si distribuisse in maniera omogenea su tutta l’estensione dei fondali del bacino (la superficie del I Seno è stimata in circa 8.300.000 m2), contaminerebbe uno strato di sedimento a prevalente granulometria fine (argilla), per lo spessore di un millimetro, con una concentrazione di 11,13 microgrammi/kg; con questi apporti dunque, e con il tasso di sedimentazione attuale, le concentrazioni medie di PCB nei primi 50 cm di fondale supererebbero i valori di intervento previsti da ISPRA per le bonifiche (190 microgrammi/kg) solo dopo qualche migliaio di anni.

Se si utilizzasse, al posto della concentrazione media, il valore massimo rilevato da ARPA Puglia nei campioni di acqua analizzati, pari a 4651,96 picogrammi/l, con le stesse ipotesi di partenza si arriverebbe ad un quantitativo annuale di 950,86 g di PCB immessi nel I Seno del Mar Piccolo, con concentrazioni nel primo millimetro di sedimento stimate in 57,39 microgrammi/kg. In questo caso sarebbe necessario più di un millennio per raggiungere o superare i valori di intervento ISPRA nei primi 50 cm di sedimento.

Lo scenario cambia parzialmente se si ipotizza che, a causa dell’idrologia del bacino, la contaminazione da apporti localizzati si concentri in particolari zone di fondale. L’esempio trattato di seguito si riferisce all’eventuale influenza, in termini di apporto di microinquinanti, che possano avere i corsi d’acqua superficiali e i “citri” della zona a nord del I Seno, su una porzione di fondale per la quale ISPRA, nel documento sulla valutazione dei dati di caratterizzazione (2010), aveva rilevato una concentrazione di PCB superiore ai limiti di intervento nei primi 50 cm di sedimento superficiale.

Per questa analisi si sono utilizzati i dati di portata del fiume Galeso e del canale Citrello, e degli omologhi citri “Galeso” e “Citrello” (142500 m3/giorno in totale, il 25% circa degli apporti complessivi nel I Seno del Mar Piccolo), oltre che i dati di concentrazione dei PCB rilevati da ARPA Puglia in prossimità dei singoli citati apporti. Elaborando le informazioni, risulterebbe una stima delle quantità medie di inquinanti, pesate in base alle portate relative e immesse annualmente nel I Seno da queste fonti, pari a 52,92 g di PCB.

Con le stesse ipotesi riportate in precedenza (trasferimento dei PCB dall’acqua ai fondali in maniera diretta, sedimento a prevalente granulometria fine), considerata l’area fortemente impattata a nord-est del bacino del I Seno stimata in circa 800000 m2, tale quantità di inquinante contaminerebbe uno strato di sedimento di 1 mm di spessore con una concentrazione di 33,08 microgrammi/kg ogni anno; in queste condizioni e in accordo ai ratei sedimentari le concentrazioni medie di PCB nei primi 50 cm di fondale supererebbero i valori di intervento previsti da ISPRA dopo diversi secoli.

In maniera del tutto cautelativa, presupponendo che l’intero quantitativo immesso annualmente nel I Seno del Mar Piccolo (stimato mediatamente in 184,42 g) sia distribuito solo nell’area a nord-est del bacino, le concentrazioni nel primo millimetro di materiale sedimentato sarebbero pari a 115,27 microgrammi/kg, ed anche in questo caso sarebbero necessarie diverse centinaia di anni per eguagliare o superare i valori di intervento ISPRA nei primi 50 cm di fondale.

Nel caso estremo valutabile con i dati a disposizione, ovvero se fosse immesso nell’intero bacino il quantitativo stimato come “massimo” attuale (950,86 g di PCB), e questo si distribuisse solo nell’area in questione, le concentrazioni nel millimetro di materiale sedimentato in un anno sarebbero pari a 594,29 microgrammi/kg, con un superamento dei valori di intervento ISPRA per i primi 50 cm di fondale dopo 150 anni circa.

Le stime sopra riportate, porterebbero alla conclusione che le attuali immissioni di PCB nel I Seno del Mar Piccolo derivanti dai corsi d’acqua superficiali e dai citri, seppure confermate e da interrompere e/o minimizzare, non giustificano le elevate concentrazioni di inquinanti misurate nei sedimenti nell’ambito delle caratterizzazioni e altri studi.

Dato l’attuale quantitativo dei microinquinanti organici trasferito per via delle acque di origine terrigena, si può dunque ipotizzare un accumulo pregresso nei sedimenti probabilmente dovuto a immissioni di più intensa magnitudine avvenute in tempi passati, attraverso gli stessi vettori (corsi d’acqua superficiali, citri, impluvi, canalizzazioni, ecc.) o con sversamenti diretti nel bacino.

Sulla base di queste considerazioni, secondo lo studio si può dunque supporre, per il I Seno del Mar Piccolo, un ruolo non trascurabile, attivo, e probabilmente predominante, dei sedimenti quale fonte secondaria di contaminazione verso la componente biologica (a causa delle dinamiche di risospensione), in particolare a carico degli organismi filtratori (in questo caso i mitili).

Analogamente le stime, seppure preliminari e limitate, dei carichi di contaminanti veicolati dalle componenti terrigene delle acque (qui intese come fonti primarie), non escludono che tale cronico apporto possa contribuire, per effetto sinergico con le fonti secondarie, ad un complessivo deterioramento della qualità (nei termini di inquinamento da sostanze chimiche di origine antropica) del sistema ambientale.

Ulteriori valutazione sulla presenza di metalli e PCB nelle acque (a cura del CNR IAMC di Taranto)

Per quanto riguarda una stima degli apporti di sostanze contaminanti in Mar Piccolo, quali metalli e microinquinanti organici, il gruppo di lavoro del CNR IAMC di Taranto ha realizzato uno studio inerente la “Stima dei flussi di PCB in ingresso nel Mar Piccolo anche attraverso la mappatura e l’analisi di acque delle sorgenti sottomarine (Citri) e degli apporti fluviali”, nel quale sono stati eseguiti una serie di campionamenti in corrispondenza dei principali citri (novembre 2013) censiti nell’area, ed in prossimità delle sorgenti poste a terra (gennaio 2014), campionando sia acque sia sedimenti. In particolare: Citro Galeso e Citro Citrello nel 1° seno e Citro Le Copre nel 2° seno; fiume Galeso e canale Citrello per il 1° seno, sorgente Battentieri e sorgente AIVAM nel 2° seno.

Per quanto riguarda le sorgenti sottomarine i risultati sono stati confrontati anche con gli esiti analitici di un campionamento realizzato in corrispondenza di una stazione posta in un’area fortemente impattata in prossimità dell’Arsenale della Marina Militare, scelta per la valutazione del biaccumulo nei mitili. Per quanto riguarda le analisi condotte sui campioni d’acqua, finalizzati all’individuazione di sorgenti “primarie” di contaminazione, sono state eseguite le determinazioni per metalli pesanti (Cadmio, Rame, Nichel, Piombo, Mercurio, Manganese, Ferro e Zinco) e PCB e, nelle medesime stazioni, sono stati acquisiti anche i parametri chimico-fisici (temperatura, pH, salinità, ossigeno disciolto) per mezzo di una sonda multiparametrica.

Sorgenti sottomarine (Citri)

I livelli di concentrazione dei metalli riscontrati ai tre citri sono inferiori rispetto a quelli presenti nelle acque della “stazione 2” (antistante l’Arsenale). I livelli di concentrazione più elevati si riscontrano, comunque, nelle acque del citro. Per quanto riguarda i PCB, la sommatoria dei 28 congeneri restituisce valori maggiori per le acque campionate in corrispondenza del citro Citrello (1.84 ng/l) rispetto a quelli delle altre stazioni di prelievo. La maggior parte dei congeneri sono risultati non determinabili. Il PCB 153 è risultato l’unico congenere presente in tutte le stazioni mentre il PCB 138 è stato determinato solo in corrispondenza del citro Citrello (I Seno) e della “stazione 2”. Per quanto riguarda le sorgenti emerse e Canale Citrello anche in questo caso i valori determinati per i metalli non hanno fatto emergere situazioni critiche. Le concentrazioni di Cadmio e Mercurio sono risultate paragonabili e piuttosto basse (range 0.002-0.004 μg/l) e le concentrazioni di Rame, Nichel e Piombo hanno mostrato valori compresi tra 0.07-0.395 μg/l; 0.039- 0.073 μg/l e 0.043-0.067 μg/l rispettivamente Citrello per quanto riguarda il Rame e il Piombo.

 Dunque, da dove viene tutto questo inquinamento? E, soprattutto: chi è ‘Stato’?

 4° puntata

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 14.11.2014)

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