“Liberi e Pensanti”: il comitato è nato perché i sindacati non si occupano più di lavoro

Liberi Pensanti Taranto

Doveva essere un confronto sul tema del lavoro e della tutela dei lavoratori che i sindacati dovrebbero garantire, invece la sensazione avuta è che il sindacato viva davvero su «un altro pianeta», soprattutto quando si parla di Taranto. Proprio da Taranto, in collegamento dalla sede del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, Michele Riondino ieri sera ha partecipato alla trasmissione Cartabianca per ribadire ancora una volta che le catene del ricatto salute lavoro, qui, il sindacato non è stato capace di spezzarle. Ospite in studio c’era Maurizio Landini, segretario generale della Fiom.

«A Taranto combattiamo contro i mostri del passato e del futuro» e noi continuiamo a farlo dentro e fuori la fabbrica. In fabbrica con gli impianti che ci crollano addosso e con la presenza di amianto, che respirano gli operai e i cittadini di Taranto nei giorni di wind day. Come può un sindacato permettere che i lavoratori operino ancora oggi, anche in questo momento, a stretto contatto con quella fibra killer, con una legge che l’ha bandita nel ’92, e parlare allo stesso tempo di tutele? Come può essere credibile un sindacato che il 10 febbraio 2016 sfila per la città insieme a Confindustria, preoccupati all’unisono della grave situazione dell’Ilva? Con loro a tutelarci abbiamo perso tutti.

Il Comitato è nato proprio perché i sindacati non si occupano più di lavoro e delle condizioni in cui operano i lavoratori. Il 2 agosto 2012 segnò uno spartiacque: per la prima volta cittadini e lavoratori si trovarono insieme contro sindacati e padrone, che da sempre, invece fanno finta di essere nemici. Sembrerebbe il titolo di un film “nemici amici” ma la realtà ci dice che oggi i sindacati scioperano addirittura sotto braccio con il padrone, Confindustria in questo caso. Siamo all’assurdo! C’è chi però la faccia contro il sistema corrotto, che ha voluto Taranto schiava del ricatto occupazionale, l’ha messa sempre pagando un prezzo altissimo che tuttora sta scontando.

Dentro e fuori una fabbrica piena di amianto dove i diritti dei lavoratori sono azzerati e il ricatto è diventato ormai una regola. Chi chiede la chiusura dell’Ilva senza riconversione economica di questo territorio, questo ricatto non lo vuole spezzare. Perché, vogliamo ricordarlo a tutti, non inquina solo l’Ilva. La nostra posizione non è mai cambiata: chiusura e riconversione degli impianti inquinanti, estensione dei benefici della legge 257 del 27 marzo 1992 sull’amianto e reimpiego dei lavoratori altamente specializzati nelle bonifiche degli impianti stessi.

Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti

 

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