Dal Primo Maggio alla Spartan Race: Taranto sempre più città aperta

TARANTO – Confesso: ero e in parte continuo ad essere uno tra quelli non entusiasti della Spartan Race. Il progetto non mi ha mai particolarmente affascinato e l’avevo inconsciamente catalogato come un evento puramente commerciale e inquadrabile tra le iniziative mosse dalla multinazionale americana che lo sponsorizzava.

Sicuramente, per rafforzare il nostro legame con Sparta, avrei preferito un maggior impegno per dare lustro e risalto ad un evento di carattere culturale quale il Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia che ormai da decenni è il riferimento internazionale per gli studiosi della Grecia antica provenienti da tutto il mondo e che ha incoronato Taranto come centro di riferimento per chi si occupa di questo argomento.

Ma, al netto della incomprensibile scelta di far attraversare alle orde spartane un tratto della Palude La Vela (riserva naturale regionale), l’evento è servito, nel complesso, a smuovere le acque di una città affamata di turismo e desiderosa di offrirsi ai visitatori.

Certo, quello dei partecipanti alla corsa della Reebok può sembrare un turismo effimero, ma va bene lo stesso se serve a riempire per qualche giorno locali, alberghi, B&B, ristoranti e per far conoscere Taranto a chi ne aveva sentito parlare solo per i problemi legati all’inquinamento.

E poi, ammettiamolo, non siamo città da turismo d’elite, quello che vorrebbe Briatore, con alberghi super lusso e ascensori che ti portano in spiaggia. Vadano pure a Dubai gli amanti del genere. Taranto è città proletaria: l’accoglienza ricettiva non è certo al top, ma intorno c’è un territorio tutto da scoprire.

Tornando alla corsa degli spartani, il vero merito dell’iniziativa è stato quello di mobilitare la città per lustrarsi al meglio e per far capire anche ai più scettici che il turismo può diventare una risorsa fondamentale per Taranto, un’alternativa, seppur non sufficiente da sola, alla grande industria. Persino il sindaco ha mosso la macchina comunale per ripulire la pineta Cimino e dare una piccola lucidata alla città. Insomma, è successo ciò che dovrebbe essere la regola per una comunità ben amministrata.

E allora immaginiamola una Taranto viva e piena di turisti tutto l’anno, consapevole di ciò che può offrire ai visitatori e quindi organizzata per riceverli. Bisogna fare certamente tanto: siamo ancora all’abc dell’alfabeto dell’accoglienza e il percorso progettuale, organizzativo e strutturale per uno sviluppo turistico, è lunghissimo.

È però una strada che dobbiamo assolutamente percorrere, una delle poche su cui possiamo davvero contare per una riconversione economica della città. La prossima amministrazione comunale dovrà cogliere questa opportunità di svolta che Taranto offre e che è sempre stata snobbata dal potere politico. Non siamo a zero nella politica di accoglienza turistica, ma siamo comunque nella condizione di dover migliorare. Potenziamento dell’offerta alberghiera e promozione di itinerari culturali ed enogastronomici sono le basi da cui partire, sfruttando al meglio le competenze di chi già da anni, tra mille difficolta, se ne occupa.

Gestione ottimale del territorio e collaborazione con i comuni dell’arco ionico sono inoltre fondamentali per aumentare le proposte culturali e paesaggistiche che possano attrarre turisti per periodi di tempo prolungati evitando il fenomeno del turismo mordi e fuggi.

L’elenco delle cose da fare sarebbe lunghissimo, a partire dalla valorizzazione della Litoranea, alla fruibilità del Mar Piccolo per iniziative legate agli sport marini, alla disponibilità di aree di sosta per camperisti, al miglioramento dei servizi di trasporto, alla valorizzazione dell’offerta attraverso campagne online o attraverso l’azione sui tour operator.

Una strada tutta da percorrere quella per far diventare Taranto una città turistica e non giovano alla causa le polemiche che ogni iniziativa porta. Che si tratti del concerto del Primo Maggio, della Festa della Birra, della Spartan Race o della Regata dei Rioni, l’importante è che qualcosa si muova in città, fermo restando il buon senso di migliorare tali iniziative per alcuni dettagli. Sia benvenuto, quindi, il turismo tutto l’anno anche per le manifestazioni di massa. Per attrarre turismo di qualità, invece, la strada è ancora più difficile e complessa e passa per precise strategie politiche.

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