Comune di Taranto, M5S: per Ilva il tempo è scaduto

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“Le osservazioni fatte dal Comune di Taranto in materia di AIA per l’Ilva sono inutili proprio perché non si conosce nulla del piano industriale di AM InvestCo. Per questo in Commissione Ambiente avevamo annunciato che il nostro Gruppo Consiliare non avrebbe presentato alcuna osservazione”.

Lo dicono i portavoce M5S al Consiglio Comunale di Taranto, Francesco Nevoli e Massimo Battista, in vista dell’incontro di questo pomeriggio a Palazzo di Città tra i sindacati e il sindaco.

“Ci meravigliamo – spiegano – che il vicesindaco De Franchi si sia accorto solo ora della mancanza del piano industriale, mentre il gruppo franco-indiano con Marcegaglia mette sul piatto della trattativa col governo e con i sindacati 4 mila esuberi, 3.331 a Taranto. Ci sembra inverosimile poi che il tavolo di Roma sia saltato per le pressioni del sindaco sul capo di gabinetto del ministro, come ha dichiarato De Franchi. Lo abbiamo visto in difficoltà in quei pochi minuti di confronto con gli operai davanti alle portinerie dello stabilimento per lo sciopero di lunedì.

Oggi pomeriggio il sindaco dovrebbe incontrare i sindacati su iniziativa di Fim Fiom Uilm e Usb, e sappiamo che l’invito è stato esteso anche al governatore Emiliano. A Melucci è stato chiesto di costruire un fronte comune tra cittadini e lavoratori. La comunità, citata da De Franchi sulla stampa, andava coinvolta prima. Tutto ciò che sta accadendo ora è noto da mesi.

Il piano ambientale prevede ulteriori rinvii, cosa diciamo ai cittadini che continuano ad ammalarsi e morire? Cosa diciamo a chi deve tenere le finestre chiuse quando c’è vento per non essere seppellito dal minerale in casa propria? Cosa diciamo agli operai che lavorano a contatto con l’amianto con gli impianti che cadono a pezzi? Il lavoro e l’ambiente sono le priorità per questa amministrazione, dice il Vicesindaco, ma così non va. Anche De Franchi parla di “ambientalizzazione”, un termine che non esiste nel vocabolario, che non significa niente se le fonti inquinanti restano attive.

E infine il piano occupazionale. Per i 7.600 lavoratori che verrebbero riassunti nella nuova Ilva scatterebbe il Jobs Act, quindi l’applicazione di un contratto senza garanzie sul piano dei diritti acquisiti e della stabilità del reddito. Cosa che conferma quanto sia sciagurata quella riforma del lavoro fortemente voluta da Renzi e dal PD. Dovrebbero saperlo bene il Sindaco e il Vicesindaco. Il problema è che se ne sono accorti soltanto ora!

Per questo riteniamo che solo l’accordo di programma possa garantire il lavoro e il reddito, la base necessaria per costruire la riconversione economica del territorio. Sul fatto che Mittal sia una multinazionale seria, sempre secondo De Franchi, noi non saremmo così fiduciosi visti i precedenti tutt’altro che incoraggianti”.