Ilva, Bonelli (Verdi): perché nessuno sciopero per il diritto alla salute?

bonelli ilva taranto

”Perché i sindacati a Taranto, la Spoon River dei bambini, non hanno mai proclamato uno sciopero per il diritto alla salute nella città dove i bimbi si ammalano di tumore del +51%, rispetto alla media pugliese e a causa  dei metalli pesanti, che hanno contaminato l’ambiente nel quartiere Tamburi hanno gravi disturbi neuro cognitivi con una diminuzione del quoziente intellettivo di 15 punti come certificato da uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità ?”.

Lo domanda il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli alla viglia dello sciopero proclamato contro gli esuberi dell’Ilva.

“Sono anche io molto preoccupato della crisi occupazionale che sta affrontando la città sul caso Ilva e a cui va data una risposta chiara, ma questa crisi era assolutamente prevedibile da anni e non si sono volute affrontare quelle strade di conversione industriale che hanno creato benessere e nuova occupazione come nei casi dei poli siderurgici di Bilbao, Pittsburgh e la Ruhr – aggiunge Bonelli – il 26 luglio del 2012 la procura sequestrava l’Ilva perché inquinava e uccideva, dopo alcuni mesi, ottobre 2012, veniva approvata una nuova autorizzazione integrata ambientale che prevedeva la fine degli interventi ambientali negli impianti al 2015.

Con ben dieci decreti salva Ilva e con l’ultimo Dpcm di fine settembre, è stato approvato un piano ambientale proposto dagli acquirenti Ilva, che modifica gli interventi ambientali riducendoli e spostando la fine della loro realizzazione al 2023: anche in questo caso nessuna protesta, 11 anni di sospensione del diritto alla salute per la popolazione con la garanzia per gli acquirenti di avere l’immunità penale in caso di violazione delle leggi in materia ambientale e sanitaria prevista dal decreto 98 del 2016.

Gli indiani di Arcelor Mittal usufruiranno di 2,4 miliardi di euro pubblici per gestire la fabbrica: 1 miliardo e 300 milioni dei Riva sequestrati dal tribunale di Milano per evasione fiscale e destinati per decreto agli impianti, in realtà soldi dello Stato a cui si aggiungono i prestiti erogati dallo dello Stato italiano di 1 miliardo e 100 milioni di euro. Una diversa strategia industriale- conclude Bonelli- con quelle risorse poteva essere attuata e noi lo abbiamo anche messo nero su bianco.”