Cambiamenti climatici: l’esempio di Greta Thunberg e l’urgenza di cambiare approccio

Quello di Greta Thunberg è sicuramente tra i nomi più cercati negli ultimi mesi. Nell’agosto 2018 ha deciso di non frequentare la scuola sino alle elezioni del 9 settembre per sensibilizzare i suoi connazionali e cercare di porre l’attenzione su un’estate caratterizzata da eccezionali ondate di calore.  Successivamente, ogni venerdì, ha continuato la sua protesta.

Il venerdì è diventato un giorno speciale tanto da creare il movimento chiamato “Friday for the future”, la cui massima rappresentazione si è realizzata il 15 gennaio 2019 con uno sciopero che ha coinvolto oltre 100 Paesi.

Su questa ragazza, vista l’enorme popolarità raccolta in pochi mesi, sono iniziate delle speculazioni. Qualcuno ha avanzato  dubbi che possa essere pilotata dalla madre. Anche la pubblicazione del suo libro (“La nostra casa è in fiamme”) ha confermato secondo alcuni, la possibilità che tutto sia legato ad un’abile operazione di marketing.

Lascio queste considerazioni a chi vorrà approfondire tale dibattito. Credo sia più corretto concentrarsi sul messaggio che questa ragazza ha lanciato a tutti. Il Pianeta sta cambiando ed è sempre più evidente che il nostro modo di pensare dovrà adattarsi a questa trasformazione.

Nel novembre 2018 la foresta che forniva il legno pregiato per costruire i violini legati al celebre liutaio Stradivari è stata distrutta. Un danno incalcolabile legato sia alla produzione del famoso strumento ma anche alla portata del fenomeno.

Da anni gli scienziati ci avvertono del possibile futuro del pianeta. Sottolineo la parola possibile perché sebbene siamo dentro al problema, il margine per cambiare la situazione c’è.  

Una soluzione pare essere fornita dalle automobili elettriche. Tuttavia, alcuni studi indicano che potrebbero essere più inquinanti delle automobili tradizionali. Tale contraddizione nasce dalla ricarica della batteria e dall’aumento della produzione dell’energia elettrica necessaria per poter muovere le auto stesse.

Nessuna vera soluzione quindi? Nessuno ha la bacchetta magica, le informazioni da elaborare e da comprendere sono tantissime. Il cittadino comune non ha percezione di ciò che accade. Ricordo tuttavia che le previsioni indicano il 2100 come un periodo di svolta con cambiamenti  della temperatura tra i 2 e i 5 gradi.

Insisterò sempre su un unico vero cambiamento possibile nell’immediato, quello culturale. Dobbiamo cambiare la visione del mondo, le nostre abitudini e capire che lasciare un pianeta abitabile a chi verrà dopo di noi è un dovere. Sembrerà retorica ma credo che sia fondamentale capirlo il prima possibile. Sulle pagine di InchiostroVerde, anche nelle prossime settimane, proverò a stimolare i lettori in questa direzione.

Antonio Pettinicchio

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