Isola Festival e il mestiere di fare cultura

Ha ragione Paolo Sorrentino quando in Youth – La Giovinezza (2015) fa dire ad un monumentale Harvey Keitel che “le emozioni sono tutto quello che abbiamo”.

Bene ha fatto Antonio Santacroce ad usare lo stesso registro linguistico presentando Isola Festival: “noi – ha detto il presidente dell’associazione Terra regaliamo emozioni”. Davvero niente male per presentare una manifestazione culturale (per saperne di più sul programma www.isolafestival.it – info@isolafestival.it).

Meglio ancora quando le emozioni producono economia e dunque ricchezza per una città come Taranto che ne ha estremo bisogno: “Abbiamo chiesto alle aziende locali di sostenerci – ha aggiunto Santacroce perché crediamo nella collaborazione e nella nostra capacità di lavorare insieme per un interesse comune”.

È un aspetto decisivo: lavorare con e non contro qualcuno. Sembra banale rimarcarlo ma in riva allo Ionio – è fatto noto – questo concetto non è universalmente riconosciuto.

Peraltro, per organizzare un evento di questa portata “bisogna avere il coraggio di investire”, insomma di rischiare, di metterci la faccia. E quando la posta in palio è alta, come in questo caso, o ci si circonda di professionisti e si mette in piedi una efficiente organizzazione oppure il fallimento è dietro l’angolo.

L’associazione Terra ha dimostrato di saperci fare perché non è da tutti allestire un cartellone così ricco di iniziative ed eventi. E perché, appunto, si è affidata ad un gruppo di collaudata esperienza: da Fabrizio Iurlano per la direzione artistica a Enrico Sorace per la comunicazione e l’ufficio stampa.

“Abbiamo in squadra anche una neolaureata – ha fatto sapere Santacroce incontrando stamattina i cronisti a Palazzo di Città – e credo che questo sia il suo primo vero lavoro. Avremmo potuto proporle uno stage ma noi le abbiamo chiesto di lavorare per noi e quindi le abbiamo offerto un contratto”.

Sarà solo per questa occasione? Poco importa, è la filosofia che conta: la professionalità paga e si paga. E questo è un altro bel calcio in bocca al dopolavorismo dilagante per cui basta la buona volontà e tutto si può fare. No, signori: fare cultura è un mestiere. E allora avanti tutta Antonio Santacroce; Taranto ha anche bisogno della tua lucidità visionaria. E di emozioni. Come quelle che vivremo ad agosto in città vecchia.

Sergio Pargoletti

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