Ilva, nuovo appello a Di Maio (ed altri ministri) per la chiusura: non ci sono più alibi

Riceviamo e pubblichiamo una nota sottoscritta da varie associazioni e inviata anche ai Ministri dello Sviluppo Economico Di Maio, dell’Ambiente Costa, della Sanità Grillo e del Sud Lezzi.

Durante l’incontro al MISE dello scorso 29 giugno siamo stati chiari con il ministro Di Maio: il contratto con Arcelor Mittal, anche in presenza di penali, andava risolto. Del resto nessun prezzo economico da pagare è superiore al prezzo, in termini di vite umane e disastro ambientale, che il nostro territorio sta pagando da decenni.

Tuttavia, nessuna penale verrebbe pagata se fosse Arcelor Mittal a rinunciare all’acquisto: il Governo ha strumenti extracontrattuali per fare recedere unilateralmente Arcelor Mittal dal contratto. Ad esempio, con un decreto può abrogare l’immunità penale, senza la quale mai e poi mai Arcelor Mittal accetterebbe di produrre, sapendo di poter finire da un momento all’altro sotto inchiesta. Pertanto – anche alla luce di quanto dichiarato ieri in aula dal ministro Di Maio in merito alla priorità di ripristinare la legalità – chiediamo che il Governo abroghi subito l’immunità penale, assolutamente inaccettabile. Ci chiediamo perché non lo abbiano ancora fatto, conservando una vergognosa eredità dei governi precedenti.

Oggi, a seguito delle gravi criticità emerse dalle procedure di gara – come riporta il documento diffuso dall’Anac giovedì sera –  c’è la possibilità di stoppare la procedura di acquisto in presenza di un interesse pubblico specifico.

Riteniamo che non ci siano più alibi: è arrivato il momento che questo Governo – tenendo fede a quanto promesso in campagna elettorale dal Movimento 5 stelle e da quanto riportato dal contratto di governo –  rinunci a perseguire alcun programma di “ambientalizzazione” dello stabilimento e avvii immediatamente le procedure necessarie allo spegnimento delle fonti inquinanti, a cui far seguire investimenti legati a garantire una riconversione economica del territorio, necessario anche a salvaguardare i livelli occupazionali.

Una acciaieria delle dimensioni dell’ILVA, con impianti obsoleti e non a norma, non può continuare a produrre nel cuore di una città in maniera compatibile alla salute umana, neanche in presenza di investimenti importanti. Solo ieri, infatti, Arcelor Mittal ha divulgato una nota stampa in cui ribadisce la propria volontà ad acquisire Ilva, promettendo un rilancio dell’offerta sia in termini di investimenti sul piano ambientale che sul piano occupazionale.

Ribadiamo che l’unica via perseguibile sia quella della chiusura, bonifica ad opera dei lavoratori attualmente impiegati, tutela della salute e riconversione economica dell’intera area ionica.

Ricordiamo infine, ed ancora una volta, l’invito rivolto ai ministeri dello Sviluppo Economico, della Salute, dell’Ambiente e del Sud a venire a Taranto per confrontarsi sulle scelte che intendono perseguire sul futuro dell’ILVA. Questo territorio pretende risposte certe e prive di ambiguità: attenderemo dei segnali di apertura entro lunedì 23 luglio, in mancanza dei quali, ci vedremo costretti a giudicare tale atteggiamento un segnale inequivocabile circa il tradimento del mandato elettorale ricevuto.

Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti

Comitato quartiere Tamburi

FLMUniti CUB

Giustizia per Taranto

Isde Medici per l’ambiente Massafra

Legamjonici

LiberiAmo Taranto

Peacelink

Tamburi Combattenti

Taranto L.I.D.E.R.

Taranto Respira

TuttaMiaLaCittà

Singole e singoli cittadini