Ilva, M5S: Calenda è un disco rotto, offensivo verso lavoratori e cittadini

Pubblichiamo una nota dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle in merito alle dichiarazioni rilasciate ieri dal ministro Calenda sul palco dell’assemblea Confindustria 2018.

“Da quando la trattativa Ilva tra governo e sindacati ha raggiunto l’epilogo, il ministro Calenda si è trasformato in un disco rotto. Si arrenda, la sua strategia ha fallito. Vorremmo tanto che il responsabile del Mise entrasse nel merito della vertenza ma quello che continuiamo a sentire da lui sono accuse di populismo e dilettantismo. Quindi solo parole, come le cifre inesistenti che seguita a citare per il risanamento del siderurgico. Non si capisce infatti dove Calenda trovi il dato sui 4,2 miliardi di investimenti da parte di Arcelor, visto che nel contratto non ce n’è traccia.

Calenda inoltre dimostra una conoscenza molto superficiale del dossier Ilva, in particolare quando afferma che con il piano del Movimento 5 Stelle sarebbero a rischio 20.000 posti di lavoro. Ad oggi i lavoratori impiegati sono 14.000, i quali si ridurranno prima a 10.000, successivamente a 8.500, nel caso andasse in porto l’accordo con ArcelorMittal.

Peraltro il contratto di affitto messo in piedi dal Ministro prevede il licenziamento dei lavoratori e la loro riassunzione per scongiurare una sanzione della Commissione europea da cinque miliardi, dovuta alla violazione del divieto di aiuti di Stato.

Il non detto di tutta questa fantasiosa manovra è che a pagarne le spese in termini occupazionali sarebbero proprio i lavoratori, anche quelli riassunti, dato che perderebbero gli scatti di anzianità, premi di produttività e tutele (in virtù del Jobs Act). Il messaggio fra le righe che Calenda stenta a rivelare è che l’unico a giovarne, attraverso un regalo da 50 milioni di euro, sarebbe proprio l’investitore ArcelorMittal, il quale potrebbe risparmiare circa 5.000 euro per ogni lavoratore.

Da parte nostra abbiamo dimostrato, da ultimo con l’incontro di lunedì scorso a Taranto con i rappresentanti locali del comparto metalmeccanico, di voler intraprendere un percorso alternativo condiviso con lavoratori, enti locali e regione.

Noi proponiamo la progressiva chiusura delle fonti inquinanti garantendo ugualmente i livelli occupazionali, piuttosto che cedere l’attività a condizioni sfavorevoli per i lavoratori e i tarantini, in termini di lavoro, salute e ambiente.

In questo senso teniamo a precisare che l’accordo con Arcelor non offre nessuna garanzia, ad esempio non sono previste sanzioni per gli affittuari nel momento in cui dopo due o quattro anni decidessero di non comprare l’azienda e poi c’è la spinosa questione dell’immunità penale per commissari ed acquirenti, un dettaglio sconcertante ed incostituzionale che il Ministro non menziona mai.

Inoltre Calenda sta trattando con Mittal attraverso una new company che a oggi possiede un capitale sociale di appena 10.000 euro, a fronte di investimenti ‘annunciati’ per miliardi.

Infine vogliamo sottolineare come il ministro uscente di uno dei più importanti dicasteri del Paese sia scaduto nell’offesa personale nei nostri confronti e di tutti i trarantini. Preferisce deriderci definendoci ‘cozze pelose’, facendo riferimento, tra le altre cose, a una particolare tipologia di mitilicoltura tarantina a rischio per l’alto livello di inquinamento del territorio, piuttosto che ricredersi sulla nostra proposta, che rilanciamo come l’unica razionale in campo”.