Ilva, Emiliano vs Calenda: un tentativo di argine al piano del governo

melucci emiliano

Taranto è l’Ilva, ma l’Ilva non è di Taranto, almeno fino ad ora. Si potrebbe ricondurre a questo concetto il senso della proposta che il governatore della Puglia Emiliano lancia, forse provocatoriamente, al governo in risposta alla bozza di accordo di programma proposta ieri: assegnare una piccola, simbolica, quota di partecipazione societaria di Ilva agli Enti locali in modo da rendere accessibili a tutti i retroscena della gestione di questa grande industria che da sempre sono apparsi misteriosi e off limits per i cittadini.

È una mossa furba che certamente non gradirebbe nessun imprenditore che volesse nascondere la seppur minima irregolarità nella gestione della sua impresa, ma che creerebbe imbarazzo e disappunto anche in chi fosse mosso dalle migliori intenzioni di governance aziendale. Emiliano, con questa proposta, conferma la sua abilità nel mettere in difficoltà chi aveva pensato di sbrigare l’affare Ilva come se si trattasse di una pura formalità.

Il ministro Calenda, esortato tra l’altro da Emiliano a mettersi da parte e cedere il pallino della trattativa a Gentiloni, rischia a questo punto di arrivare al termine del suo mandato (4 marzo) senza essere riuscito a risolvere il caso Ilva come aveva troppo ottimisticamente sperato.

Abbiamo ascoltato le dichiarazioni di Emiliano e ci sembra di capire che i tempi per un accordo che porti al ritiro al TAR del ricorso contro il Dpcm del governo potrebbero allungarsi e che il governatore sia forse solo in attesa delle elezioni di marzo per cambiare interlocutore, sperando che il suo progetto di decarbonizzazione (almeno degli impianti ora fermi e in attesa di rifacimento) possa trovare magari maggior consenso.

Introduzione nella modifica del Dpcm della valutazione di rischio sanitario: è questa l’altra richiesta sulla quale il governatore parrebbe risoluto a non fare passi indietro e che rappresenta per i futuri acquirenti un problema in più che potrebbe influire significativamente sulla futura produzione che dovrebbe essere regolata in base alle previsioni che gli impianti in attività avrebbero sulla salute di lavoratori e cittadini.

Esagerate le richieste di Emiliano? Non ci pare affatto. Ci sembra che esse rappresentino il minimo sindacale su cui non si può cedere e su cui tutti dovrebbero ragionare, sindacati in primis. Vorremmo inoltre capire se continua ad esserci condivisione di vedute tra Regione e Comune sugli obiettivi della trattativa in corso.

Apparentemente, ma potremmo sbagliarci, il sindaco Melucci ci è parso ultimamente più propenso all’accordo rispetto al governatore Emiliano. L’opposizione al ricorso presentato dall’Ente Provincia di Taranto tramite il suo presidente Tamburrano, ci pare poi davvero incomprensibile.

Per la Provincia andava quindi bene il Dpcm così come era stato scritto? Dubbi amletici a cui non sappiamo rispondere. Di fatto una gran confusione. Come sarà la futura Ilva? Solo del privato? Decarbonizzata? Quanto produrrà? Inciderà su di essa il rischio sanitario?

Tutte questioni che si decideranno nelle prossime settimane e che porteranno a risposte più o meno positive per la salvaguardia ambientale e sanitaria nel nostro territorio in base alla capacità di incidere sui piani del governo.

Emiliano non rappresenta certamente le istanze di chi vorrebbe, noi compresi,  far voltare completamente pagina alla nostra città, immaginando un futuro senza Ilva, ma è pur vero che la sua battaglia rappresenta un tentativo di argine rispetto all’inaccettabile piano del governo per il passaggio dell’acciaieria al privato. Vedremo se e quanto reggerà.