Ilva, i sindacati si spaccano sull’occupazione della fabbrica a Genova

Sindacati divisi sull’occupazione dello stabilimento Ilva di Genova scattata questa mattina al termine di un’assemblea in fabbrica convocata dalla rappresentanza sindacale unitaria. Ad appoggiare la linea dura è stata solo la Fiom Cgil, che oggi ha dato vita ad un corteo per le strade del ponente cittadino, dopo la mancata convocazione dei sindacati da parte del governo all’incontro di mercoledì a Roma con gli enti locali sull’accordo di programma del 2005, che prevedeva la chiusura degli impianti a caldo nel capoluogo ligure, in cambio del mantenimento dei livelli occupazionali e salariali.

“La situazione è grave -ha spiegato ad Askanews il segretario genovese della Fiom Cgil, Bruno Manganaro- perché a Roma stanno cercando di scipparci l’accordo di programma. Ci stanno fregando e noi questa cosa non possiamo accettarla. Abbiamo fatto un patto insieme alla città e al governo e chiediamo che venga rispettato.

Venti giorni fa -ha ricordato Manganaro- abbiamo scritto tutti insieme al governo, chiedendo di essere convocati perché ne abbiamo diritto ma questo diritto ci viene negato”. Le segreterie locali di Fim e Uilm si sono invece dette contrarie all’occupazione dello stabilimento ed al blocco della produzione ed hanno attaccato duramente la Fiom. “In democrazia -ha affermato il segretario ligure della Fim, Alessandro Vella- è la maggioranza che decide e la minoranza si adegua. La Fiom questa regola basilare del vivere civile l’ha dimenticata da tempo e pensa di poter dettare la propria linea massimalista alle spese di tutti i lavoratori”.

“Quanto accaduto oggi -ha proseguito Vella- rappresenta la solita pantomima della Fiom per mettersi a posto con la propria coscienza. Una modalità, quella messa in campo dalla Fiom, che, a pochi giorni dalla ripresa della trattativa con Arcerlor Mittal, è inutile e dannosa, oltre che inaccettabile sul piano della democrazia interna, perché -ha concluso il segretario ligure della Fim- appena 100 lavoratori, con modalità discutibili, hanno deciso di occupare la fabbrica non curandosi della maggioranza (oltre 1500) che invece la pensa in maniera diversa”.

Anche secondo il segretario genovese della Uilm, Antonio Apa, la Fiom, occupando lo stabilimento, “ha compiuto l’ennesima scelta sbagliata rispetto al confronto aperto con il governo e Mittal che si svilupperà a partire dal 9 novembre con la presentazione del piano industriale. Una minoranza di lavoratori -ha dichiarato Apa- si è sostituita alla maggioranza dell’insieme dei dipendenti attraverso un atto intollerante, che non rappresenta un bel biglietto da visita nei confronti di Mittal e del governo rispetto alla trattativa in corso, né un favore ai lavoratori”.

A criticare i metalmeccanici della Cgil è stato anche il Mise.

“Desta stupore e sconcerto -si legge in una nota- che la Fiom promuova, fuori da ogni regola, l’interruzione delle attività e proclami il presidio dello stabilimento Ilva di Genova, mentre il confronto fra le parti si è finalmente concretamente avviato”.

Secondo il Mise, infatti, “una simile iniziativa rischia di mettere a repentaglio la trattativa per tutta l’Ilva”.

Pronta la replica del segretario genovese della Fiom. “Non capisco perché al Ministero si stupiscano – ha risposto Manganaro – sono mesi che diciamo che, se non fosse arrivata una convocazione, avremmo protestato. Noi siamo stati rispettosi, chi non ha rispetto per i lavoratori è il Ministero che non convoca tutte le parti coinvolte”.

A provare a gettare acqua sul fuoco, dopo una giornata di tensione, è stato il governatore della Liguria, Giovanni Toti, che mercoledì parteciperà all’incontro nella sede del Mise con il ministro Calenda. “Non credo – ha detto il governatore ligure – che una spaccatura nel mondo sindacale possa aiutare questa vertenza. Servirebbe invece grande sensibilità e prudenza da parte di tutti. Siamo all’inizio di una trattativa lunga e complessa che vede tutti in campo a difesa dell’accordo di programma. Vorremmo dei sindacati -ha concluso Toti- che dicano la stessa cosa, sapendo anche mediare sulle legittime idee di ciascuno”.

Intanto, all’esterno dello stabilimento di Cornigliano è stata montata una tenda rossa ed è stato allestito un presidio permanente dei lavoratori che, dopo il corteo di questa mattina, si stanno preparando a trascorrere la prima notte in fabbrica.