Ilva, Legambiente sul nuovo Piano ambientale: prima impressione negativa

ilva taranto

“E’ alquanto lacunosa la nota congiunta diramata dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, a valle dell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri  del decreto che  apporta modifiche e integrazioni  al Piano ambientale Ilva approvato il 14 marzo del 2014, a conferma della mancanza di trasparenza che ha caratterizzato negli ultimi anni la vicenda Ilva”. Legambiente Taranto commenta così gli ultimi sviluppi relativi all’Ilva. Di seguito il comunicato dell’associazione ambientalista.

“Appena disponibile approfondiremo attentamente il testo del decreto per verificare se le prescrizioni aggiuntive annunciate, sia in ordine agli adempimenti che  ai tempi di attuazione, siano effettivamente  in grado di assicurare la limitazione delle emissioni come riportato nel comunicato diffuso dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico  “ è il commento a caldo di Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, che aggiunge “la nostra prima impressione non è positiva,  a partire da quanto indicato per la  realizzazione della  copertura dei parchi primari (Parco Minerale  e Parco fossile)  per la quale viene  confermata  una tempistica di 36 mesi dal subentro di AMInvestCo  nella gestione del sito a fronte dei 28 previsti dal Piano del 2014.  Una differenza di 8 mesi, pari a quasi il 30% in più del tempo originariamente previsto, destinata in realtà a crescere ulteriormente considerato che l’apertura del cantiere non avverrà subito,  ma solo  entro il 30 settembre 2018”.

Nella nota diffusa dai ministeri  si accenna ad un cronoprogramma degli interventi, dal 2018  al 23 agosto 2023, termine di scadenza dell’AIA, di cui non vengono però forniti i dettagli che consentano di capire se gli interventi prescritti siano prevalentemente compresi nel periodo iniziale o in quello finale, cosa non indifferente rispetto agli effetti sui rischi per la salute dei cittadini di Taranto. La fermata della Batteria 11 viene anticipata al 31 marzo 2020 rispetto al temine del 31 dicembre dello stesso anno indicato da AM InvestCo,  ma nel  Piano del 2014  la sua completa fermata era prevista entro 19 mesi con una differenza pari a 11 mesi: praticamente un anno di ulteriore ritardo.

La stessa indicazione del limite di 6 milioni di tonnellate relativo alla produzione annua di acciaio dello stabilimento ILVA di Taranto fino al completamento di tutti gli interventi del piano non ci lascia affatto tranquilli “ conclude la Presidente di Legambiente Taranto  “in assenza di una riduzione definitiva  della capacità produttiva complessiva autorizzata degli impianti a ciclo integrale alla soglia dei  6 milioni di tonnellate/anno,  che  Arpa Puglia, nelle sue Osservazioni, ha indicato quale  soglia da non superare per non esporre la popolazione residente nelle vicinanze dell’impianto ad un rischio cancerogeno non accettabile”.