Mattarella a Taranto, Unione degli Studenti: la sua è solo una passerella

mattarella tarantoIl presidente della Repubblica Sergio Mattarella visita la sede centrale dell'Istituto Comprensivo Luigi Pirandello, in occasione della cerimonia di inaugurazione dellanno scolastico 2017/2018, Taranto, 18 settembre 2017. ANSA/PAOLO GIANDOTTI/UFFICIO STAMPA QUIRINALE ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

“Questa mattina, mentre a Taranto, nella scuola Pirandello di Paolo VI, uno dei quartieri simbolo del degrado e dell’emarginazione sociale, dati da una totale assenza delle istituzioni, facevano una delle solite apparizioni occasionali di facciata il presidente della Repubblica S. Mattarella e la ministra dell’istruzione V. Fedeli, per innaugurare quest’anno scolastico; a pochi chilometri da qui, a Roccaforzata, si celebrava l’anniversario della morte di un ex operaio dell’Ilva, morto in un incidente sul lavoro. Come un anno fa, quando venne a trovarci l’ex ministra dell’istruzione S. Giannini, vogliamo ribadire un concetto: l’unica lezione che abbiamo imparato: Taranto strage di stato!”. E’ il duro contenuto di una nota stampa dell’Unione degli Studenti Taranto.

“È paradossale la presenza di questi due personaggi in una una città come Taranto, devastata dagli interventi dello stesso Stato – si legge – ricatto occupazionale, migrazione studentesca, massimi livelli di inquinamento: la nostra città rappresenta il vuoto che le inesistenti politiche di welfare a livello nazionale causano. Una città senza università, dove i bi-sogni di una comunità studentesca non hanno alcuno spazio in cui germogliare, ostacolati dai fumi della grande fabbrica, con l’intento di sedare un’intera popolazione. Generazioni dopo generazioni, studenti e studentesse subiscono riforme calate dall’alto, senza essere mai coinvolti/e nelle decisioni, pur essendo i protagonisti/e di queste stesse.

Viviamo una scuola gerarchica, senza spazi di confronto e di socialità, viviamo una scuola che non ci libera da stereotipi e diktat sociali, ma che ci standardizza e ci educa al precariato. Risulta difficile anche solo immaginare la nostra scuola alternativa, sotto il peso dello sfruttamento e delle nozioni, sotto il peso di una competizione nociva, sulla quale si basa l’intera società che rende l’esperienza scolastica un’esperienza individualista che non educa alla convivenza e al confronto, ma al diventare veri e propri mezzi di produzione. Buona scuola, Deleghe in bianco, sono palesi tentativi di uno Stato che non ci rappresenta e che ci vuole opprimere.

L’anno scorso abbiamo denunciato due casi eclatanti di Alternanza Scuola-Lavoro nella nostra città: quello dell’Itis Pacinotti all’Ilva e quello del Liceo Lisippo alla Lega Navale e oggi la ministra dell’istruzione che ha contribuito all’attuale dissesto scolastico si permette di parlare di diritto allo studio e di sicurezza nelle scuole? Non è questa la risposta di cui noi studenti, studentesse e, soprattutto, cittadini/e tarantini/e abbiamo bisogno da parte delle istituzioni.

Chiediamo ad esse un’istruzione realmente emancipante, che miri alla reale crescita delle soggettività, chiediamo la gratuità e l’accessibilità della scuola pubblica, chiediamo la valorizzazione degli spazi che diffondono cultura e aggregazione dal basso, chiediamo un incremento massiccio delle politiche sociali, per il lavoro, per la salute, per la casa. Siamo stanchi e stanche di dover vedere la nostra città usata come “vetrina” e come “passerella” da persone che speculano su di noi, da persone che non sanno cosa significhi vivere con la paura di dover decidere tra il lavoro e la salute.

“La scuola è segno di speranza; sulle politiche scolastiche c’è bisogno di confronto, sereno e obiettivo, iniziando dalle forze politiche e sociali”. Queste le dichiarazioni del Presidente Sergio Mattarella.  Dov’era il confronto quando abbiamo bloccato l’intero paese per dire No alla Buona Scuola? Dov’era il confronto quando si trattava di approvare le Deleghe in Bianco? Oggi, più che mai, siamo inFedeli alla Buona Scuola e il 13 ottobre scenderemo in piazza per gridarlo ad alta voce”.