Lotta ai cambiamenti climatici: lanciata da Taranto la sfida per la sopravvivenza

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TARANTO – In pochi decenni, l’uomo è riuscito in un’impresa difficile e tendenzialmente autodistruttiva: modificare il clima del pianeta Terra. Equilibri naturali millenari che regolavano le temperature nei vari continenti e nelle varie zone climatiche hanno subìto l’effetto delle attività umane sempre più impattanti nei riguardi dell’ambiente.

Industrializzazione, utilizzo di fonti energetiche fossili, agricoltura intensiva, deforestazione, hanno provocato – a partire dagli anni ’50 – un lento ma costante aumento dei gas serra, in particolare di anidride carbonica (CO2). I gas serra tendono a creare uno strato nell’atmosfera terrestre permeabile ai raggi solari, ma capace invece di trattenere il calore che così determina un aumento delle temperature sulla crosta terrestre.

Di cambiamento climatico globale si è parlato nel convegno svoltosi ieri presso la sala conferenze del Castello Aragonese e organizzato dalla sezione  ISDE (Medici per l’ambiente) di Taranto. A fare gli onori di casa e a presentare i tanti relatori intervenuti, è stata la dott.ssa Mariagrazia Serra, presidente di ISDE Taranto, da anni ormai impegnata nella sensibilizzazione alle problematiche ambientali e sanitarie legate all’inquinamento.

Il dott. Cosimo Nume, presidente dell’Ordine dei Medici di Taranto, ha lodato l’attività svolta dall’ISDE per la difesa della salute che non è un bene risarcibile in denaro. Lo è invece in termini di cura e prevenzione. In tal senso, sono preoccupanti i segnali che indicano, a livello regionale, un cambiamento di rotta nella volontà di creare a Taranto un polo oncologico che verrebbe invece spostato a Bari. Sarebbero invece positive, secondo Nume, le parole contenute nella lettera inviata dal neo sindaco Melucci al ministro Galletti sul piano ambientale di Ilva. Fanno sperare, infatti, in una maggiore attenzione alle problematiche ambientali.

Sull’aumento delle temperature si è soffermato il dott. Agostino Di Ciaula, presidente del Comitato scientifico ISDE Italia. E’ un fenomeno che colpisce praticamente tutti e ovunque, ma le peggiori conseguenze si verificano nelle zone del mondo più povere. La siccità, sempre più prolungata in alcuni periodi dell’anno, provoca carestie e malnutrizione. Quest’anno, in Italia, l’agricoltura ha pagato notevolmente in termini di calo della produzione e quindi a livello economico. Un’agricoltura che la dott.ssa Patrizia Gentilini, anch’essa membro ISDE, definisce industriale, poiché si pratica in modo intensivo, con monocolture e un massiccio utilizzo di macchinari, pesticidi e fertilizzanti.

Il contadino è divenuto un mero esecutore di pratiche imposte dalle multinazionali dominanti nel mercato delle sementi e dei prodotti chimici. Questo tipo di agricoltura, oltre a produrre un danno sanitario ai consumatori, contribuisce al cambiamento climatico globale, poiché il suolo, sfruttato con metodi intensivi, è meno ricco di composti del carbonio rispetto ad un suolo in cui si pratica agricoltura biologica.

Se in Italia e nel mondo si aumentasse, anche di poco, la pratica dell’agricoltura biologica, si riuscirebbe facilmente a fissare nei suoli quantità di carbonio tali da impedire in modo significativo la formazione di gas serra. Si riuscirebbe, col solo incremento delle buone pratiche agricole, a rispettare gli obiettivi del protocollo di Kyoto. Un minore sfruttamento del suolo comporterebbe un miglioramento della genuinità dei raccolti se si coltivasse con metodi biologici. L’eventuale riduzione della produzione agricola non sarebbe un problema se si migliorasse la distribuzione del cibo a tutta la popolazione mondiale.

Basti pensare che, attualmente, il 30% dei prodotti alimentari destinati ai Paesi ricchi viene distrutto perché in eccesso. L’obesità diffusa in Occidente fa da contraltare alla malnutrizione di milioni di esseri umani dei Paesi poveri. Anche l’allevamento intensivo di animali da macello, secondo la dott.ssa Paola Michelozzi, epidemiologa ambientale del Registro Tumori del Lazio, contribuisce in modo importante alla produzione di CO2.

Il danno, anche in questo caso, è duplice, sia per l’effetto serra, sia per il consumo eccessivo di carne a cui siamo abituati che determina un aumento di patologie tumorali intestinali. Produzioni agricole e animali intensive sono quindi concause dell’aumento delle temperature. Modificare i nostri stili di vita, riducendo le quantità di cibo e pretendendo prodotti biologici, farebbe bene sia alla nostra salute che all’ambiente.

E’ assolutamente auspicabile, e chissà se sufficiente ad invertire il processo di cambiamento climatico globale in atto, secondo il dott. Di Ciaula, la riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili. A tal proposito, secondo il presidente del Comitato scientifico di ISDE, la politica ha mostrato la propria ipocrisia. Proprio nei giorni in cui Renzi si impegnava a firmare a Parigi gli impegni per il contenimento delle emissioni di CO2, a Taranto si bocciava l’ipotesi di decarbonizzazione di ILVA proposta da Emiliano. Ipotesi che prevedeva la sostituzione del carbone col gas metano come fonte energetica.

Ma neanche il metano è,  secondo Di Ciaula, la soluzione giusta per ridurre la produzione di CO2. Esso infatti, pur riducendo del 50%, rispetto al carbone, la produzione di anidride carbonica, determina spesso emissioni fuggitive pericolose per la salute e per l’ambiente. Di politiche energetiche nazionali, ancora troppo legate al fossile, ha parlato Vittorio Bardi, presidente di Coalizione Clima, che ha auspicato un ulteriore miglioramento della già buone performance dell’Italia nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Inoltre, lo sviluppo del trasporto pubblico e privato di tipo elettrico contribuirebbe a ridurre notevolmente le emissioni di CO2.

Ma quali sono le conseguenze per la salute dovute all’aumento delle temperature? Il dott. Di Ciaula, la dott.ssa Michelozzi, il dott. Gallina (C.F. Marina Militare) hanno confermato l’aumento dei rischi per la salute. I danni possono derivare da vari fattori: pollinosi, aumento eccessivo di calore e umidità, aumento delle concentrazioni di ozono, formazione di inquinanti secondari, stress metabolico.

Nei giorni in cui si verificano ondate di calore eccessivo si verificano più decessi di quelli previsti. Questo è un dato confermato da più indagini statistiche. Quest’anno, ha confermato la dott.ssa Michelozzi, molti anziani sono deceduti nel periodo 28 luglio-13 agosto, in corrispondenza di giorni particolarmente caldi. Temperature estreme e alti livelli di PM10 sono un binomio spesso letale, soprattutto per chi ha già compromissioni cardiache o respiratorie.

Altro aspetto da non trascurare è l’arrivo, in seguito ai cambiamenti climatici, di nuove specie animali (soprattutto insetti) vettori di malattie sconosciute. Di questo ha parlato il dott. Lo Caputo, infettivologo del Policlinico di Bari. L’Italia sembra appartenere, sempre più, alla fascia di clima tropicale. Motivo per cui bisogna prepararsi a combattere malattie nuove o che erano state debellate. È il caso della malaria di cui si è parlato tanto in questi giorni e di alcuni casi di meningite in Toscana provocati da una zanzara.

Rift valley faver e chikungunya sono malattie (per fortuna facilmente curabili) di cui finora non avevamo mai sentito parlare, ma a cui dovremo forse abituarci. La cattiva informazione e la strumentalizzazione politica spesso cavalcano la paura che alcune nuove malattie suscitano nell’opinione pubblica. Si è arrivati, a volte, ad individuare nella presenza di immigrati la causa della diffusione di nuovi virus e batteri che invece si diffondono proprio per le mutate condizioni climatiche.

L’agricoltura e gli allevamenti intensivi, il consumo di carburanti fossili, lo sfruttamento del territorio, le guerre, le politiche economiche sovranazionali: sono tutte condizioni che subiamo e che difficilmente possiamo contrastare come singoli. Alessandro Coltrè (associazione Asud) ha invece riferito di come singoli cittadini o più persone unite tra loro siano riuscite a condizionare i governi nel cambiare le strategie ambientali. In Olanda, Pakistan, Norvegia, grazie alle denunce nei tribunali e alle mobilitazioni pubbliche, i governi sono stati costretti ad adottare politiche più attente al cambiamento climatico.

Il convegno di ieri ha trattato un tema di estrema attualità in una città, Taranto, sempre più attenta alle problematiche ambientali. Per cambiare il mondo si deve iniziare dalla propria casa e dal proprio quartiere. Fondamentale è la formazione di una coscienza ambientale tra i giovani. Su questo lavora l’ISDE. La pediatra Filomena Valentini la raccontato la sua esperienza nelle scuole, dove porta avanti con successo un progetto di confronto sulle tematiche ambientali con i ragazzi delle Medie e delle Superiori. Il grande interesse manifestato dai giovani coinvolti infonde ottimismo e fa sperare in una futura generazione migliore della nostra. Consegnato, infine, nell’ambito del progetto scuola ISDE – Apoteca Natura, il premio intitolato all’indimenticato Lorenzo Zaratta, il bimbo tarantino morto nel 2014 per un tumore al cervello.