Taranto, Isole Cheradi: patrimonio naturale in grave pericolo

Isole Cheradi - TarantoFoto di Giacinto Ribezzo

TARANTO – Grande fu l’emozione quando mi trovai per la prima volta sul fondale coralligeno intorno alle Isole Cheradi al di sotto di 20 metri di profondità. Dalle articolate concrezioni di alghe rosse calcaree piene di vita e di colori, si innalzavano nel blu dell’atmosfera sottomarina grandi spugne arancioni appartenenti alla specie protetta dalla Convenzione di Barcellona, Axinella cannabina.

Gli esemplari di notevole altezza erano simili ad alberelli marini e tutti insieme creavano un paesaggio meraviglioso, un bosco sommerso di infinita bellezza tra cui nuotavano saraghi d’argento. L’emozione generata dalla visione fu così grande perché sapevo che queste imponenti ma delicatissime spugne sono sempre più rare nei nostri mari e sporadicamente raggiungono dimensioni notevoli.

Per la loro particolare conformazione eretta e con una stretta base d’attacco al substrato, vengono facilmente danneggiate e strappate dalle ancore, dalle reti e dalle lenze. La specie è considerata minacciata a tal punto da essere stata inserita nella Lista Rossa dell’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) come specie EN ovvero in pericolo di estinzione.

Per tali motivi, risulta evidente l’importanza di proteggere in modo integrale le popolazioni residue per aiutarle a ripopolare i fondali marini. Ma nonostante una mia segnalazione del sito marino e della popolazione di Axinella cannabina alla Capitaneria di Porto di Taranto, almeno per interdire l’area agli ancoraggi posizionando delle boe per l’ormeggio dei natanti, nulla è stato fatto.

Le grandi spugne sono costantemente minacciate. Ogni giorno rischiano di essere prese in pieno da un’ancora o falciate da una rete. E proprio ieri uno degli esemplari più grandi e imponenti, alto quasi un metro e vecchio di decenni è stato tranciato di netto alla base e morirà lentamente sul fondo. Assistere impotente alla perdita della nostra Bellezza procura un dolore grandissimo, e mi chiedo perché proprio nella mia città è così difficile proteggere e prendersi cura del patrimonio che la Natura ci ha generosamente donato.

Rossella Baldacconi, PhD in Scienze Ambientali

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