Il Tap ha già fatto il primo danno. Così il Salento rischia di morire

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La Regione Puglia approva una legge per impedire la speculazione edilizia nei campi in cui vengono eradicati gli ulivi e la Corte Costituzionale la blocca. Il motivo? Impedirebbe la realizzazione del Tap, il gasdotto che dall’Azerbaijan punta a fare arrivare nuovo gas al centro Europa.  Mentre nel Salento la gente si mobilita per evitare l’inutile ed ennesima violenza al territorio pugliese, per interessi lontani chilometri, lo stop al comma 3 della legge anti speculazione dei suoli colpiti da Xylella è l’ennesima beffa.

La legge prevedeva un divieto di cambio di destinazione urbanistica nei 7 anni successivi all’espianto degli arbusti “infetti”. Doveva valere per tutti tranne che per la realizzazione di opere pubbliche. “Pubbliche”, appunto, e il Tap è una infrastruttura privata. Cosa accadrà adesso nei campi in cui ci sono ulivi che mostrano segni di disseccamento? O la Regione Puglia convincerà la Commissione Europea di essere in grado di mettere in pratica forme alternative che curino gli arbusti, derogando così ai protocolli internazionali, oppure dovrà riprendere le eradicazioni.

Il tutto nonostante non ci sia alcuna evidenza scientifica che sia la Xylella e non altri funghi (trovati a decine nelle analisi sugli ulivi malati) il colpevole del disseccamento. Se ciò accadrà nessuno potrà fermare i proprietari dal cambio di destinazione d’uso delle proprie terre. Neanche la Procura che ha aperto una indagine e che ha “protetto” molti terreni con un sequestro preventivo.

Campi sterminati di ulivi potrebbero lasciare spazio al cemento, alle ville, agli alberghi. Con buona pace per il bel paesaggio salentino e la felicità, probabilmente, di qualche Briatore. Ancor prima di nascere il Tap ha già fatto il primo danno. La Corte Costituzionale, invece, non ha perso l’occasione per anteporre gli interessi dei privati a quelli della collettività.

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