La sindrome degli antenati: quando il tuo trisavolo ti mette ancora lo sgambetto

Esiste un libro, della psicologa Anne Aneelin Schützenberg, dal titolo, appunto, “La sindrome degli antenati”. Un testo sulla psicoterapia transgenerazionale e sui legami nascosti nell’albero genealogico, così come recita il sottotitolo, che offre un nuovo punto di vista, e quindi un nuovo approccio, ad eventi e traumi che ci coinvolgono nell’esistenza attuale ma che in realtà apparterrebbero a un passato remoto e non proprio personale.

Secondo questa psicoterapeuta, con più di quarant’anni di esperienza sul campo, professore all’Università di Nizza, co-fondatrice dell’Associazione Internazionale di Psicoterapia di Gruppo ed esperta in psicodramma, siamo piccoli anelli di una catena molto lunga e possente, difficile da spezzare, soprattutto se non si è consapevoli di essere, precisamente, solo una parte in gioco di legami che durano da secoli e in qualche modo continuano ad influire nella nostra vita di oggi.

In sintesi, sulla base dei risultati ottenuti dalla Schützenberg, moltissimi suoi pazienti avrebbero affrontato, trasformato e superato traumi, eventi dolorosi, problematiche psicologiche e fisiche, prendendo coscienza che i propri drammi erano la ripetizione di eventi generazionali, cioè erano appartenuti ai propri avi e che ora si portavano dietro, a livello genetico, inconsapevolmente.

Come scrive la stessa terapista: “La vita di ciascuno di noi è un romanzo. Voi, me, noi tutti viviamo prigionieri di un’invissibile ragnatela di cui siamo anche uno degli artefici. Se imparassimo dal nostro terzo orecchio e dal nostro terzo occhio ad afferrare, a comprendere meglio, ad ascoltare e a vedere queste ripetizioni e coincidenze, l’esistenza di ciascuno di noi diventerebbe più chiara, più sensibile a ciò che siamo e a ciò che dovremmo essere.” (“La sindrome degli antenati. Psicoterapia transgenerazionale e i legami nascosti nell’albero genealogico”, p. 17, Di Renzo Editore).

Tanto per fare alcuni picolissimi esempi e rendere meglio l’idea – di certo ben più complessa – esiste ad esempio una cosiddetta “contabilità familiare”. Se un trisavolo ha contratto un notevole debito, o ha prestato denaro ai suoi cari aiutandoli in un momento difficile della loro vita, tutto questo potrebbe ripetersi, come modalità comportamentale acquisita a livello genetico, anche nelle generazioni future. Oppure, nel testo si parla anche di “sindrome da anniversario”.

Molti pazienti, presi in cura dalla terapeuta Aneelin Schützenberg, presentavano patologie fisiche che, andando poi a ritroso nel tempo, attraverso le generazioni dell’analizzato, si riscontravano non solo in forme più o meno simili in alcuni suoi antenati ma comparivano anche in uno stesso periodo esistenziale. E secondo l’autrice, persino la scelta del partner può essere determinata dal proprio albero genealogico. Ci si sposa con chi si riconosce, anche anche a livello inconscio, come affine, in qualche modo, o per malattie, per modalità comportamentali, per nome o per traumi, con la propria famiglia di origine.

Gli studi della dottoressa Anne Aneelin Schützenberg, aprono di certo una nuova via per la comprensione, l’interpretazione e il superamento di molte problematiche psicologiche e fisiche di difficile trattamento. E da un punto di vista intellettuale e di conoscenza offrono più ampi spunti di riflessione per la comprensione della nostra complessità umana.

Ogni tassello serve e va ad aggiungersi al completamento di una maggiore consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che possiamo essere. Ma, così come per ogni campo, credo che ogni approccio è valido; s’indebolisce solo se preso singolarmente, utilizzato e considerato come unica via, mentre diviene una forza se entra a far parte di un’analisi integrata e di un intervento multidisciplinare, dove l’individuo prende più ampia coscienza di sé ed acquisisce molti più strumenti per reagire alle proprie avversità. Alcuni altri libri dell’autrice, sono: “Il piacere di vivere”; “Una matattia chiamata genitori”; “Esercizi pratici di psicogenealogia”.

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A cura di Elisa Albano

Psicologa – Scrittrice

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