Inquinamento e salute, Taranto come Roma? Ma fateci il piacere…

TARANTO – Solidarietà ai cittadini di Roma, a quelli più prossimi alla centralina dell’Istituto Superiore di Sanità, in viale Regina Elena 299. Sicuramente, seppur a Roma manchi un Registro Tumori, i dati di incidenza di questa patologia, saranno gravi e allarmanti quanto quelli dei quartieri Tamburi e Paolo VI di Taranto.

Sicuramente anche in quella zona vi sarà emergenza sanitaria come qui da noi: maggiore mortalità infantile, tanti casi di cancro al polmone, alla pleura, maggior numero di patologie respiratorie, cardiovascolari, renali. Eh si, siamo solidali con quella gente che ha l’aria simile alla nostra, almeno da quanto si evince dallo studio di biomonitoraggio e tossicità degli inquinanti nell’area tarantina presentato mercoledì scorso a Roma e voluto dall’ISS.

Siamo anche solidali con i bambini che frequentano le scuole di quella zona romana. Quasi certamente avranno gli stessi rischi di deficit neuro comportamentali dei bambini tarantini che vivono nelle aree più prossime alla grande industria.  E se perfino nella Capitale i problemi sanitari sono simili a quelli di Taranto, vuol dire che dobbiamo proprio rassegnarci e non lamentarci più.

Leggiamo infatti nelle conclusioni della parte dello studio che riguarda il biomonitoraggio del PM10 proveniente dalle quattro aree oggetto dell’analisi (Roma, Roccarespampami VT, via Macchiavelli TA, Statte): “IL QUADRO COMPLESSO CHE EMERGE DA QUESTA INDAGINE SUGGERISCE PER LA CITTÀ DI TARANTO UN QUADRO DI INQUINANTI GENOTOSSICI AERODISPERSI NON SUPERIORE A QUELLO DI ROMA, ALMENO RELATIVAMENTE ALLE AREE COPERTE DALLE STAZIONI DI CAMPIONAMENTO.”

A ben leggere, però, tra le tante pagine dello studio promosso dall’ISS, qualcosa non ci convince. Intanto, seppur le concentranzioni di PM10 relative alle aree di Roma e Taranto sono entrambe al di sotto dei limiti di legge (con valori però leggermente maggiori a Taranto), la caratterizzazione di queste polveri è decisamente differente, come si evince chiaramente dallo studio. A Roma, il PM10 è formato soprattutto da particelle carboniose di chiara origine veicolare o civile (caldaie).

A Taranto, invece, il PM 10 è composto da elementi molto più eterogenei, comprendenti in percentuali significative cloruri, solfati, composti metallici, carbonati di chiara origine industriale. Altro aspetto, forse sottovalutato nello studio, è la differente presenza nelle polveri sottili di Taranto di nanoparticelle con diametro inferiore ai 100 nm: nell’aria di Taranto sono percentualmente molte più che a Roma e questo non può essere sottovalutato, considerando la maggior capacità delle particelle più piccole di attraversare le barriere biologiche.

I test di immunotossicità, attività proinfiammatoria, genotossicità che in linea di massima non hanno evidenziato particolari differenze tra le polveri provenienti dalle diverse aree in cui sono state campionate, sono stati condotti chiaramente in vitro. Questo tipo di analisi non rispecchia mai del tutto l’attività in vivo. Le condizioni riprodotte in un laboratorio non possono mai essere paragonate alla risposta in vivo di un organismo umano.

Se così fosse non ci sarebbe necessità di condurre studi in vivo sui farmaci, basterebbe effettuarli esclusivamente in laboratorio. Inoltre, si legge nello studio, le colture cellulari su cui sono stati condotti i test di tossicità dei vari PM10, derivano da cellule sanguigne di donatori sani. Soggetti cioè che non hanno segni di malattie in corso. Sarebbe stato lo stesso se fossero state utilizzate cellule provenienti da soggetti già da anni residenti nelle aree oggetto di studio? La risposta infiammatoria o l’effetto genotossico degli inquinanti non potrebbero cioè essere diversi in soggetti con un sistema immunitario o un DNA già stressati? Tiriamo allora le nostr conclusioni: per l’Iss e il Ministero della Salute il danno c’è, ma tutto è nella norma. Non continuiamo quindi a lamentarci se si muore e ci si ammala di più a Taranto e se le nostre menti si spengono lentamente, è solo sfortuna probabilmente, fino a prova contraria.

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