Tamburi: un quartiere indifeso che ha bisogno di aiuto

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TARANTO – Degrado ambientale e disagio socio-economico creano in alcune aree della nostra città una miscela che determina sofferenza umana e perdita di fiducia per il futuro, soprattutto da parte dei giovani. E come accade in un amore perverso le due situazioni (degrado ambientale e disagio sociale) viaggiano insieme, trovando spesso terreno fertile una nell’altra e arrivando perciò a radicarsi nello stesso territorio.

Nell’analisi dello stato della popolazione di una città o di un singolo quartiere, il rischio è quello di non riuscire a fare differenza tra il male e l’ammalato colpevolizzando chi, in gran parte, subisce il fallimento delle politiche sociali ed economiche adottate dagli amministratori pubblici. Osserviamo alcuni dati: il 71 % dei residenti non va oltre la terza media come livello di istruzione; reddito pro capite al di sotto della media regionale e provinciale; alta incidenza di fumatori, obesi, diabetici, ipertesi; 10 % di soggetti con valori spirometrici alterati; mortalità e tumori in eccesso, come dimostrano i dati epidemiologici.

Sono soltanto alcune criticità, ormai consolidate, che fotografano il quartiere Tamburi come area in cui maggiormente si manifestano situazioni di disagio da parte della popolazione. Un quartiere meritevole di attenzioni particolari che resta imprigionato nella sua posizione di vicinanza geografica alla grande industria. Da decenni subise un danno ambientale e sanitario senza riuscire a intravedere soluzioni soddisfacenti.

Certamente non è sufficiente una visita lampo della ministra della Pubblica Istruzione Giannini per indicare una svolta rispetto a problemi seri come la dispersione scolastica e l’analfabetismo. Il vero dramma dell’abbandono degli studi si presenta non tanto nelle scuole elementari e medie, dove il lodevole impegno di insegnanti e dirigenti attenuano questa tendenza, ma soprattutto a livello di scuole superiori. E qui è più difficile intervenire a causa di una organizzazione più complessa e meno attenta ai bisogni dei singoli studenti.

La Puglia e, in particolare, le province di Brindisi e Taranto mostrano livelli di dispersione scolastica al di sopra delle medie regionali e questo colpisce maggiormente proprio quei quartieri già storicamente più indietro rispetto agli altri come livello di istruzione. La nuova riforma della scuola mostra proprio nei territori più in sofferenza le criticità maggiori. L’alternanza scuola lavoro, in particolare, non sembra, dai primi dati disponibili, aver favorito l’occupazione giovanile e neanche aver limitato il fenomeno della dispersione scolastica.

Le esperienze lavorative in collaborazione con la scuola non sono quasi mai prodromiche a vere e proprie assunzioni. In territori in cui il lavoro in nero e sottopagato è spesso la regola per sbarcare il lunario, tanti studenti preferiscono questo ai percorsi scolastici che vengono in molti casi interrotti. La scuola, inoltre, perde sempre più quel ruolo principe di formazione dei cittadini che fa sentire tutti uguali e più consapevoli dei propri diritti e responsabilità.

Un quartiere quello dei Tamburi in cui si amplificano a dismisura i problemi che colpiscono tutta la città e che trovano la popolazione spesso più indifesa e meno capace di reagire e di far valere i propri diritti di cittadini, anche a causa del più basso livello medio di istruzione. Condizioni socio economiche critiche, disoccupazione, inquinamento, rischio sanitario più elevato farebbero pensare ad un quartiere più propenso alla protesta e alla richiesta di attenzione da parte delle istituzioni.

Ciò che è avvenuto in alcune aree del Paese con la nascita di movimenti cittadini nati dal basso e anti sistema (il caso Napoli è il più riuscito) non ha mai funzionato in modo evidente nei quartieri di Taranto in maggiore sofferenza che hanno addirittura premiato elettoralmente le forze politiche più tradizionali o meno adatte a sviluppare programmi di rottura con lo schema sociale ed economico predominante. Sembra che ci sia una minore capacità di reagire da parte delle fasce di popolazione più debole e una minor tendenza all’autodifesa.

Tale stato si manifesta sia in ambito comunitario sia a livello personale. Da alcuni dati sanitari si evince una minore attenzione alle problematiche relative alla salute. Stili di vita dannosi per la salute e scarsa attitudine alle cure mediche caratterizzano i quartieri più svantaggiati, sia per le difficoltà economiche di accesso alle strutture sanitarie, sia per una intrinseca filosofia di vita di chi è più abituato a lottare per mantenere un tenore di vita minimo accettabile, in qualche caso di sopravvivenza.

La prevenzione sanitaria diventa quasi un bene di lusso e di essa se ne può anche fare a meno: lo dimostrano i dati di incidenza di ipertensioni o di diabete non trattati nel quartiere Tamburi rilevati nello studio del Centro Salute Ambiente in corso in questi anni e di cui si conoscono i primi risultati. E’ indispensabile una svolta per un quartiere particolarmente fragile incapace di risollevarsi con le sole proprie forze. Alla politica il compito di cambiare le sorti di una comunità che per decenni ha subìto le conseguenze di scelte economiche ed ambientali in maniera così pesante da influire direttamente sulle condizioni di vita dei propri componenti.

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