TARANTO – Lo scorso 23 giugno, ARPA Puglia ha partecipato ad un’audizione davanti alle Commissioni riunite VIII e X della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame in sede referente del D.L. 98/2016 del Governo recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva. In tale occasione è stata presentata una relazione già illustrata sul nostro sito (leggi qui).
Nel fascicolo consegnato da Arpa, però, figura anche una Relazione integrativa sul monitoraggio delle deposizioni di diossine a Taranto redatta dal dott. Roberto Giua e dal dott. Tiziano Pastore nel maggio 2016. Si tratta di un approfondimento rispetto alla questione dei dati elevati di diossina rilevati nei campioni deposimetrici tra novembre 2014 e febbraio 2015 nel sito di monitoraggio della qualità dell’aria di via Orsini, situato nel quartiere Tamburi. Dei picchi anomali e allarmanti registrati in quel periodo ci siamo ampiamente occupati con più articoli, a cominciare da fine febbraio. E più volte abbiamo chiesto chiarezza e verità sulle cause di un fenomeno che aveva suscitato clamore e preoccupazione (leggi qui).
Nel documento di Arpa redatto da Giua e Pastore si arriva a questa conclusione: “La particolare consistenza delle concentrazioni deposimetriche di diossine nei mesi di novembre 2014 e febbraio 2015 può essere derivata da uno o più eventi di risollevamento delle polveri, presenti sulla superficie dei terreni nelle vicinanze della centralina, cui può essersi associata una particolare avvezione di polveri contaminate di diossine, avvenuta nei mesi in questione”. E si aggiunge un aspetto certamente non rassicurante: allo stato, “non sembra possibile escludere che valori deposimetrici paragonabili a quelli evidenziati nei due mesi in oggetto possano ripetersi, in presenza di una perdurante contaminazione ambientale delle matrici permanenti (suolo) e qualora si ricreino le condizioni che sono state all’origine di quanto avvenuto”.
Nel documento si fa riferimento ad una relazione redatta dal dottor Vittorio Esposito del Polo di Specializzazione Microinquinanti del Dipartimento Provinciale ARPA di Taranto che riporta dati deposimetrici di diossine, PCB diossine-simili e benzo(a)pirene ottenuti da: i) rete ARPA di Taranto nel periodo novembre 2014- febbraio 2015; ii) rete deposimetrica di ILVA, relativamente solo alle diossine, coincidente con la rete QA delle centraline ILVA; iii) due postazioni ARPA presso la scuola Deledda e la chiesa di San Francesco De Geronimo, all’interno del quartiere Tamburi, nelle vicinanze dello stabilimento ILVA.
“I dati deposimetrici di diossine ottenuti dalla rete ARPA appaiono inferiori rispetto a quelli della postazione di via Orsini, con massimi intorno a 6-7 pg TE m2/die a fronte dei già citati valori di 791 pg TE m2/die e 213 pg TE m2/die ottenuti nei mesi di novembre 2014 e febbraio 2015 dal deposimetro Orsini di ILVA – è scritto nel documento – tuttavia, la relazione del Polo Microinquinanti spiega bene come l’analisi dei deposimetri della rete ARPA possa fornire informazioni solo parzialmente confrontabili con i risultati della rete ILVA, in quanto i periodi di campionamento non sono coincidenti, come non lo sono le coordinate geografiche, ma soprattutto non lo è l’altitudine rispetto al piano di campagna (i deposimetri ARPA sono, in effetti, collocati sul tetto dei fabbricati, mentre il deposimetro ILVA è collocato sul piano campagna, con la bocca di prelievo a circa 1,80 metri da terra)”.
Leggiamo ancora: “La rete deposimetrica ARPA comprende però un complesso di quattro postazioni, collocate in siti di campionamento che rispondono all’esigenza di monitorare le ricadute di microinquinanti organici sulle aziende agricole sottoposte a vincolo sanitario da parte della ASL TA e l’impatto delle emissioni industriali sul centro abitato a ridosso della zona industriale (Quartiere Tamburi). La serie storica delle deposizioni di PCDD/F e PCB diossina-simili misurate per le postazioni prossime ad aree su cui insistono aziende agricole/zootecniche appare compatibile con le concentrazioni di diossine riscontrate in campioni di terreno, acqua e latte/carni in animali da allevamento. Sono risultate particolarmente elevate le deposizioni misurate per la stazione di campionamento “Quartiere Tamburi” e “Masseria del Carmine”, entrambe eccedenti le soglie tollerabili proposte in sede CE [Desmet et al. 2008, LAI, 2004] pari ad 8,2 pg TE/mq die e 4 pg TE/mq die per la somma di PCDD/F e PCB diossina simili. Invece, i flussi di deposizione di PCDD/F presso le postazioni “Talsano” (fondo urbano) e “Quartiere Borgo” risultano relativamente più basse, sebbene si collochino a ridosso delle soglie tollerabili”.
In seguito alla evidenza di valori deposimetrici eccezionalmente elevati nel sito di via Orsini, il Dipartimento Provinciale ARPA di Taranto ha provveduto al prelievo di n. 8 campioni di top-soil presso le aree a verde immediatamente prospicienti il sito in questione. La relazione del Polo Microinquinanti riporta i risultati di tali determinazioni (già comunicati, per altra via, agli Enti Competenti), da cui risultano:
– n. 2 superamenti della Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) per le aree a verde pubblico (pari a 0,06 mg/Kg) per il parametro PCB; tali superamenti sono già stato comunicati, per altra via, agli Enti Competenti;
– valori di poco inferiori alla CSC per il parametro diossine (pari a 7,50 e 8,28 ng TE/kg a fronte di un limite di 10 ng TE/kg) in due dei siti del quartiere Tamburi sottoposti a campionamento del top-soil, fra i più prossimi all’area industriale.
La relazione del Polo Microinquinanti si sofferma, poi, sull’attività di audit effettuata da ARPA presso i laboratorio incaricato da ILVA delle determinazioni analitiche delle diossine, per le quali il Gestore non è dotato di capacità di laboratorio autonoma. In particolare, il dottor Esposito ha presenziato alle analisi di campioni di deposizione atmosferica effettuate in data 26 febbraio 2016 presso il laboratorio Merieux Nutrisciences (Chelab) di Treviso, incaricato da ILVA delle analisi a partire dal mese di aprile 2015, sino alla data odierna. Per il periodo precedente, da settembre 2013 a marzo 2015, ILVA si era affidata al laboratorio Ecoresearch di Bolzano.
“È stato verificato così – si legge – che i campioni deposimetrici vengono trasportati al laboratorio tramite corriere, privi di sigillo, imballati in appositi contenitori in plastica rigida, ancora assemblati. Per trasporti su lunghe distanze, ARPA ha invece adottato una modalità di svuotamento del deposimetro in loco, con travaso in idonei recipienti ermetici, rivelatasi adatta a prevenire perdite accidentali del campione. Inoltre, nel corso della stessa visita, il dottor Esposito ha potuto verificare come il laboratorio Chelab abbia operato, in presenza di dati elevati di diossine, numerose ripetizioni delle analisi, operazione di per sé non applicabile a campioni per loro natura irripetibili, il che ha generato risultati relativamente più bassi a partire dal mese di marzo 2015, rispetto al precedente periodo, in cui le analisi erano condotte dal laboratorio Ecoresearch”.
La relazione del Polo Microinquinanti riporta anche i risultati dell’analisi dei due campioni deposimetrici prelevati da ARPA, destinati alla validazione delle misurazioni ILVA presso la postazione cokeria. La relazione evidenza “una discrepanza fra il valore determinato da ARPA per il campione relativo al mese di novembre 2014, pari a 26,25 pg TE/m2 die, mentre il corrispondente dato ILVA è pari a 6,11 pg TE/m2 die. Ciò è però, verosimilmente, attribuibile ad una perdita del campione, legata alle modalità di trasporto, visto che anche la deposizione di polveri per il campione ARPA è pari a 1,707 g/m2 die, mentre per ILVA è pari a soli 0,471 mg/m2 die, non coerente con la serie storica dei dati per lo stesso sito, sempre superiore ad 1 g/m2 die. La seconda prova in doppio, relativa al periodo di campionamento 09/12/15 – 07/01/16, evidenzia ancora una discrepanza, leggermente inferiore questa volta, tra il valore determinato da ARPA pari a 31,9 pg TE/m2 die contro il corrispondente dato ILVA pari a 15,15 pgTE/m2 die. Sempre su questi campioni le polveri determinate da ARPA sono pari a 2,988 g/m2 die mentre il dato per ILVA è pari a 2,817 g/m2 die”.
Infine, la relazione del Polo Microinquinanti riporta una serie di considerazioni sui profili di congeneri delle diossine nelle polveri di elettrofiltro primarie e secondarie (filtri ESP e MEEP) prelevate presso l’impianto AGL/2 ILVA di Taranto e nelle deposizioni atmosferiche, “risultate di entità eccezionale, rilevate dagli autocontrolli ILVA nei mesi di novembre 2014 e febbraio 2015. Da tali confronti, risulta una forte correlazione fra i profili delle deposizioni atmosferiche ed i profili delle polveri di elettrofiltro secondario MEEP, ed una più debole correlazione con le polveri primarie ESP”.
Validità dei dati deposimetrici
La relazione dell’ufficio di metrologia di ARPA, a cura della dr.ssa Carla Mastria, evidenzia, in particolare, le criticità del protocollo operativo adottato per i prelievi e le analisi sui campioni deposimetrici e di PM10 nelle varie postazioni della rete ILVA, che prevede:
– la presenza di due deposimetri differenti, uno per la determinazione di diossine (PCDD/F) ed uno per la determinazione dei metalli, con frequenza di campionamento mensile;
– il prelievo dei campioni congiuntamente a personale ARPA;
– la fase di post-campionamento, di estrazione ed analisi a carico di ILVA, con la suddivisione degli estratti in due aliquote (una per ILVA ed una per ARPA), la cui conservazione è a carico di ILVA o del laboratorio da essa incaricato;
– la validazione dei risultati da parte di ARPA su uno dei campioni di deposizione all’anno, tramite il prelievo, senza preavviso, del campione deposimetrico o del suo estratto e l’esecuzione dell’analisi.
Nel documento viene specificato che, con nota prot. 57517 del 21.10.2014, ARPA ha comunicato ad ILVA l’installazione, nella postazione cokeria, di una coppia di deposimetri in affiancamento a quelli già esistenti, al fine di procedere ad un campionamento in parallelo per la validazione delle misurazioni ILVA. La relazione dell’ufficio di metrologia evidenzia come il campionamento in doppio, richiesto da ARPA, rispondeva a quanto previsto dalla norma UNI EN 15841:2010 per la misurazione dei tassi di deposizione di arsenico, cadmio e nichel e dalla norma UNI EN 15980: per la misurazione dei tassi di deposizione degli IPA, utilizzabile anche per la determinazione del flusso di PCDD/F e dei PCB nelle deposizioni.
Anche il Rapporto ISTISAN 06/38: 2006 prevede la possibilità di effettuare un campionamento in duplicato, con la conservazione temporanea di uno dei due campioni come riserva, al fine di evitare eventuali interruzioni nella copertura temporale del monitoraggio causate dalla perdita accidentale di campioni.
La relazione mette in rilievo anche che il protocollo operativo sopra citato:
– non prevede alcuna misura atta ad evitare e/o gestire la perdita di campioni;
– non prevede che i valori misurati siano forniti con l’incertezza ad essi associata;
– è carente delle procedure specifiche relative alla pulizia del sistema di raccolta, al trasporto, alla conservazione ed alla preparazione del campione ed ai controlli di qualità, volte anche ad evitare eventuali contaminazioni
– non prevede la determinazione di PCB, IPA e mercurio.
La relazione sottolinea, in definitiva, “la necessità di una sostanziale riscrittura del protocollo operativo, mostrando in particolare (così come la precedente relazione del Polo Microinquinanti) come i dati deposimetrici di ILVA possano essere inficiati da errori, in particolar modo in difetto, a causa della possibilità di perdita di parte dei campioni”.
Report meteorologico novembre 2014 – febbraio 2015
Il report meteorologico (anche questo allegato al fascicolo), predisposto dalla dr.ssa Micaela Menegotto dell’U.O. Agenti Fisici della Direzione Scientifica dell’ARPA, riporta l’elaborazione dei dati meteorologici su base mensile, rilevati da alcune centraline meteo gestite da ARPA Puglia in Taranto per il biennio 2014 – 2015, con un focus sui mesi di novembre 2014 e febbraio 2015, caratterizzati da elevati valori di PCDD/F rilevati sul deposimetro di Via Orsini a Taranto. Il report conclude che, sulla base delle elaborazioni effettuate, non si evincono particolari anomalie per i mesi di novembre 2014 e febbraio 2015, le cui caratteristiche meteorologiche sono state riscontrate anche in altri mesi del biennio (non caratterizzati da picchi di PCDD/F). Tale relazione conclude che i campioni deposimetrici raccolti in via Orsini, nei mesi di novembre 2014 e febbraio 2015, non possono essere considerati, per le loro caratteristiche, significativamente differenti fra di loro, né rispetto a quelli raccolti a maggio 2014; risultano, altresì, molto vicini ai campioni deposimetrici raccolti nel sito cokeria, alle emissioni dal camino dell’impianto di sinterizzazione ILVA ed alle polveri degli elettrofiltri e, in particolare, dei MEEP linee E e D.
LIlva e i problemi gestionali
La relazione cita anche i dati derivanti dai controlli della diossina ai camini dell’Ilva con particolar riferimento al camino E312 dell’impianto di sinterizzazione ed accenna a dei problemi gestionali del siderurgico: “Pur mostrando un decremento nel tempo delle concentrazioni diossine, evidenzia valori più significativi nel mese di novembre 2014 sia pure, nella media annuale, non eccedenti il limite previsto dall’AIA. È chiaro come il progressivo aumento di efficienza dei sistemi di abbattimento delle diossine, negli ultimi anni, ha comportato una parallela concentrazione delle diossine delle polveri derivanti dagli elettrofiltri.
In relazione a ciò, ed alle possibile emissioni diffuse derivanti dalle attività di raccolta, movimentazione e smaltimento di tali polveri, ISPRA ha effettuato congiuntamente con ARPA, una visita ispettiva straordinaria presso lo stabilimento siderurgico Ilva, concentrando l’attenzione sulle modalità di gestione di tali rifiuti da parte di Ilva. Lo stesso Gestore ha dichiarato che si sono verificati eventi di rottura dei big-bags, utilizzati per la raccolta e lo smaltimento delle polveri di abbattimento, mentre le informazioni recepite sul tragitto e le modalità di trasporto di tali rifiuti all’impianto di trattamento e alla discarica (effettuato da autotrasportatore differente da Ilva) non sono da ritenersi esaustive, così da poter escludere che tale movimentazione abbia potuto in qualche modo interessare l’abitato contiguo all’area industriale”.
Senza entrare nel merito di altre relazioni allegate al fascicolo, passiamo alle conclusioni del documento di Arpa Puglia.
Le informazioni sinora disponibili indicano che:
- gli elevati valori deposimetrici riscontrati nei mesi di novembre 2014 e febbraio 2015 presso la postazione di prelievo in via Orsini a Taranto sono correlati alle polveri di abbattimento degli elettrofiltri dell’impianto di sinterizzazione ILVA o ad un altro materiale derivante dal ciclo siderurgico ILVA, di composizione e concentrazione paragonabile;
- tali valori sono verosimilmente legati alla criticità ambientale dei suoli del Quartiere Tamburi, già evidenziata da precedenti indagini e confermata dalle recenti analisi effettuate sui campioni di top-soil prelevati nelle vicinanze della centralina di via Orsini;
- la particolare consistenza delle concentrazioni deposimetriche di diossine nei mesi di novembre 2014 e febbraio 2015 può essere derivata da uno o più eventi di risollevamento delle polveri, presenti sulla superficie dei terreni nelle vicinanze della centralina, cui può essersi associata una particolare avvezione di polveri contaminate di diossine, avvenuta nei mesi in questione.
Allo stato, quindi, “non sembra possibile escludere che valori deposimetrici paragonabili a quelli evidenziati nei due mesi in oggetto possano ripetersi, in presenza di una perdurante contaminazione ambientale delle matrici permanenti (suolo) e qualora si ricreino le condizioni che sono state all’origine di quanto avvenuto”. Infine, Arpa Puglia spiega che è in corso di elaborazione la proposta di modifica del protocollo operativo per la validazione ed analisi PM10 e deposimetri. Insomma, finora ci si è basati su un protocollo che si è dimostrato carente e inadeguato. Sui dati e i contenuti di questo importante documento, torneremo presto per esprimere alcune nostre riflessioni. Al momento ci appare evidente che il giallo su quei picchi di diossina non ha ancora trovato una soluzione certa e definitiva.
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