Il consigliere regionale M5S Cristian Casili commenta le dichiarazioni del presidente regionale di Coldiretti non condividendone l’impostazione e torna a ribadire la necessità di una governance regionale che punti sulla ricerca per contrastare il batterio.
“Lascia letteralmente esterrefatti la lettura delle parole di Gianni Cantele, presidente regionale di Coldiretti, che attribuisce la responsabilità del disseccamento dei nostri ulivi a “complottisti, stregoni e manipolatori”, non risparmiando anche stoccate alla magistratura e ai risultati su cui sono pervenuti gli scienziati e i consulenti dei PM”, dichiara il vicepresidente della commissione Ambiente che prosegue “Questo di scaricare le responsabilità sempre e soltanto sugli altri – prosegue – generalizzando in maniera grossolana e così offendendo la reputazione di tantissime professionalità è un esercizio che non mi ha mai appassionato.”
Secondo il consigliere salentino sarebbe piuttosto il caso di interrogarsi piuttosto sul fallimento sociale ed economico dell’olivicoltura salentina e pugliese: “È vero, vivaddio – dichiara – che ci sono olivicoltori capaci di fare un grande prodotto di eccellenza che ci distingue a livello mondiale, ma è anche vero che il reddito è crollato per la maggior parte delle nostre aziende, e con esso la cura del nostro patrimonio olivicolo e paesaggistico. La responsabilità di questo sfacelo è della politica in primis, e delle associazioni di categoria poi, che evidentemente non hanno saputo cogliere le criticità di un settore in un momento storico così complesso. Questo accade perché non hanno mai saputo interpretare il vero carattere agricolo regionale, convinte come sono, dopo trent’anni di mercificazione delle politiche agricole regionali, che bisogna puntare tutto sul concetto di filiera, quando in altre regioni si è superato quello di distretto rurale e si punta sul principio di bioregione.”
Casili torna a definire “fallimentari” le strategie di contenimento di un batterio “già insediatosi e costantemente fuori dalle fasce di contenimento che affannosamente vengono aggiornate di volta in volta” e si interroga sulla opportunità di proseguire sulla strada di monitoraggi che allo stato dell’arte per come sono stati concepiti non garantiscono alcuna efficacia nella definizione degli spazi di intervento che, a giudizio del consigliere pentastellato ”vengono costantemente disattesi perché manca il reddito, perché non c’è una vera governance nella strategia di azione tra gli enti, Regione, Comuni, consorzi, Arif e produttori. Ci si ostina a difendere – prosegue Casili – con saccenza e arroganza la ricerca di un gruppo di scienziati e a dire che tutti gli altri sbagliano. Si parla di varietà più resistenti ma non ho ben compreso dai proponenti, associazioni di categoria comprese, se in provincia di Lecce dobbiamo smantellare 11 milioni di piante per reimpiantare Leccino ed altre cultivar; se è così lo si dicesse a chiare lettere!”.
Il consigliere salentino torna a ribadire quanto già più volte rimarcato nelle sedi istituzionali chiedendo al governo regionale di non limitarsi a ricoprire un ruolo di spettatore nella vicenda non nascondendosi dietro i diktat imposti dall’Europa e dal governo nazionale. “Alla Puglia servono azioni concrete – conclude –e la condivisione delle informazioni con le comunità locali se vogliamo liberarci dalle conflittualità e dall’immobilismo in un settore che non sarà di certo salvato da tiepidi risarcimenti o da misure di compensazione nelle aree colpite.”
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