Trappole d’amore: come difendersi da relazioni distruttive

 

L’amore dovrebbe essere il luogo per eccellenza dove rifugiarsi e sentirsi al sicuro. Le braccia di un amante hanno rappresentato da sempre l’abbraccio tenero e consolatorio per ogni malumore, dolore o perdita. E la vicinanza di qualcuno a cui si vuole bene, a cui ci si affida e di cui ci si fida è stato da secoli sinonimo di gioia, compagnia, condivisione, tranquillità. Ma oggi, purtroppo non è più così. E a volte mi chiedo se mai si potrà tornare – e come – alla dimensione più giusta, equilibrata e naturale di ciò che un rapporto a due deve rappresentare.

Mi capita, a volte, di incontrare giovani, sia uomini che donne, ma soprattutto queste ultime, che con occhi sbarrati e smarriti esternano le loro apprensioni e incertezze. Si ritrovano inevitabilmente a chiedersi se il ragazzo, il compagno o il marito che hanno accanto, scelto magari inizialmente proprio per caratteristiche di dolcezza, attenzioni, benevolenza, amore e passione si possa un giorno trasformare in stalker o in assassino. Cosa si potrebbe fare per salvarsi la vita? Soprattutto si manifesta forte il bisogno non tanto di capirne le cause quanto di riconoscerne tempestivamente i segnali.

Ho scritto spesso sulle relazioni distruttive. Ma credo che oggi non sia mai abbastanza. Premesso che credo i segnali siano ben evidenti e inequivocabili sempre, grazie alla sensazione dolorosa di qualcosa che non va più come dovrebbe, si tende immancabilmente a minimizzare, a razionalizzare e a sperare scioccamente che le cose si possano rimettere a posto magicamente da sole. Ed è proprio questo voler ad ogni costo legittimare e comprendere che infine lascia rotolare nel burrone della devastazione.

E allora, forse, serve un piccolo vademecum con il quale orientarsi o meglio prendere maggiore consapevolezza di ciò che accade e sapersi districare tempestivamente. Cominciamo con il vedere quali possono essere le condizioni, proprie e dell’altro, che predispongono a una trappola affettiva

Predisposizione alle trappole

1) Bassa autostima (credere poco in se stessi, bisogno di appoggiarsi a qualcuno, bisogno di essere approvati e amati)

2) False convinzioni sull’amore e sulle relazioni affettive (credere che il rapporto simbiotico, dove l’uno si immortala per l’altro rinunciando a tutto di se stesso, sia l’unico vero e ammissibile)

3) Visione di sé colpevolizzante

4) Isolamento sociale e affettivo

5) Scarsa capacità di difendere la propria identità, i propri bisogni e i propri spazi emotivi e fisici (mantenere in vita i propri hobby, le proprie amicizie e i propri interessi è garanzia per una relazione sana e duratura).

Quando sussistono questi, ancora piccoli, elementi di pericolo, bisognerebbe in ogni modo cercare di rimettersi in pari con se stessi, perché, come già detto molte altre volte, una bassa stima di sé, indipendentemente dalle cause che l’hanno ingenerata, non potrà portare che danni sia alla vita personale, professionale e di relazione. Ma ancora più rischiosi sono i segnali che ci avvisano della trappola pronta a scattare e ad inglobarci.

Alle soglie di una trappola 

1) gelosia esagerata e ingiustificata (che si tende a interpretare come attenzioni speciali e vero amore)

2) bisogno di controllo eccessivo del partner (voler sapere tutto ciò che fa, dice e pensa il proprio partner è segno di forte insicurezza personale e instabilità emotiva)

3) scatti d’ira alternati a momenti di fragilità emozionale, apparente dolcezza e comprensione e richiesta di comprensione delle proprie fragilità

4) Disturbi alimentari e del sonno (spesso chi sta per cadere vittima di una trappola affettiva o è pronto a farla scattare nei confronti di chi gli sta accanto può manifestare scarsa cura di sé attraverso bulimia, tendenza al bere, insonnia o cambiamenti nel ritmo sonno-veglia)

5) Linguaggio colpevolizzante, ricatti emotivi (Ad esempio:  “è colpa tua se mi fai arrabbiare”, “sei ingrata per tutto quello che faccio per te”, ecc. sono frasi colpevolizzanti che tendono a trasferire sull’altro le proprie paure di scarso controllo emotivo e manifestano incapacità di assumersi la responsabilità della propria esistenza)

6) Perdita di qualcosa (soggetti che tendono a costruire trappole affettive, molto spesso sono persone che sentono di aver perso la propria dignità a causa di un licenziamento, di un fallimento, della perdita di denaro o di un punto di riferimento o di un errore qualsiasi, vero o presunto, al quale cominciano a dare un importanza notevole, senza riuscire a scuotersi e andare oltre).

E infine, ci sono i segnali ai quali bisogna dare moltissima importanza perché fanno scivolare inesorabilmente nella trappola e anche in brevissimo tempo.

Dentro la trappola

1) Episodio estremo (può trattarsi di una violenza psicologica più consistente e dolorosa del solito, oppure di uno schiaffo o di un maltrattamento fisico vero e proprio)

2) La vittima dice basta (chi sta per scivolare in una trappola, a questo punto ha ancora una certa autonomia decisionale e tenta di ribellarsi o di sganciarsi dalla relazione)

3) Scatta il pentimento, la pressione psicologica, il ricatto emotivo (chi ha osato alzare le mani, costringere o maltrattare finge pentimento per non perdere la sua preda)

4) La vittima cede.

Giunti a questo stadio diventa molto più difficile svincolarsi da una trappola affettiva, anche se comunque non impossibile. Quindi bisogna fare attenzione già ai primissimi segnali, quelli ancora apparentemente lontani da una relazione distruttiva. È di vitale importanza dare il giusto peso a tutto ciò che non ci fa sentire al sicuro e che ci rende inquieti. Bisognerebbe sempre dare ascolto a quella vocina interiore che ci suggerisce di non addentrarci in un rapporto poco chiaro e poco tranquillo o di non fidarci del tipo che ci sta adulando, soccorrendo e controllando.

Impariamo a riconoscere i segnali di pericolo e a non sottovalutarli. Tutto questo può fare la differenza tra il restare in vita e il lasciarci la pelle. Davvero non conviene rischiare o incaponirsi nel voler sistemare una relazione che si sta deteriorando o nel voler salvare qualcuno che finirà per distruggerci. La vita è troppo preziosa e abbiamo il dovere e il diritto di difenderla per viverla nel migliore dei modi possibili.

elisaA cura di Elisa Albano

Psicologa – Scrittrice

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