Amianto nell’arsenale di Taranto: 198 casi di patologie da esposizione e picco nel 2020

 

Amianto, bonifiche, sorveglianza sanitaria. Non parliamo di grande industria questa volta ma dell’arsenale di Taranto, il più grande stabilimento della Marina Militare italiana. E parliamo di esposizione alla fibra killer di lavoratori e militari.

«È acclarato che a partire dagli anni ’60 ci sia stato un utilizzo massiccio, significativo dell’amianto sia a bordo delle unità navali che all’interno dei luoghi di lavoro come officine e magazzini». A rivelarlo è l’onorevole Donatella Duranti, vice presidente della Commissione d’inchiesta parlamentare sull’uranio impoverito che oggi era in missione con una delegazione nella struttura di Taranto. La missione puntava a fare chiarezza sulle condizioni di lavoro.

«La Commissione d’inchiesta si occupa prevalentemente dell’uranio impoverito, del suo utilizzo e delle ricadute sulla salute, però, per delibera istitutiva, anche del rischio connesso all’utilizzo dell’amianto», ha spiegato la Duranti. Insieme ai parlamentari Federico Massa, Gianluca Rizzi e Ivan Catalani ha incontrato in due audizioni separate il direttore dell’Arsenale di Taranto, il Contrammiraglio Salvatore Imbriani, i dirigenti dei vari Servizi e il medico competente; poi le organizzazioni sindacali, con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, il direttore regionale dell’Inail e l’associazione Contramianto.

«Abbiamo chiesto in maniera molto specifica di produrre della documentazione per approfondire la situazione – ha specificato in conferenza stampa la Duranti – in particolare in riferimento a due questioni fondamentali: da un lato la sorveglianza sanitaria dei lavoratori, non solo quelli ex esposti all’amianto certificati dall’Inail, ma complessivamente di tutti i lavoratori che sono stati impiegati in questo stabilimento. Dall’altro, le bonifiche».

I dati raccolti fotografano una realtà in cui «è riconosciuta la morbilità e la mortalità dell’amianto. Per noi – continua – rappresenta un profilo di drammaticità: ci sono oltre 198 casi di lavoratori che sono stati impiegati presso l’arsenale di Taranto che hanno subito patologie asbesto correlate e situazioni in cui ci sono evidenze di morbilità dovuta all’utilizzo dell’amianto».

Non è tutto: «Sappiamo che il picco sarà raggiunto prima del 2020, così come era stato previsto, sia per quello che riguarda i lavoratori delle ditte private che per quelli diretti e per i militari. I lavoratori sottoposti al protocollo di sorveglianza sanitaria sono circa 350 e sono quelli che hanno avuto la certificazione Inail a cui è stata riconosciuta l’esposizione all’amianto».

Poi la Duranti ammette che «negli anni, almeno dal ’92 – da quando il legislatore ha considerato fuorilegge l’amianto – ci sono state omissioni da parte della Marina Militare e gravi ritardi anche nell’applicazione delle leggi dello Stato. Ora bisogna capire quanti lavoratori sono stati danneggiati dalle manchevolezze pregresse e se c’è un problema odierno relativo alle bonifiche e alla sorveglianza sanitaria a cui sono sottoposti».

I dati parlano chiaro: «C’è una documentazione vastissima sull’utilizzo dell’amianto, dell’immagazzinamento come nel caso del famosissimo magazzino 53, del fatto che le navi siano sottoposte a bonifica. Ci hanno riferito di centinaia di tonnellate d’amianto che sono state tirate fuori dalle unità navali negli anni». Dunque c’è la necessità di approfondire per comprendere quello che è accaduto negli anni e verificare anche le responsabilità.

«Pensiamo – spiega la Duranti – di poter dire che la normativa attuale non corrisponde alle necessità dei lavoratori che sono stati esposti all’amianto, e abbiamo fondati motivi per credere che l’esposizione è avvenuta anche dopo il 1992. Occorre costruire soluzioni normative adeguate».

Nicola Sammali

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Nicola Sammali
Vicedirettore. Giornalista pubblicista e blogger. Ha conseguito la Laurea quinquennale in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Perugia nel 2005. Ha lavorato per "SegnoUrbano", "Radio Cittadella", "Telerama". Ha scritto per "Alchimie" (web magazine). Collabora con "Terra Ionica". Twitter: @NicSammali81 - E-mail: nicsamma81@gmail.com

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