Il parcheggio tra gli scavi: così Taranto tradisce la sua storia


TARANTO – Immaginate che nel quartiere Tamburi ci sia un luogo di straordinario interesse archeologico, caratterizzato da testimonianze che vanno dalla preistoria all’età moderna. Immaginate che rappresenti un polmone verde in un quartiere soffocato per decenni dai veleni prodotti dall’Ilva e da altre (ingombranti) realtà industriali. Immaginate che proprio intorno alla collina della Croce ci siano percorsi naturalistici e archeologici, masserie adibite a gallerie d’arte e sale cinematografiche. Un posto così speciale da attrarre visitatori e turisti, anche a pochi chilometri dalle ciminiere.

Ora immaginate che nello stesso luogo non ci sia più posto per questa meraviglia ma un cantiere in piena attività impegnato nella realizzazione di un parcheggio di interscambio per auto e bus urbani ed extraurbani voluto dal Comune. Bene, è quanto sta accadendo a Taranto, la città che oggi rivendica la permanenza della sede della Soprintendenza archeologica (ormai destinata a Lecce in virtù della riforma voluta dal ministro Dario Franceschini) e dove si è deciso per l’ennesima volta di procedere coi paraocchi, nonostante ci fossero tutti gli elementi per compiere una scelta lungimirante.

LE INDAGINI DI ARCHEOLOGIA PREVENTIVA

Veniamo ai fatti. Cosa accade nel corso del 2010? Nello stesso anno in cui va avanti l’iter relativo al progetto per la “Creazione di un sistema integrato di linee veloci riservate al trasporto pubblico urbano – Primo stralcio funzionale – parcheggi in località Cimino-Croce”, il Comune di Taranto affida “Indagini di archeologia preventiva nell’area interessata dal Progetto Coordinato per il Risanamento del quartiere Tamburi”. L’aggiudicazione avviene a marzo; l’importo complessivo dell’operazione è di 61.950,00 euro. Nel periodo compreso tra il 28 giugno e il 30 settembre, nell’ambito del contratto stipulato tra il Comune di Taranto e l’ATI Polisviluppo-Novelune, vengono condotte ricerche archeologiche che riguardano il territorio compreso tra Punta Rondinella, la Masseria Bellavista, la Masseria Santa Teresa e il fiume Galeso.

Dalle ricerche emerge un quadro di grande interesse: quel territorio ha avuto una notevole rilevanza sia per la sua posizione geografica, sia perché interessato – in età classica, romana e medievale – dall’attraversamento di importanti strade, su tutte la via Appia. La zona dei Tamburi era considerata il grande giardino di Taranto per la sua campagna fertile e produttiva. La maggiore concentrazione di siti antichi risulta a ridosso del Ponte di Pietra e proprio nell’area della Croce, popolata sin dalla Preistoria.

Notevole è anche la presenza di chiese e conventi di Età medievale e post-medievale. L’area con maggiore concentrazione di reperti viene individuata nei pressi della Masseria Ruggiero (nota anche come Villino Belvedere) posta al di sopra della scarpata prospiciente la stazione ferroviaria, ad est della collina della Croce, compresa tra via San Brunone, ad est, e via Scarponara, ad ovest. Nell’area della Masseria Ruggiero si decide  – di concerto con la dott.ssa Dell’Aglio, funzionario della Soprintendenza Archeologica per la Puglia – di avviare uno scavo archeologico stratigrafico. Tale attività, eseguita dall’1 al 23 settembre 2010, fornisce risultati di straordinario interesse archeologico che avrebbero dovuto sortire ripercussioni sull’inquadramento urbanistico dell’area.

In una relazione pubblicata sul sito della cooperativa Novelune (leggi qui), si parla di “ricchezza straordinaria dell’area indagata, che presupporrebbe un immediato vincolo e la programmazione di interventi di scavo in estensione, propedeutici a seri interventi di fruibilizzazione”. Si legge ancora: “Un così significativo spaccato di storia antica della città non può assolutamente essere sottratto alla ricerca e alla divulgazione, anche in considerazione della splendida posizione del sito, affacciato sul porto antico della città – a cavallo del mar Piccolo e dal mar Grande – da cui si gode una bellissima visione dell’isola Città Vecchia”.

Insomma, il quartiere “Tamburi”, vissuto per decenni come il rione dei fumi e dei veleni, rivela lo splendore di un passato ricco di testimonianze archeologiche e storiche tutte da valorizzare. Ma ancora una volta, entrano in azione le logiche della politica e del profitto, quelle che a Taranto hanno sempre ostacolato uno sviluppo culturale ed economico alternativo alla grande industria inquinante. Così, il messaggio suggerito da quel meticoloso lavoro di ricerca archeologica viene scavalcato da altri fatti che spianano la strada ai lavori per il parcheggio di interscambio in zona “Croce”.

IL PARERE DELLA SOPRINTENDENZA

Nello stesso anno (2010) in cui viene aggiudicato il bando per le indagini di archeologia preventiva va avanti l’iter per il progetto relativo ai parcheggi. Ad aprile, alla Conferenza dei Servizi, giunge il parere della Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Puglia (sede di Taranto). Il soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro scrive al Comune di Taranto – Direzione Urbanistica-Edilità: “Sulle aree destinate a parcheggi in località Cimino e Croce non insistono vincoli archeologici ai sensi del D.Lgs. 42/2004”.

Poi, aggiunge: “Considerato che le aree interessate dal parcheggio sono ubicate nelle immediate adiacenze della collina della Croce, caratterizzata da un’importantissima frequentazione a carattere insediativo sin dal V millennio A.c., questa Soprintendenza, ai sensi dell’art. 28 del D.Lgs. 42/2004, subordina la realizzazione delle opere in progetto all’esecuzione di saggi stratigrafici preventivi del sito prescelto per i lavori in oggetto specificati, soprattutto in corrispondenza delle fondazioni delle nuove strutture di servizio, ma anche dell’area destinata a parcheggio”.

Il 24 giugno, la Conferenza dei Servizi approva definitivamente il progetto relativo ai parcheggi per auto, bus urbani ed extraurbani (lavori affidati all’ATI Italstrade Srl – Impresa Mele Tommaso Srl). In seguito a due incontri con la Soprintendenza, l’ultimo dei quali il 10 dicembre 2010, il Comune di Taranto comunica l’intenzione di procedere nell’espletamento delle fasi finali della gara d’appalto già avviata, impegnandosi a rivedere il progetto solo per la località Croce al fine di limitare “quanto più possibile l’entità delle attività di modifica del fronte di scarpata e della attività di sbancamento”. Tra gli impegni assunti c’è quello di “condizionare qualsiasi attività di scavo all’attivazione di adeguata sorveglianza archeologica sotto la direzione della Soprintendenza allo scopo di garantire, in ogni fase di lavoro, il controllo della eventuale presenza di reperti archeologici”.

EPILOGO

Sta di fatto, però, che si dà il via libera ai lavori. Ed è qui, secondo alcuni esperti di archeologia, che si annida il peccato originale del progetto. Per il parcheggio di interscambio, infatti, si poteva individuare una zona realmente periferica del quartiere Tamburi e non un’area di notevole rilevanza archeologica come quella prescelta. C’è chi parla pubblicamente di una grave mutilazione della storica collinetta della Croce.

A lavori avviati, nel corso del 2013, si sollevano le proteste di gruppi di cittadini che scendono in campo per impedire la copertura con asfalto e cemento degli straordinari reperti archeologici  affiorati dopo gli scavi sulla collina del Belvedere (ampia necropoli, tracce di acquedotto, probabili Terme, fontana/cisterna, fornace) e per chiedere una revisione del parere fornito dalla Soprintendenza, oltre a un impegno del Comune di Taranto per la creazione del Parco archeologico del Belvedere.

Nel 2014 il Comune di Taranto approva una “perizia di variante” tesa a salvaguardare quanto emerso dalle indagini di archeologia preventiva che prevede la riduzione delle aree destinate a parcheggio (con conseguente diminuzione dei posti auto) e un diverso posizionamento della struttura per i servizi. Ma chi conosce la storia da vicino dice che i danni – a colpi di scavi e sbancamenti – sono già stati compiuti e che la convivenza tra un parcheggio e un parco archeologico è a dir poco assurda. Una città orgogliosa della sua storia e del suo patrimonio storico non lo avrebbe mai permesso. Tutto ciò fa pensare all’ennesima occasione persa da parte di una città incapace di valorizzarsi. La stessa città che oggi vede i suoi organi istituzionali indignarsi per lo “scippo” della sede della Soprintendenza archeologica.

Alessandra Congedo

Foto tratte dalla pagina Facebook del Progetto Parco Archeologico del Belvedere (clicca qui) e dal sito della cooperativa Novelune (clicca qui)

About the Author

Alessandra Congedo
Direttore responsabile - Laureata in Scienze della Comunicazione all'Università del Salento con una tesi di laurea dal titolo “Effetti della comunicazione deterministica nella dicotomia industria/ambiente”, incentrata sulla questione ambientale tarantina. Ha collaborato con il TarantOggi, Voce del Popolo, Nota Bene, Radio Cittadella (SegnoUrbano On Air), Corriere del Mezzogiorno, Manifesto. Ha curato l’ufficio stampa del WWF Taranto per il progetto “Ecomuseo del mar Piccolo”. Il 21 novembre 2013 è stata premiata nella categoria “Giornalismo” nell’ambito della Rassegna Azzurro Salentino. Ha partecipato a "Fumo negli occhi", documentario sull'Ilva e sull'inchiesta "Ambiente Svenduto".

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