«I debiti dei Consorzi di bonifica non possono ricadere sulle spalle dei soliti noti: gli agricoltori». E’ questa la posizione unitaria di Agrinsieme Taranto, il coordinamento di Confagricoltura, Cia e Copagri, che mette il dito nella piaga: «Oltre a esigere somme illegittime ed ingiuste, gli Enti non rispettano gli impegni presi, che prevedevano un percorso chiaro per la definizione dei presupposti per il pagamento del tributo».
La questione ha ripreso quota negli ultimi tempi, quando diverse aziende agricole si sono viste recapitare le cartelle esattoriali di pagamento relative ai ruoli di contribuenza – tributo 630 – anno 2014 – dei Consorzi di bonifica Stornara e Tara, Arneo e Terre d’Apulia. Le organizzazioni di categoria hanno perciò ribadito al nuovo commissario la loro ferma protesta rispetto alla sostanza delle cartelle e alla modalità con cui gli Enti hanno disatteso le intese precedenti. Un’opposizione decisa che ha preso la forma di un articolato documento in cui Agrinsieme fa presente che «nelle provincie ioniche, salentine e baresi le aziende stanno per ricevere o hanno già ricevuto le cartelle esattoriali dei Consorzi di Bonifica commissariati» e che «la protesta – soprattutto contro il tributo 630 – continua a crescere».
Agrinsieme ricorda quindi d’aver denunciato già l’8 luglio 2014 «come nella emissione degli avvisi bonari spediti dai Consorzi di bonifica agli agricoltori, gli Enti non avessero mantenuto gli impegni assunti nei mesi precedenti con le organizzazioni professionali agricole, in quanto le somme richieste non corrispondono a servizi erogati, ma assumono l’aspetto di un vero e proprio balzello ingiusto». Nel documento, inoltre, si rimarca il contenuto dell’accordo sottoscritto il successivo 17 luglio 2015 presso la Regione Puglia, in cui le organizzazioni chiedevano «di sospendere ogni esazione della contribuenza consortile» in attesa di acquisire «entro il 15 settembre 2015 i Piani industriali dei Consorzi, al fine di valutare l’effettivo peso dell’apparato amministrativo dei Consorzi, nell’ambito della gestione dei servizi; correlare il tributo agli interventi di manutenzione ordinaria (effettivamente operati) escludendo dal computo quelli di manutenzione straordinaria, da porre a carico della Regione; non gravare sulla contribuenza l’onere del riequilibrio della debitoria pregressa».
«Nulla di quanto richiesto in quella sede – si ribadisce nel nuovo documento di Agrinsieme – è stato fatto, ma malgrado ciò si persiste nella volontà di far pagare agli agricoltori somme illegittime ed ingiuste nella loro determinazione in quanto non supportate dalla corretta procedura di quantificazione, secondo quanto previsto da tutte le norme, nazionali e regionali, in vigore per tale materia». Agrinsieme riconosce che «i Consorzi hanno il diritto di imporre il tributo», ma ne condiziona l’ambito di operatività: «Solo in presenza del presupposto che vi sia un beneficio diretto e specifico del fondo servito e ciò deve comportare un aumento di valore fondiario dello stesso. Presupposto che, per la quasi totalità dei consorziati degli Enti i cui comprensori ricadono nel Salento, in Terra Ionica e nel Barese non si verifica».
La conclusione è per Agrinsieme un punto cruciale, su cui non ci può essere alcun margine di trattativa: «Si invita l’Amministrazione Consortile a dar seguito a quanto richiesto da parte delle Organizzazioni Agricole in sede regionale e la Regione Puglia a vigilare perché sia seguita la corretta procedura di legge per la quantificazione del tributo consortile» e quindi non si proceda ad avanzare «richieste di sorta verso agli agricoltori».
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