Polveri a Taranto, Spera (Legamjonici): “La vera prevenzione si fa fermando le fonti inquinanti”

In merito alle dichiarazioni del dottor Michele Conversano, responsabile del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto (contenute in un’intervista pubblicata da InchiostroVerde: leggi qui), interviene la dott.ssa Daniela Spera (Legamjonici) con una nota che riportiamo integralmente.

spera bruxelles“E’ materia senz’altro complessa la correlazione tra agenti inquinanti e incidenze di patologie in un territorio caratterizzato dalla presenza di attività industriali fortemente impattanti sull’ambiente, ma si può dire che la letteratura scientifica in merito alla questione ha chiarito molti aspetti, facendo passi da gigante. Questo, di sicuro, il Direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto, Michele Conversano, lo sa perché si parte proprio dal dato scientifico esistente per fare ‘prevenzione’.  Allora cercherò anch’io di fare chiarezza.

Fare prevenzione sanitaria significa evitare una malattia ed evitare un rischio. Il dottor Conversano non può infatti ignorare aspetti molto importanti che caratterizzano la natura stessa delle polveri: composizione, grandezza delle particelle, tempo di esposizione ed effetti sanitari. La composizione riguarda la qualità delle polveri, cioè il loro contenuto di agenti inquinanti e la loro pericolosità. Non ci si può dunque riferire solo agli Ipa e al benzo(a)pirene come indice di pericolosità delle polveri Pm10, dato che nulla o poco si sa delle infinite altre sostanze in esse contenute. L’assenza di informazione infatti non deve far concludere che ci sia assenza di pericolo, anzi deve essere motivo per aumentare il livello di guardia e proprio per questo agire per prevenire danni da parte di sostanze non ancora normate.

La grandezza delle particelle è un aspetto altrettanto importante perché le polveri ultrafini sfuggono ad ogni controllo e rappresentano il maggior pericolo poiché penetrano più in profondità nell’organismo, raggiungendo il sistema circolatorio e il sistema nervoso centrale. Se giustamente, da un lato, il dottor Conversano sottolinea che non esistono evidenze scientifiche sull’effetto cancerogeno dovuto ai picchi di Ipa – infatti i picchi devono riferirsi ai PM10 per danni a breve termine per asmatici  e cardiopatici -,  dall’altro lo stesso nulla dice sull’esposizione continuata a sostanze come il benzo(a)pirene a concentrazioni al di sotto di 1 nanogrammo per metro cubo, tra l’altro, in combinazione con tutti gli agenti inquinanti presenti nei PM10.

Non a caso, nell’ottobre 2013 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha inserito le polveri sottili nel gruppo 1, cioè fra i cancerogeni per l’uomo. Del resto, non si può attendere di scoprire tutte le innumerevoli sostanze contenute nelle polveri per fare delle valutazioni in merito ad interventi drastici da attuare per evitare l’insorgenza di patologie provocate dalle industrie inquinanti che producono ininterrottamente emissioni nocive. Come può il dottor Conversano affermare che oggi le polveri sono meno pericolose? Su quale evidenza scientifica fonda tali affermazioni? Le stesse conclusioni della perizia epidemiologica fanno riferimento agli effetti sanitari dovuti ad una esposizione continuata agli inquinanti prodotti dallo stabilimento siderurgico, sulla base, tra l’altro, anche di dati forniti dalla stessa Asl.

E’ inoltre importante sottolineare che, com’è noto, l’epidemiologia prende in esame tutte le patologie. Un importante studio pubblicato ‘Lancet Neurology’ (P. Grandjean, P.J. Landrigan) si sofferma ad esempio sugli effetti neurotossici di molti inquinanti soprattutto in fase prenatale. Tale studio fa notare che se nel 2006 le sostanze neurotossiche per lo sviluppo cerebrale erano sei – piombo, metilmercurio, arsenico, policlorobifenili (PCB) e toluene-, ora a questi si sono aggiunti altri sei prodotti chimici – manganese, i fluoruri, i pesticidi e DDT, il solvente tetracloroetilene, e i ritardanti di fiamma a base di polibromodifenileteri (PBDE) – con effetti sul feto che potrebbero andare dal disturbo da deficit di attenzione (ADHD) alla dislessia fino a patologie ancora più gravi. L’aumento del rischio del morbo di Parkinson, di Alzheimer e altre malattie neuro-degenerative e neoplastiche sono correlate anche ad esposizione materna ad inquinanti chimici ambientali.

La Direttiva 2004/107/CE del parlamento europeo evidenzia che – in base ai dati scientifici disponibili –  l’arsenico, il cadmio, il nickel e alcuni IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) sono agenti genotossici e cancerogeni per l’uomo e che non esiste una soglia identificabile al di sotto della quale queste sostanze non comportino un rischio per la salute umana. Cos’è dunque la prevenzione per il Dottor Conversano? Di quali evidenze scientifiche ha ancora bisogno per attuare o suggerire interventi concreti che vadano oltre la denuncia alla magistratura? Il dottor Conversano ritiene lecito continuare ad utilizzare Taranto come un laboratorio per studiare gli effetti dell’inquinamento sulle persone? Non si perda altro tempo, e si faccia davvero prevenzione, battendosi in tutte le sedi per fermare le fonti inquinanti”.

Daniela Spera: Laurea in chimica-farmaceutica, specializzata in chimica organica, Dottore di Ricerca in Scienze Farmaceutiche, professione Farmacista. E’ anche attivista nel comitato Legamjonici.

 

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