Inquinamento atmosferico: ogni anno in Italia 30mila morti per il PM 2,5

Via Decreto Regione Puglia

inquinamentoL’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno in Italia di circa 30mila decessi solo per il particolato fine (PM 2.5), pari al 7% di tutte le morti (esclusi gli incidenti). In termini di mesi di vita persi, questo significa che l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi; 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole. Gli effetti sono maggiori al Nord e il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite all’anno.

Sono questi i risultati più rilevanti del progetto CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute), finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute e coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, con la collaborazione dia Università e centri di ricerca: ENEA, ISPRA, ARPA Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, Dipartimento di statistica dell’Università di Firenze, Università di Urbino e Dipartimento di Biologia Ambientale della Università La Sapienza di Roma. Sul sito internet www.viias.it, curato dal partner del progetto Zadig, sono disponibili dati e approfondimenti. I risultati del progetto CCM VIIAS sono stati presentati giovedì, presso l’Auditorium del Ministero della Salute di via Giorgio Ribotta a Roma. L’incontro ha avuto luogo a pochi giorni di distanza dalla risoluzione sull’inquinamento atmosferico, adottata dalla 68° Assemblea Mondiale della Sanità, in cui si pone l’accento sugli impatti negativi dell’inquinamento sulla salute e si invitano i governi a intraprendere misure immediate e urgenti.

Lo studio CCM VIIAS rappresenta una tempestiva risposta, poiché fornisce una mappa dettagliata degli impatti ambientali e sanitari dell’inquinamento dell’aria e propone l’adozione di politiche adeguate per guadagnare salute, in termini di riduzione di malattie e mortalità, riduzione delle disuguaglianze sul territorio e risparmio di risorse pubbliche. Inoltre l’analisi di VIIAS consente di mettere a fuoco come è cambiata la natura dell’inquinamento atmosferico negli ultimi dieci anni, individuando nella combustione di biomasse per il riscaldamento e negli scarichi dei veicoli Diesel i due principali bersagli verso cui indirizzare nuove misure preventive.

La   nuova mappa dell’inquinamento in Italia – Applicando sofisticati modelli previsionali della concentrazioni degli inquinanti su tutto il territorio nazionale, il progetto CCM VIIAS ha stimato sia l’esposizione della popolazione italiana, sia la mortalità totale che quella per malattie respiratorie, cardiocircolatorie e tumore del polmone in tutta Italia fino al dettaglio regionale. Ne emerge che il 29% della popolazione italiana vive in luoghi dove la concentrazione degli inquinanti è costantemente sopra la soglia di legge ma anche che vi sono considerevoli disuguaglianze degli effetti sanitari sul territorio italiano. Come atteso, l’inquinamento colpisce maggiormente il Nord (per il 65% del totale), in generale le aree urbane congestionate dal traffico e le aree industriali. Anche la combustione di biomasse (principalmente legno e pellet) è responsabile della maggiore incidenza di morti e malattie per l’esposizione al particolato.

In base alle stime effettuate dal progetto, è possibile inoltre apprezzare l’evoluzione degli effetti sanitari dell’inquinamento nel tempo. Se nel 2005 il numero di decessi attribuibili all’inquinamento è stato, rispettivamente, 34.552 per il PM 2.5, 23.387 per l’NO2 e 1.707 per l’O3, nel 2010 si è osservata una forte diminuzione per il PM 2,5 (21.524) e l’NO2 (11.993), soprattutto per le ridotte emissioni dovute alla recessione economica, mentre nel 2020, nonostante i miglioramenti tecnologici e le politiche adottate, si ha uno scenario tutt’altro che migliorato rispetto a dieci anni prima (28.595 morti per PM2,5, 10.117 per NO2).

Gli effetti dell’inquinamento sono particolarmente gravi nel Nord Italia, soprattutto in Pianura Padana, con la Lombardia in testa alla classifica con il più alto tasso di mortalità attribuibile al PM2,5: 164 decessi ogni 100.000 residenti (se si considera la sola provincia di Milano il tasso sale a 268, con 5.687 decessi, un numero che corrisponde a oltre la metà del totale regionale di 10.802) . Seguono l’Emilia-Romagna e il Veneto con tassi rispettivamente di 124 e 111. Ovviamente, il rischio maggiore è per chi vive in città, dove il tasso di mortalità si attesta su 136 decessi ogni 100.000 residenti, contro i 59 delle aree rurali.

Il PM2,5 non è l’unica minaccia alla salute che arriva nei nostri polmoni: il biossido di azoto (NO2), con una concentrazione media di 24,7 µg/m3, è stato causa di circa 23.000 morti nel 2005, anno a cui fa riferimento questa prima tornata di dati. Nel 2010 si è osservata una diminuzione dei decessi attribuibili sia al particolato fine (21.524) sia al NO2 (11.993). La ragione è addebitata agli effetti della crisi economica iniziata nel 2007 e ad una riduzione delle emissioni derivante dal calo della produzione e dei trasporti.

Secondo le stime del Progetto VIIAS, nel 2020 si avrà uno scenario peggiore rispetto a quello del 2010, con oltre 28.000 morti a causa del PM2,5 e più di 10.000 per il biossido di azoto. Per stimare i margini di miglioramento, il progetto VIIAS ha delineato due scenari ipotetici al 2020: il primo per vedere cosa succederebbe se in tutta Italia si rispettassero le soglie di legge (25 µg/m3 per il PM 2.5 e 40 µg/m3 per NO2); nel secondo invece si ipotizza che in tutta Italia la concentrazione di inquinanti scenda del 20%. In entrambi gli scenari, si otterrebbero miglioramenti incredibili: da 10mila a quasi 20mila vite salvate, ogni anno.

Migliorare è possibile – Il progetto CCM VIIAS ha previsto due scenari alternativi, sempre al 2020: il primo ipotizza la completa adesione in tutta Italia ai limiti di legge previsti dalla normativa europea e nazionale il secondo prevede una riduzione uniforme del 20% delle concentrazioni di inquinanti sul territorio Nell’uno come nell’altro scenario si otterrebbe un risparmio di vite, rispetto al 2005, di 11.000 per il PM2,5 e 14.000 per l’NO2 nel primo e di 16.000 per il PM 2,5 e 18.000 per l’NO2 nel secondo.

Questi scenari mostrano come l’effettivo rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente, e soprattutto l’ulteriore diminuzione del 20% della concentrazione media annuale degli inquinanti, avrebbero ricadute positive sulla salute pubblica e sull’economia: seguendo le statistiche del’OMS, infatti, 10.000 decessi evitati all’anno corrispondono a circa 30 miliardi di euro.

La salute in tutte le politiche – Il progetto CCM VIIAS ha mostrato come la riduzione significativa delle emissioni avvenuta negli ultimi dieci anni non si sia sempre tradotta in un abbassamento proporzionale delle esposizioni, soprattutto in quelle aree del paese (come la Pianura Padana) caratterizzate da condizioni fisiche e meteorologiche difficili. E’ necessario quindi pianificare a livello nazionale e regionale, ponendo la salute al centro di tutte le politiche, secondo le indicazioni dell’OMS. Sono necessarie nuove misure volte a mitigare il crescente impatto della combustione delle biomasse, utili per contrastare il cambiamento climatico ma assai dannose in termini di inquinamento da particolato. Vanno proseguiti gli sforzi a favore di una mobilità sostenibile (pedonalità, ciclabilità, trasporto pubblico ecologico), con una particolare attenzione verso i veicoli Diesel, responsabili per il 91% delle emissioni di biossido di azoto e di una quota importante di particolato nel settore trasporti. Anche le emissioni del comparto agricolo (ammoniaca) vanno monitorate e contrastate. Appropriati interventi di forestazione urbana possono mitigare gli effetti dell’inquinamento in aree metropolitane.

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