Quando aprirà la Otlec? – I sindacati chiedono l’apertura del tavolo ministeriale

MARCEGAGLIATARANTO – Questa mattina verrà inviata (da parte di Giuseppe Romano della Fiom Cgil di Taranto) al ministero dello Sviluppo economico ed alla Regione Puglia da parte dei sindacati metalmeccanici, una richiesta di incontro urgente per la riapertura del tavolo ministeriale sulla vertenza della Marcegaglia Buildtech. Che in molti, anche e soprattutto per le forse “frettolose” dichiarazioni che all’epoca rilasciarono il governatore Vendola, l’assessore regionale al Lavoro Leo Caroli e i sindacati metalmeccanici, ritenevamo oramai conclusa. In realtà, come oggi affermano alcune fonti sindacali, “siamo ancora alla casella 0 nell’attuazione dell’accordo”. Che fu redatto e firmato lo scorso 2 dicembre a Roma e che prevedeva che lo stabilimento tarantino del gruppo Marcegaglia Buildtech venisse rilevato dal gruppo piemontese Otlec: quel giorno nella Capitale erano presenti oltre ai vertici delle due aziende e del viceministro Claudio De Vincenti, le organizzazioni sindacali, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola e l’assessore regionale al Lavoro Leo Caroli.

La Otlec, azienda che opera nella lavorazione dell’acciaio producendo cogeneratori e bruciatori, secondo l’accordo deve riavviare la produzione in linea con il core business tradizionale dello stabilimento: quindi con il know how dei dipendenti tarantini. Gli 85 lavoratori ancora in cassa integrazione straordinaria (ridottisi dagli iniziali 140, dopo uscite incentivate e ricollocazioni negli stabilimenti del gruppo Marcegaglia), secondo quanto previsto dall’accordo dovrebbero tornare al lavoro dal novembre 2015, quando scadrà la copertura degli ammortizzatori sociali.

Sono 15 i milioni di euro di investimento per attività siderurgiche e meccaniche per la produzione di motori per la cogenerazione messi sul tavolo dalla Otlec: motori per uso quasi domestico, a livello di condominio o piccola impresa che producono energia elettrica da caldaie. E’ un settore nuovo, finalizzato al risparmio energetico. L’innovazione di prodotto prevede anche quote di aiuto regionale per la ricerca e l’innovazione con particolare intensità per il nuovo settore industriale.

Il passaggio di consegne ufficiale tra il gruppo Marcegaglia e la Otlec avvenne lo scorso 15 dicembre nella sede di Confindustria Taranto. Alla stesura delle firme erano presenti i sindacati, (Pietro Berrettini della Fim-Cisl, Giuseppe Romano della Fiom-Cgil e Cosimo Amatomaggi della Uilm-Uil) ed i dirigenti delle due aziende (Cottino per la Marcegaglia e Renzo Imasso, Amministratore Unico della Otlec Spa). Secondo gli accordi sottoscritti, l’azienda doveva subentrare a partire dal mese di gennaio e con l’inizio del nuovo anno, proprio tra gennaio ed il mese di marzo, sarebbero potute partire le prime 21 assunzioni. Ad oggi, invece, di nuovo c’è soltanto l’insegna della Otlec che ha sostituito quella della Marcegaglia.

Diversi i problemi. L’azienda piemontese è infatti ancora in attesa di ottenere il finanziamento da parte degli istituti di credito. Il piano industriale c’è e prevede la realizzazione di lamiere per auto motive. Tra l’altro, il progetto della Otlec è legato a doppio filo con il potenziamento delle produzioni degli stabilimenti Fiat di Melfi e Foggia. Secondo quanto sostenuto dai sindacati, il progetto dell’azienda piemontese su Taranto c’è ed è proprio quello che consentirebbe alla Otlec di “fare il salto di qualità”. Questo progetto infatti, consentirebbe all’azienda di poter usufruire del contratto di rete: un istituto innovativo nel nostro sistema produttivo che realizza un modello di collaborazione tra imprese e che consente, pur mantenendo la propria indipendenza, autonomia e specialità, di realizzare progetti ed obiettivi condivisi, incrementando la capacità innovativa e la competitività sul mercato. Il contratto di rete è stato introdotto recentemente nel nostro ordinamento giuridico (ed è disciplinato dall’art. 3, commi 4-ter, 4-quater, 4-quinquies, della Legge n. 33 del 9 aprile 2009 di conversione del D.L. n. 5 del 10 febbraio 2009, così come modificata dal D.L. n. 78 del 31 maggio 2010, convertito nella Legge n. 122 del 30 luglio 2010).

E’ un accordo con il quale più imprenditori si impegnano a collaborare al fine di accrescere, sia individualmente (cioè la propria impresa) che collettivamente (cioè le imprese che fanno parte della rete), la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato. A tale scopo, con il contratto di rete le imprese si obbligano, sulla base di un programma comune, a collaborare in forme e in ambiti predeterminati attinenti all’esercizio delle proprie attività; ovvero scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica; ovvero ancora esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa. Cosa che se si realizzasse nell’immediato, consentirebbe alla Otlec di assumere immediatamente gli 85 lavoratori ex Marcegaglia. Intanto però, i finanziamenti tardano ad arrivare.

Ma un altro campanello d’allarme per i sindacati, consiste nel fatto che il gruppo Marcegaglia non ha ancora autorizzato l’integrazione alla cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, nonostante l’accordo sottoscritto ed il fatto che la legge di Stabilità autorizza la cigs per la cessazione di attività con accordi sottoscritti entro il 2014 (che è proprio il caso in questione). Siamo ad aprile ed a novembre terminerà la copertura degli ammortizzatori sociali. Proprio due settimane fa tornammo sul “bluff” operato dalla Marcegaglia, che annunciò la chiusura del sito tarantino per crisi di mercato, per poi spostare in realtà tutta la produzione di pannelli coibentati nello stabilimento piemontese di Pozzallo. La speranza è che questo resti l’unico bluff di questa vertenza e che invece non si trasformi nell’ennesima beffa per i lavoratori e il territorio tarantino. La vicenda Miroglio qualcosa dovrebbe pur aver insegnato. O no?

Gianmario Leone

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