Sono sempre e soltanto vel…Eni – L’ultima relazione dell’Arpa sui cattivi odori a Taranto

Raffineria-ENI-Taranto

Raffineria-ENI-TarantoTARANTO – La conclusione, da anni, è sempre la stessa: “Data la tipologia degli inquinanti rilevati e le condizioni meteo climatiche del 7 e 8 febbraio 2015, e la concomitante presenza di una procedura di manutenzione degli impianti, si ritiene che i disagi olfattivi verificatisi in tale data di livello o estensione tali da produrre l’attivazione del sistema “Odortel” – siano ascrivibili alle emissioni di composti odorigeni da parte della Raffineria ENI”. La relazione, come sempre, è redatta dalla Direzione Scientifica di ARPA Puglia. E si riferisce a quanto accaduto nelle giornate del 6 e 7 febbraio, quando pervennero via mail al servizio “INFO” di ARPA Puglia alcune segnalazioni inerenti i cattivi odori a Taranto.

Nelle prime ore del 6 febbraio veniva allertato anche il DAP di Taranto per le segnalazioni di cattivi odori in diverse zone della città, pervenute ad ARPA da parte di cittadini di Taranto attraverso la Questura (prot. ARPA n.7521 del 11/02/2015), con apposita stesura di relazione di sopralluogo. Il 7 febbraio il significativo evento odorigeno è stato rilevato dalla rete di recettori “Ordotel” gestito da ARPA Puglia e, conseguentemente, sono stati effettuati prelievi di campioni di aria nelle due postazioni attualmente attive (Piazza Garibaldi e Ospedale), analizzati per via olfattometrica.

Ben 5 le segnalazioni “rosse” e due rilevazioni “gialle” alle ore 10, con un accentramento nella zona sud-occidentale del Borgo. La direzione del vento mostra inoltre, intorno alle ore in cui il fenomeno si è verificato, ha registrato una rotazione dal settore meridionale a quello nord-ovest, con provenienza dall’area industriale. Questa situazione climatica, da sempre, favorisce lo spostamento di masse d’aria provenienti dalla zona industriale verso la città, proprio nelle prime ore del mattino, “durante le quali l’instaurarsi di venti moderati sposta masse d’aria che durante la notte sono stanziali, data la stabilità dell’atmosfera durante le ore notturne”: fenomeno che poi si affievolisce con il passare delle ore ed il rimescolamento dell’aria.

Inoltre, nella relazione di ARPA Puglia viene riportato che una comunicazione dell’Eni, aveva preannunciato lavori di fermata degli impianti del “Complesso Impianti Catalitici e dell’Unità PSA 6 letti, con possibile verificarsi di accensione delle torce, nonché possibili oscillazioni dei livelli emissivi ai camini di raffineria (con prot Arpa 0006417 del 05/02/2015)” proprio in data 7 febbraio, evento che ha fatto ritenere una volta di più “che l’evento sia stato dovuto alle emissioni odorigene della Raffineria ENI” si legge nella relazione di ARPA Puglia.

Di conseguenza, è stato effettuato dai tecnici del “Centro Regionale Aria della Direzione Scientifica di Arpa Puglia – Struttura Qualità dell’aria BR-LE-TA”, un approfondimento sia dei dati orari di monitoraggio della qualità dell’aria (benzene, PM10, PM2.5, IPA totali, H2S, Ozono, NO2 e CO) e, in particolare, PM10, IPA totali e idrogeno solforato, che di quelli meteorologici registrati nelle giornate del 6-7 febbraio 2015 dalle reti fisse presenti nell’area di Taranto, che pervengono al centro di elaborazione dati del Dipartimento di Taranto.

La relazione dell’ARPA ricorda anche che a Taranto l’inquinante in questione, l’idrogeno solforato, che è un indicatore della presenza di eventi odorigeni, si rileva solo in via Archimede e in p.za Garibaldi. Le medie giornaliere di PM10 (polveri sottili) nel comune di Taranto in data 6-7/02/2015 sono risultate inferiori al limite previsto dal D.Lgs. 155/2010, che è pari a 50 μg/m3 nelle stazioni fisse presenti nel comune di Taranto. Anche per il benzene, i valori medi giornalieri registrati presso le centraline sono risultati inferiori al valore limite previsto dalla legge, che comunque è riferito alla media annuale.

Si ricorda che le segnalazione del 07/02/15 sono state effettuate tra le ore 9:30 e le 11:30. Si è rilevato un picco di H2S attorno alle 11:45 nella centralina di via Archimede nella giornata del 07/02, con valori superiori alla soglia olfattiva che è di 7 ug/m3. Come si evince da un grafico riportato, anche nella giornata dell’8 febbraio sono stati rilevati dati al minuto superiori alla soglia di 7 ug/m3, soprattutto tra le ore 4 e le 9, raggiungendo picchi di concentrazione sino a 25 ug/m3. Per diverse ore nel primo mattino dell’8 febbraio la concentrazione media di idrogeno solforato è risultata superiore a 7 ug/m3 in via Archimede. E’ emerso, quindi, come nella giornata del 7 e 8 febbraio si sia verificata una dispersione significativa di idrogeno solforato H2S, poiché la stazione di monitoraggio in via Archimede ha registrato valori rilevanti di tale inquinante. Inoltre, come si evince da un altro grafico 1, i venti prevalenti in concomitanza a tali eventi, provenivano ancora una volta dalla zona industriale, provenendo sempre dal settore Nord-Ovest.

eni arpaPer quanto riguarda la rete di monitoraggio di Eni, che ARPA visualizza ma che “ancora non è stata affidata alla validazione da parte dell’agenzia regionale per la protezione ambientale”, le centraline rilevavano nella giornata dell’8 febbraio un valore orario massimo di H2S nella centralina “denominata ENI1 alle ore 8 con 7.1 ppb (parts per billion, parti per miliardo); un valore orario massimo di H2Snella centralina denominata ENI2 alle ore 7 con 8.7 ppb” (la rete di monitoraggio è composta anche dalla centraline ENI 3, dalla centralina di via Machiavelli e dell’analizzatore in continuo ad alta risoluzione temporale di H2S in funzione presso la centralina “QA” situata in via Archimede nel rione Tamburi). Si consideri che il valore di H2S al quale praticamente tutti i soggetti interessati registrano un disagio olfattivo, pari a 7 μg/m3 è stato superato sia in via Archimede che nelle cabine ENI1 ed ENI2.

Ecco perché l’ARPA conclude la sua relazione con la frase sopra riportata: “Data la tipologia degli inquinanti rilevati e le condizioni meteo climatiche del 7 e 8 febbraio 2015, e la concomitante presenza di una procedura di manutenzione degli impianti, si ritiene che i disagi olfattivi verificatisi in tale data di livello o estensione tali da produrre l’attivazione del sistema Odortel – siano ascrivibili alle emissioni di composti odorigeni da parte della Raffineria ENI”.

L’Eni, come abbiamo avuto modo di riportare su queste colonne in tutti questi anni, ha sempre negato ogni addebito. Mentre ARPA Puglia non ha mai avuto dubbi nell’indicare la raffineria come unica responsabile di tali eventi emissivi. Come ribadito più volte, pur essendo l’idrogeno solforato un gas per cui non esiste un valore limite di legge, in letteratura si trovano numerosi valori che spaziano da 0,7 ng/m3 fino a 14 ng/m3 e che alcuni soggetti sono in grado di percepire l’odore già a 0,2 ng/m3. In corrispondenza dei valore di 7 ng/m3 (valore che si può assumere come soglia odorigena), la quasi totalità dei soggetti esposti ne distingue l’odore caratteristico. Parliamo di veleni. Perché l’acido solfidrico è estremamente velenoso.

Una prolungata esposizione può essere mortale. E’ considerato un veleno ad ampio spettro, ossia può danneggiare diversi sistemi del corpo. Ad alte concentrazioni paralizza il nervo olfattivo rendendo impossibile la percezione del suo sgradevole odore e può causare incoscienza nell’arco di pochi minuti. Un’esposizione a bassi livelli produce irritazione agli occhi e alla gola, tosse, accelerazione del respiro e formazione di fluido nelle vie respiratorie. A lungo termine può comportare affaticamento, perdita dell’appetito, mal di testa, disturbi della memoria e confusione. 10ppm (parti per un milione) rappresenta il limite inferiore di tossicità senza il rischio di danni per la salute in seguito all’esposizione di 8 ore consecutive; con livelli pari a 1000ppm si ha il collasso immediato anche dopo un unico atto respiratorio.

Ciò detto, non è dato sapere se l’Eni adotterà mai misure idonee per evitare questi problemi. Del resto, il direttore dell’ARPA Giorgio Assennato il 4 luglio 2013, fu chiarissimo di fronte alle nostre domande: “l’Eni nega da sempre anche davanti all’evidenza dei dati scientifici: evidentemente fa parte della loro politica aziendale. Semplicemente, se ne fregano, perché programmano e svolgono operazioni che comportano i fenomeni emissivi in questione, pur sapendo della presenza di condizioni climatiche sfavorevoli venendo avvisati da noi ben due giorni prima”.

Torniamo dunque ancora una volta a ribadire come il problema di fondo, da anni, sia sempre lo stesso: finché questi impianti industriali opereranno sul territorio inseguendo la famosa “logica del profitto”, non ci sarà giudice, AIA, Garante, Decreto o Legge che tenga. O loro, e quindi gli interessi economici strategici per l’Italia ed un lavoro che dà pane e veleno, o noi: e quindi la salute, l’ambiente e lo sviluppo di alternative economiche non impattanti sul territorio che valorizzino le risorse della nostra storia, della nostra terra e la creatività dei nostri giovani e di tanti onesti lavoratori e altrettanti attuali disoccupati tarantini. Non c’è possibilità di convergenza tra queste due realtà. Non c’è possibilità di compromesso. Non c’è eco-compatibilità che tenga. O loro. O noi. Per noi, da sempre, la questione è sempre stata e sempre sarà soltanto questa (e pensare che ancora oggi da più parti, tra politica e mass media, ci si chiede da dove provengano questi “fenomeni emissivi”). Tutto il resto, sono solo e soltanto chiacchiere da bar. Peraltro alquanto “velenose”.

Gianmario Leone

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