Cementir, il 2014 è stato positivo      

cementirTARANTO – La Cementir Holding ha chiuso il 2014 superando gli obiettivi relativi al margine operativo lordo e all’indebitamento finanziario netto, che, rispettivamente, si attestano a 192,4 milioni di euro rispetto al 169,7 milioni del 2013, in crescita del 13,4%, e a 278,3 milioni rispetto a 324,9 milioni rispetto al 2013. Il risultato del MOL (margine operativo lordo) è positivamente influenzato da componenti non ricorrenti per circa 12 milioni di euro e pertanto, al netto di tali componenti non ripetitive, il margine operativo lordo sarebbe stato pari a 180,4 milioni di euro, in linea con le previsioni del management.

Il risultato operativo è pari a 104,1 milioni rispetto ai 76,7 milioni di euro al 31 dicembre 2013. È quanto emerge dai dati preconsuntivi consolidati 2014 esaminati dal Cda. I ricavi delle vendite e prestazioni sono pari a 948,0 milioni con una flessione del 4,1% rispetto al 2013 anche a causa dell’impatto negativo di circa 50 milioni derivante dalla svalutazione delle principali valute estere nei confronti dell’euro. A cambi costanti i ricavi si sarebbero attestati a 998,4 milioni, in aumento del 5,3% rispetto all’anno precedente.

I volumi venduti di cemento e clinker hanno registrato nel 2014 una contrazione del 1,8% (da 9,7 milioni di tonnellate a 9,6 milioni di tonnellate) imputabile principalmente alla persistente debolezza del mercato italiano. “Il gruppo – commenta Francesco Calatagirone Jr, presidente e amministratore delegato di Cementir Holding – ha chiuso l’esercizio 2014 con risultati operativi superiori agli obiettivi prefissati per l’anno grazie ad una continua ricerca di efficienze e nonostante il contesto economico complesso e la svalutazione delle principali valute, che hanno reso ancora più difficile il raggiungimento di tali risultati. Anche l’indebitamento finanziario netto è sceso al di sotto dei 280 milioni previsti portando il rapporto di indebitamento (indebitamento finanziario netto/mol) a 1.4x grazie alla positiva performance operativa e al controllo di capitale circolante e investimenti”. I dati annuali completi e definitivi relativi all’esercizio 2014 saranno esaminati e approvati dal Consiglio di Amministrazione nella riunione prevista per il prossimo 10 marzo: sugli stessi sono in corso le attività di verifica da parte della società di revisione.

Il Cda ha inoltre approvato le previsioni per l’esercizio in corso. In particolare si prevede di raggiungere un margine operativo lordo di circa 190 milioni di euro e un indebitamento finanziario netto di circa 230 milioni di euro, con investimenti industriali programmati per circa 70-75 milioni di euro. Sono previsti un aumento dei volumi di vendita sia di cemento che di calcestruzzo, l’operatività delle società attive nel trattamento dei rifiuti in Turchia e UK, efficienze sui costi delle energie, oltre che effetti positivi sui costi fissi principalmente dovuti al proseguimento della riorganizzazione in Italia. Resta confermata, in assenza di smentite, l’assemblea straordinaria degli azionisti convocata per il prossimo 23 febbraio per attribuire al consiglio di amministrazione la delega quinquennale ad aumentare il capitale sociale in base in base all’articolo 2443 del Codice civile, per un aumento di capitale per un massimo di 300 milioni di euro.

All’aumento di capitale parteciperanno sia la Caltagirone spa, che tramite Calt 2004 srl detiene il 31,67% del capitale di Cementir Holding, sia la Vianini Lavori, che possiede il 25,48% delle quote tramite la Lav 2004 S.r.l. La Vianini Lavori appartiene al gruppo Caltagirone: il 50,04% delle sue azioni è infatti detenuto proprio dalla Caltagirone Spa. Francesco Gaetano Caltagirone, presidente ed amministratore delegato della Cementir Holding, detiene il 2,8%, in modo tale da controllarne la maggioranza delle azioni. Un altro 12% di questa società è controllato in egual misura da altre due società del gruppo Caltagirone: la Finanziaria Italia 2005 Spa e la Capitolium Spa. Entrambe le società hanno dato ufficiale consenso all’operazione (il Consiglio di Amministrazione di Vianini Lavori S.p.A. è presieduto da Mario Delfini).

Insomma, un aumento di capitale in famiglia. Del resto, non poteva essere diversamente. L’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, secondo i dati forniti dalla Consob, ha in mano, attraverso diverse controllate, il 64,60% di Cementir (il 4,78% lo detiene il figlio Francesco Caltagirone Jr, il restante 29% è “flottante”, ovvero la quantità di azioni, emesse da un’azienda quotata, che gli investitori possono liberamente commerciare nel mercato secondario).

Ma a che cosa servono i 300 milioni di aumento di capitale deciso dalla holding? Come riprotammo lo scorso 13 gennaio, secondo gli analisti di Mediobanca Securities, probabilmente per acquisire gli asset canadesi dell’azienda Holcim, storica azienda italiana di Como fondata nel 1928 ( entrata nel 1996 sotto il controllo del gruppo svizzero Holderbank, dal 2001 Holcim). Del resto, lo stesso Caltagirone lo scorso aprile lasciò intendere che era allo studio del gruppo un’operazione di questo tenore. “Se per problematiche antitrust”, il colosso mondiale del cemento che nascerebbe dalla fusione tra Holcim e Lafarge “dovesse cedere delle attività, abbiamo i conti in ordine per valutare possibili subentri” dichiarò lo stesso Caltagirone in occasione dell’approvazione del bilancio 2013 nello scorso aprile.

Ed anche gli analisti della società di consulenza società Kepler – Cheuvreux avevano previsto la scorsa primavera che il gruppo avrebe utilizzato una cifra vicino ai 500 milioni di euro a sua disposizione per fare “shopping” nel settore, in particolare per una espansione delle sue attività nel Far East. Del resto il gruppo Cementir ormai ottiene quasi il 90% dei ricavi fuori dall’Italia (in particolare da Scandinavia, Turchia ed Estremo Oriente). Intanto, lo stabilimento di Taranto in piedi dal 1964, e ridotto oramai alla sola macinazione dal 1 gennaio del 2014 quando fu spento il forno, sembra sempre più lo scheletro di un ferro vecchio degno rappresentate dell’archeologia industriale del ‘900, abbandonato a se stesso e destinato ad essere chiuso nel giro di poco tempo.

Gianmario Leone

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