Tempa Rossa, in corso i lavori del Consiglio Regionale – Ieri il “no” alle trivelle

Tempa Rossa

17_12_2008_tempa rossaBARI – Avviati dal presidente Onofrio Introna, i lavori del Consiglio regionale con il prosieguo dell’esame del disegno di legge in materia di organizzazione, riduzione della dotazione organica e della spesa del personale, incardinato ieri con la lettura della relazione da parte del presidente della seconda Commissione Giovanni Brigante. All’ordine del giorno è iscritta la proposta di legge riguardante la promozione del sistema golfistico regionale (primo firmatario Nino Marmo (FI), di cui si è già svolta la discussione generale. Al vaglio dell’assise regionale anche due mozioni. La prima contiene la richiesta al Governo di riaprire la procedura AIA relativa al progetto denominato “Tempa Rossa” a Taranto (primo firmatario Alfredo Cervellera); la seconda (primo firmatario Roberto Ruocco) è pertinente alle problematiche dell’agricoltura pugliese. DIRETTA STREAMING: http://web.videoparlamento.it/

APPROVATO ORDINE DEL GIORNO CONTRO LE TRIVELLE

“Per difendere i mari di Puglia dalle trivelle”: è la motivazione del nuovo ordine del giorno, approvato dal Consiglio regionale. Un documento bipartisan, che reca le firme di numerosi capigruppo di maggioranza e opposizione, oltre a quella del presidente dell’Assemblea pugliese, Onofrio Introna. “Ancora una volta – dichiara – ci schieriamo contro il decreto Sblocca Italia del Governo nazionale, chiedendo al presidente Vendola e alla Giunta regionale di impugnare il provvedimento davanti alla Corte Costituzionale, in particolare l’art. 38 palesemente incostituzionale”.

Attribuendo carattere strategico alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, la norma semplifica gli iter autorizzativi e scavalca le valutazioni ambientali, ignorando i poteri riconosciuti dalla Costituzione alle Regioni. Viene anche prorogata la durata delle concessioni, che potrebbero estendersi fino a 50 anni.

“L’accelerazione impressa dal Governo Renzi alle trivelle nasce da una stima esagerata dell’effetto idrocarburi (25 mila nuovi posti di lavoro)”, fa notare Introna. Secondo dati dello stesso Ministero dello Sviluppo, il petrolio nei nostri fondali marini non supererebbe però i 10 milioni di tonnellate, pari al fabbisogno nazionale di appena 8 settimane. “Per questo scarso e presunto oro nero, si moltiplicano richieste di concessioni, per quasi 30mila kmq complessivi di aree marine, in un Mediterraneo dove già si concentra più del 25% del traffico petrolifero marittimo mondiale, con un impatto e un inquinamento che non hanno paragoni in tutto il pianeta”.

L’art. 28, secondo il presidente del Consiglio regionale è “antieconomico e certamente non decisivo per il fabbisogno energetico del nostro paese, mentre potrebbero risultare molto dannose le ricadute negative su un’industria straordinaria e in grande crescita come il turismo pugliese, ma anche su tutte le altre attività economiche legate ai mari (in Puglia sono Adriatico e Ionio, tra i più importanti ai fini della balneazione) e alle coste (oltre 800 di litorali, è la prima per estensione costiera dopo le grandi isole)”.

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