Partita “Taranto per la vita”, l’attore Michele Riondino: “Io non ci sarò”

Riondino Primo Maggio Taranto

riondino«Nelle scorse settimane alcuni giornali mi hanno affiancato ad una iniziativa che si terrà nei prossimi giorni a Taranto: “Taranto per la vita”, la partita di calcio promossa dalla “Nazionale Cantanti” allo stadio Erasmo Iacovone. Oggi intendo smentire ogni collegamento tra me e la realizzazione dell’evento. Pur auspicando che l’iniziativa possa riuscire vista la sua natura benefica, ci sono alcuni aspetti che hanno reso impossibile un mio coinvolgimento».  E’ quanto afferma l’attore Michele Riondino, tra i promotori del 1° maggio tarantino, da tempo in prima fila sul fronte della lotta all’inquinamento.  Riportiamo di seguito la lettera  integrale di Riondino in cui spiega il suo punto di vista sull’evento in questione.

“In un primo momento, la “Conad”, sponsor della Nazionale Cantanti, aveva contattato me ed il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, di cui sono parte integrante, affinché promuovessimo insieme l’evento. L’idea era semplice: coniugare la denuncia dei danni causati dall’inquinamento a Taranto con una raccolta fondi per realizzare qualcosa di concreto. Il nostro entusiasmo per la proposta è stato immediato. Ben presto, però, uno scoglio troppo grande ci ha sbarrato la strada. La dirigenza della Conad ha voluto fortemente che l’evento venisse patrocinato dal Comune e vedesse come media partner il giornale locale Taranto BuonaSera. Una scelta inconciliabile con la battaglia mia e del Comitato per una Taranto diversa. 

Iniziamo dal patrocinio del Comune di Taranto: la nostra contrarietà non nasceva da un pregiudizio verso le istituzioni a prescindere, assolutamente. Saremmo stati ben lieti, io per primo, nel vedere l’ente più prossimo ai cittadini in prima fila con noi. Non sempre, però, si puó distinguere la persona dall’istituzione che rappresenta. È proprio questo il caso di Taranto, dove troppi sono i silenzi e le omissioni che hanno caratterizzato l’attuale amministrazione comunale. In questi anni in cui si potevano porre le basi di una resistenza civica alla deturpazione del territorio e della salute di chi lo vive, i movimenti e le associazioni sono stati lasciati da soli se non addirittura osteggiati.

Le ultime indagini giudiziarie, che hanno riportato in carcere i boss della malavita che si stavano riorganizzando per il controllo del territorio, stendono inoltre un dubbio inquietante sulla trasparenza nell’attività amministrativa, sulla gestione degli affidamenti esterni e sul ruolo svolto da alcuni consiglieri comunali. A tutto ció si aggiunge il coinvolgimento diretto del primo cittadino Ippazio Stefàno nella più grande inchiesta per disastro ambientale della storia d’Italia (quella che chiama in causa l’Ilva). Per non parlare, infine, dell’atteggiamento ondivago su Tempa Rossa, il progetto della Total per movimentare a Taranto la maggiore quantità di petrolio estratto in Basilicata (aumentando nel porto ionico le emissioni nocive, il traffico di petroliere e, dunque, il rischio di incidente rilevante).

Basterebbe una modifica da parte del Comune del piano regolatore portuale per mostrare un minimo di dignità di fronte alle multinazionali dell’oro nero. Anche questa azione di buonsenso, però, stenta ad arrivare. Mi domando quanto ancora Taranto dovrà aspettare prima di avere un sindaco e un’amministrazione all’altezza di queste sfide; quanto ancora dovrà tollerare l’inettitudine di Stefàno, la sua incapacità amministrativa e il suo continuo appiattirsi sugli interessi dei poteri forti.

In una città normale, non teleguidata da Roma, si sarebbe già dimesso da un pezzo. Tutti elementi che chi vuole essere uno strumento di cambiamento, e noi ci proviamo, non puó assolutamente ignorare. La partnership con il quotidiano Taranto BuonaSera: la scelta di questo giornale come media partner dell’evento è risultata ai nostri occhi ancora più grave del patrocinio comunale. La nostra riluttanza nei confronti del quotidiano in questione non nasce da fattori soggettivi come potrebbe essere, ad esempio, la sua linea editoriale (quasi sempre ad appannaggio della grande industria).

Anche qui prendiamo esclusivamente atto del lavoro degli inquirenti ed è ancora una volta l’inchiesta “Ambiente Svenduto” a chiamare in ballo la nostra coscienza. Il direttore responsabile del suddetto giornale, Michele Mascellaro, è uno dei protagonisti delle intercettazioni; era a tutti gli effetti un componente della rete di rapporti intessuta dall’allora responsabile dei rapporti istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà (accusato dalla Procura di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari e corruzione in atti giudiziari).

Le telefonate non lasciano alcun dubbio sul rapporto di collaborazione tra i due e su come Taranto BuonaSera, all’epoca denominato più semplicemente “Taranto Sera”, venisse messo a disposizione del siderurgico per mirati attacchi giornalistici (come accadde a scapito dell’Arpa quando denunciò la presenza di berillio, un terribile inquinante, nei terreni del quartiere Tamburi). Nessuna giustificazione pubblica del suo operato è mai giunta dopo la diffusione delle intercettazioni. Non solo: il giornale, dopo aver pubblicato negli anni le pubblicità menzogna promosse dall’Ilva (nelle quali venivano millantate cifre e dati alquanto “originali” su emissioni e investimenti in ambientalizzazione), oggi fa lo stesso con la Total e la pubblicità pro Tempa Rossa.

Come tutti gli altri media del territorio è protagonista dell’ennesimo tentativo di lavaggio del cervello a danno dei tarantini. Perché Mascellaro non sente la necessità di dare qualche risposta alla città? Perché si trincera dietro il silenzio? Affronti la gente quel giorno allo stadio Iacovone; prenda in mano il microfono e chieda scusa. Sarebbe l’unica cosa di buon gusto che potrebbe fare.

Per me sono assolutamente inconciliabili i valori nobili promossi dalla Nazionale Cantanti, gli intenti che originariamente si voleva promuovere quel giorno allo Iacovone, con la collaborazione di simili personaggi. La molle società tarantina, plasmata negli anni all’indolenza e al colpevole silenzio, è tale soprattutto grazie a chi sul territorio ha mentito o taciuto.  Cosciente di quanto da lontano sia difficile avere sempre una chiara visione delle dinamiche interne a una città complessa come Taranto, non critico oltremodo la scelta di Conad e della Nazionale Cantanti. Anzi, spero che in molti prenderanno parte all’evento benefico. Siamo tutti quanti in debito però, chi più e chi meno, nei confronti delle associazioni e dei movimenti che da anni lavorano affinché i giovani di oggi, i cittadini di domani, creino una società più sana; una comunità pronta a reagire ai soprusi che si susseguono soprattutto per iniziativa di quello Stato che dovrebbe garantire protezione.

Ad esse dobbiamo anzitutto la coerenza e la memoria di quelle che sono le mele marce. Io non intendo tirarmi indietro di fronte a questa rivoluzione culturale, a questo tentativo estremo di riportare la gente ad interessarsi dei problemi comuni (segnalo al riguardo un evento di confronto sul progetto Tempa Rossa, che trovo molto importante, promosso dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti. Si terrà il prossimo 30 ottobre presso la biblioteca comunale di Taranto a partire dalle ore 16.30). 

Mi vergogno, invece, del fatto che nella mia città ci sia ancora chi provi a rifarsi una verginità sfruttando il volto pulito degli altri. È questo il vero motivo che ha portato Taranto BuonaSera ed il Comune di Taranto a cercare la collaborazione della Nazionale Cantanti. Arriverà un giorno, però, in cui lavarsi la faccia in questo modo non basterà più e a voi non resterà altro che l’imbarazzo nel guardare negli occhi i cittadini, coloro che pagano con la vita anche le vostre colpe. Spero che comunque tanta gente quel giorno deciderà di donare affinché i validi obiettivi benefici dell’iniziativa vengano raggiunti. La generosità dei tarantini non mancherà neanche questa volta. Per fortuna, nonostante tutto”.

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