Marcegaglia smantella Taranto

MARCEGAGLIATARANTO – “L’accordo mette in grave difficoltà i lavoratori di Taranto di Marcegaglia Buildtech, in quanto l’azienda prevede di smontare una linea dello stabilimento pugliese, per rimontarla a Palazzolo Formigaro, in un gioco a incastri in cui a rimetterci son sempre i lavoratori”.

A confermare come le intenzioni dell’azienda sul futuro dello stabilimento di Taranto non siano affatto cambiate (già nell’incontro al Mise dello scorso 20 maggio il gruppo annunciò le sue intenzioni in merito), è Mirco Rota, coordinatore sindacale nazionale della Marcegaglia Buildtech per la Fiom Cgil. Che all’indomani del sit-in dei lavoratori tarantini all’esterno della Prefettura, torna ad attaccare l’accordo siglato lunedì da azienda, Fim e Uilm, sulla chiusura dello stabilimento di Sesto San Giovanni (Milano). Il gruppo Marcegaglia ha “ricattato i lavoratori” sul caso Buildtech attacca Rota: l’azienda sarà infatti chiusa e trasferita a Palazzolo Formigaro (Alessandria). L’accordo sindacale sottoscritto ieri, se da un lato evita licenziamenti, “consente” ai lavoratori di scegliere tra la trasferta di oltre 100 Km, concedendo incentivi per chi opta per l’uscita volontaria e assicurando ricollocazioni in altre realtà del gruppo o aziende lombarde e cassa integrazione per chi intende restare in azienda.

Il segretario generale della Fiom della Lombardia, afferma che “con il solito metodo Marcegaglia del ricatto e della divisione sindacale, tra pochi giorni verrà chiuso anche lo stabilimento Buildtech di Sesto San Giovanni-Milano. Per raggiungere l’intesa – prosegue – in tutte queste settimane l’azienda ha spaventato i lavoratori, facendo balenare la chiusura immediata della fabbrica se non si fosse raggiunto l’accordo e chiamando in causa addirittura la Uilm, sindacato che non è presente in azienda, che si è prestata, non conoscendo la realtà, a sottoscrivere l’accordo”.

Secondo Rota “non c’é una reale garanzia di ricollocamento dei dipendenti di Sesto San Giovanni negli stabilimenti di Milano, Lecco e Bergamo e i lavori al termine della cassa integrazione saranno costretti a trasferirsi comunque a Palazzolo Formigaro, fino a perdere il proprio posto di lavoro”. Sempre in giornata, è arrivata la piccata replica della Uilm. “Siamo entrati nella trattativa Marcegaglia Buildech proprio perché gli iscritti della Fiom non si sentivano più tutelati dal loro sindacato. Quindi, proprio loro hanno disdettato le tessere originarie e si sono iscritti alla Uilm. Tra loro c’erano anche due delegati sindacali che la stessa Fiom ha fatto dimettere. La Uilm ha, quindi, colto l’occasione, come prevede il testo unico sulla rappresentanza, per avviare nuove elezioni delle RSU in Marcegaglia Buildech”.

Lo ha dichiarato Vittorio Sarti, coordinatore nazionale per la Uilm del settore. “Questa è la pura verità che fa male alla Fiom, perché dimentica che in tutta questa vicenda il sindacato responsabile ha tutelato 160 posti di lavoro e ha condiviso l’esito del referendum tra i lavoratori favorevole al 95% all’intesa sottoscritta” conclude in una nota il sindacalista.

Sia come sia, quanto accaduto a Milano riguarda direttamente Taranto e i suoi lavoratori. Visto che smontare una linea produttiva dello stabilimento, vuol dire che un numero imprecisato di lavoratori, sui 130 attualmente in cassa integrazione per crisi che scade tra cinque mesi, corre il serio rischio di restare senza lavoro e di finire in mobilità. Visto che il gruppo Marcegaglia si è lavato le mani in merito al futuro dei lavoratori tarantini già dallo scorso gennaio, affidando il tutto alla società advisor Praxi, che sino ad oggi ha però raccolto soltanto due timide manifestazioni d’interesse da parte di aziende operanti nel settore del fotovoltaico, dovute tra l’altro proprio al fatto che non è chiaro cosa resterà all’interno dello stabilimento tarantino in merito ai mezzi di produzione. “Il lavoro non crea soltanto le merci; esso crea se stesso e il lavoratore come una merce, precisamente nella misura in cui esso crea merci in genere” (Karl Marx (1818-1883) e Friedrich Engels (1820-1895), “Manoscritti economico-filosofici” – 1844).

Gianmario Leone (TarantoOggi, 18.06.2014)

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