Ilva, si lavora nell’ombra

Ilva Ue Taranto

Ilva-tarantoL’Ilva di Taranto subirà nei prossimi anni un ridimensionamento sia da un punto di vista strutturale che del personale. Anche se nessuno lo ammette pubblicamente, è questo la realtà a cui andiamo incontro. E i produttori dell’acciaio italiano, insieme a Federacciai e Confindustria, lo sanno molto bene. Del resto, proprio questo è stato un tema affrontato durante l’evento organizzato da Siderweb nei giorni scorsi, dal titolo “Bilanci d’acciaio”, dove sono stati analizzati i bilanci 2012 di oltre 700 aziende operanti nel comparto siderurgico. Non, come abbiamo visto, quello dell’Ilva Spa, che a detta dell’ex presidente Bruno Ferrante (oggi presidente della Riva Acciaio) doveva essere approvato entro la metà dello scorso aprile e che ad oggi nessuno sa dove sia finito.

Sia come sia, l’unico modo per evitare che il tutto vada a rotoli (l’Italia è lontana non solo dai big come Cina, India e Brasile, ma è distante pure dai competitor europei: nel 2012 la domanda reale di acciaio è scesa dell’8,2% in Italia, contro il 4,8% della Ue), è quello di velocizzare e realizzare nel minor tempo possibile alcuni imprescindibili lavori di risanamento nell’area a caldo dell’Ilva di Taranto, che si sarebbero dovuti fare nel corso di questi ultimi cinque decenni. E per velocizzare l’iter burocratico, l’unica strada è quella di eliminare qualsiasi tipo di ostacolo sulla strada tracciata dal commissario straordinario Enrico Bondi e dal sub commissario Edo Ronchi. Ecco perché il Governo, come dichiarato dallo stesso Ronchi nelle scorse ore, sta riprendendo in considerazione l’idea di intervenire sulla vicenda con “una norma specifica che verrebbe inserita o all’interno del provvedimento “Fare 2” o in un collegato alla legge di stabilità. Si tratterebbe di un decreto proprio per avere l’operatività immediata. Vogliamo un quadro di certezze”. Loro.

Dunque, mentre martedì alla Camera è iniziato l’esame del decreto legge sulla Pubblica amministrazione (che dovrà essere approvato entro il 30 ottobre) che giovedì della scorsa settimana è stato licenziato dal Senato, ed al cui interno, come abbiamo visto, vi sono anche alcune norme che interessano proprio l’Ilva (inserite nell’art. 12 del testo e che riguardano il via libera a due discariche una per rifiuti pericolosi, l’altra per rifiuti non pericolosi in località Mater Gratiae con l’esclusione delle valutazioni dell’ARPA Puglia, l’estensione dei poteri del commissario Enrico Bondi sulle società controllate dalla stessa Ilva, e della facoltà, attribuita sempre al commissario, di redigere e approvare il bilancio di esercizio e, laddove applicabile, quello consolidato dell’impresa soggetta a commissariamento), si sta lavorando ad una nuova norma.

Che dovrebbe snellire, in che modo ancora non è dato sapere, i tempi per l’avvio dei cantieri per le opere più importanti, le cui tempistiche restano incerte a causa degli impasse burocratici delle conferenze dei servizi, che a detta di Ronchi starebbero rallentando il cronoprogramma di applicazione dell’AIA (che sconta già un ritardo di un anno, non certo per i cavilli burocratici imposti dalla legge). Tra l’altro, la conferenza dei servizi del Comune di Taranto per il via libera alla costruzione della copertura di tre parchi minerali minori e di un’area gestione rottami ferrosi del siderurgico, inizialmente prevista per il 21 ottobre, è stata spostata al 30 ottobre. Nel piano delle misure ambientali presentato una settimana fa per la fase della consultazione e delle osservazioni, i tre esperti del ministero dell’Ambiente hanno indicato entro novembre la data di avvio lavori per questi parchi e luglio 2015 la conclusione. Calcoli e indicazioni molto generose oltre che profondamente ottimistiche. Fin troppo. Visto che ancora oggi non è dato sapere quanto s’investirà economicamente su ogni singola opera, quali verranno effettivamente realizzate, quali reparti verranno chiusi e mai più riaperti. Visto che il piano dei tre esperti dovrà esser inglobato dal piano industriale di Enrico Bondi. I soliti conti senza l’oste, insomma. Ancora una volta.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 19.10.2013)

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