6° giorno di presidio: È dura e ogni giorno che passa è sempre più difficile. È dura conoscere la verità, sapere quanto la tua città e le persone che ami sono costrette a subire perché tu possa continuare ad avere uno stipendio. È difficile convivere con la consapevolezza che il tuo lavoro significa disoccupazione per tanti altri. Sono un operaio che per anni è stato fiero di definirsi tale ma che nell’ultimo anno ha dovuto mettere in discussione il percorso di una vita. Da operaio partecipo a questo presidio perché, come operaio, è mio dovere lottare per me e per la mia città, essere in prima fila per difenderla da chi vorrebbe usare me e i miei colleghi come scusa per continuare a mettere il profitto di pochi davanti ai diritti di tutti. Questo presidio per me è una speranza, una speranza per operai e cittadini per dire che non è troppo tardi per cambiare, per lavorare insieme, per non mollare neanche quando sembra troppo difficile andare avanti. Resistere anche al tempo che ti rema contro colpendo quella tenda, diventata simbolo di una città che resiste, e invece di correre via a ripararsi rimani li a sorreggerla, a difendere il tuo diritto di essere li. Operai, professionisti, studenti, precari e disoccupati tutti insieme. Sono qui perché è giusto esserci, perché i “cittadini fuori dal comune” che discutono del futuro, che ascoltano e si confrontano sui problemi di una città in agonia, diventino cittadini comuni, riappropriandosi di quei diritti che per troppo tempo hanno delegato a una classe politica che ormai non ascolta più nessuno.
Diario di un presidio – Eligio de Mitri
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http://www.inchiostroverde.it/news/taranto-fuoridalcomune-giorno-n-1-la-vita-non-e-un-film.html
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