TARANTO – La vertenza della Cementir resta in sospeso. Almeno sino al prossimo 19 settembre, quando si svolgerà un nuovo incontro presso il ministero del Lavoro a Roma. Che seguirà un incontro presso la Regione Puglia a Bari la prossima settimana presso l’assessorato alle Politiche del Lavoro. Ieri, intanto, il nuovo faccia a faccia tra sindacati e vertici aziendali, ha avuto un risvolto interlocutorio dopo l’ultimo incontro romano del 31 luglio scorso. Come si ricorderà, il “caso” Cementir è scoppiato lo scorso 19 giugno, quando la Commissione Ambiente del Comune di Taranto ricevette in audizione il direttore dello stabilimento tarantino Paolo Graziani e il direttore di Cementir Italia Mario De Gennaro. Che confermarono quanto dichiarato nel mese di aprile dal presidente e ad della Cementir holding, Francesco Caltagirone Jr, il quale annunciò durante la riunione degli azionisti per l’approvazione del bilancio 2012, che l’investimento di oltre 150 mln di euro previsto per il progetto “Nuova Taranto Cementir” destinato all’“ampliamento degli impianti produttivi esistenti ed il recupero di efficienza e competitività dello stabilimento produttivo di Taranto”, veniva congelato e rinviato a data da destinarsi.
All’epoca, la notizia riportata su queste colonne, cadde in un silenzio tombale. Soltanto a giugno, messi di fronte a fatto compiuto, istituzioni e sindacati (con il silenzio alquanto strano di Confindustria), oltre alla città, furono costretti a interfacciarsi con il problema. Del resto, il ragionamento di Caltagirone, che su queste colonne abbiamo riportato più volte, è molto semplice: finché non sarà definito una volta e per tutte il futuro dell’Ilva, l’investimento previsto sul vetusto impianto di Taranto (inaugurato nel 1964), resterà nel cassetto. Stabilimento che al momento procede tra l’altro a marcia ridotta, con il funzionamento di un solo forno.
Tra l’altro, nemmeno l’ufficio acquisti dell’Ilva (che ha sede a Milano e che proprio nei giorni scorsi ha subito un cambio ai vertici per ordine del commissario Enrico Bondi) è stato sin qui in grado di dare una risposta certa sul futuro del siderurgico tarantino, in particolar modo a fronte della richiesta avanzata dalla Cementir in merito alla disponibilità dell’Ilva di continuare ad approvvigionare il cementificio con la loppa (sottoprodotto del processo di produzione della ghisa) d’altoforno. Sino ad oggi infatti, la Cementir consuma tra le 800.000 e il milione di tonnellate di loppa all’anno. E c’è da considerare che l’azienda di Caltagirone non è l’unica del portafoglio clienti Ilva nell’acquisto della loppa d’altoforno.
Dunque, il ragionamento è fin troppo lineare: se l’Ilva chiude, la Cementir cesserà la produzione il giorno dopo. Ma lo stesso potrebbe accadere anche qualora il siderurgico dovesse diminuire drasticamente l’attività produttiva: in quel caso, è stato spiegato dal direttore di Cementir Italia lo scorso giugno, a partire dal 1 gennaio 2014, Taranto potrebbe restare uno stabilimento in cui svolgere soltanto l’attività di macinazione, dicendo addio alla produzione. In pratica, ciò vorrebbe dire il licenziamento per 78 operai sui 108 totali che la Cementir impiega nel sito di Taranto. Per ora, dunque, si procede a vista. E probabilmente toccherà farlo sino al prossimo novembre, quando Bondi dovrebbe presentare il famoso piano industriale dell’Ilva. Si spera.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 06.09.2013)
Be the first to comment on "Cementir, un altro rinvio"