Ilva: Bondi, il piano c’è ma non si vede

bondiTARANTO – Tutto come previsto. E niente di nuovo sotto il sole. Il commissario straordinario dell’Ilva Spa, Enrico Bondi, ha incontrato per la prima volta ieri mattina a Roma, il coordinamento sindacale di tutti gli stabilimenti dell’Ilva, affiancati dai segretari nazionali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. Come ampiamente anticipato ieri su queste colonne, Bondi non ha presentato il piano industriale (per farlo si dovrà attendere il piano di lavoro dei tre esperti sulle prescrizioni AIA nominati dal ministero dell’Ambiente) che i sindacati attendono, invano ma senza troppo protestare, da oltre un anno.

I tempi per vedere nero su bianco le reali intenzioni di Bondi saranno infatti maturi non prima della metà di novembre. Perché il comitato dei tre esperti nominati dal ministero dell’Ambiente redigerà entro metà settembre il “piano di lavoro” che dovrà “prevedere le azioni e i tempi necessari per garantire il rispetto delle prescrizioni di legge e  dell’AIA”, piano al quale gli enti locali potranno presentare osservazioni, che Bondi acquisirà e girerà nuovamente al comitato dei tre esperti che redigeranno poi il testo definitivo del piano: il tutto entro 120 giorni dalla loro nomina, avvenuta lo scorso 14 luglio.

Dunque, se si prenderanno il tempo concesso loro per legge, soltanto entro novembre ne saranno svelati i contenuti: Bondi avrà poi altri 30 giorni per integrarlo al suo piano industriale. Tutto questo per conseguire un unico vero obiettivo: modificare l’AIA, “limitatamente alla modulazione dei tempi di attuazione delle relative prescrizioni”, come previsto dal comma 7 della legge varata lo scorso 1 agosto. Il Commissario straordinario ha colto l’occasione per ribadire ai sindacati che la spesa totale per l’attuazione delle prescrizioni AIA non supererà gli 1,8 miliardi di euro e potrebbe anche scendere a 1,5 miliardi.

La gran parte delle  risorse in questione, come oramai chiaro da mesi, saranno garantite dai prestiti che arriveranno da un gruppo di banche italiane (Intesa San Paolo, Gruppo Ubi e Banca Leonardo le più accreditate, oltre che le più esposte sui debiti pregressi contratti durante la gestione dei Riva), dalla Banca Europea degli Investimenti e da una linea finanziaria prevista dal piano dell’acciaio varato dall’Unione Europea lo scorso giugno. Soltanto in un secondo momento e se sarà strettamente necessario, si attingerà dagli introiti che deriveranno dalla vendita dell’acciaio di qui ai prossimi tre anni, quando terminerà il periodo di commissariamento del siderurgico tarantino. Perché anche ieri è stato ribadito come i Riva abbiano svuotato del tutto le casseforti dell’azienda che Bondi dà comunque in crescita di fatturato negli ultimi due mesi, rispetto al trend tra fine 2012 ed inizio 2013. Bondi ha inoltre ribadito che la priorità è recuperare i clienti persi e credibilità sul mercato dopo lo scandalo che ha travolto l’Ilva a seguito delle indagini della magistratura tarantina sulla gestione della famiglia Riva, indagata insieme ad altri ex dirigenti, per disastro ambientale. Certo è che il siderurgico tarantino va incontro ad un ridimensionamento la cui entità non è ancora chiara.

Bondi ha comunicato ai sindacati l’intenzione di far diventare l’Ilva un’azienda a “flusso teso”. Tecnicamente vuol dire che si riduce significativamente il peso delle immobilizzazioni e del magazzino e questo vorrebbe significare non avere più bisogno di parchi minerali immensi: e quindi, non coprirli, come invece previsto dall’AIA. Bondi ha inoltre informato i sindacati che ad ottobre ripartirà l’altoforno 2, così come nei giorni scorsi è ripartita l’acciaieria 1: entrambi gli impianti prevedevano lavori di manutenzione e migliorie previste dall’AIA che l’azienda sostiene di aver ottemperato (mentre fonti operaie parlano di un acciaieria 1 dove nulla è cambiato). Come sempre spetterà ai tecnici ISPRA ed ARPA valutarne l’avvenuta realizzazione: a breve infatti ci sarà la terza ispezioni dopo quelle effettuate nei mesi di marzo e maggio.

Ciò che è certo invece, è il cambio ai vertici dell’ufficio acquisti Ilva che continua però a mantenere la sua sede a Milano: Bondi ha nominato Loris Spaltini, proveniente dalla direzione acquisti della Fiat. E’ la seconda nomina fatta da Bondi ricorrendo all’esterno. A fine luglio infatti il commissario istituì un dipartimento per l’Autorizzazione integrata ambientale con 30 ingegneri chiamando a dirigerlo Erder Mingoli, già manager della Lucchini: il super commissario si affida dunque ai suoi uomini più fidati. Inoltre, Bondi ha ribadito che non ci sarà nessuna integrazione verticale tra l’Ilva di Taranto e la Lucchini di Piombino, ma la collaborazione sarà solo temporanea e strettamente correlata all’andamento del mercato dell’acciaio: del resto avevamo più volte sottolineato come un’eventuale partnership non avrebbe comportato alcun giovamento economico all’Ilva. Meno chiara l’intenzione di voler integrare il ruolo e l’attività di Taranto con quella di Genova e Novi Ligure. chi vivrà, vedrà.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 03.09.2013)

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