Emergenza cozze, altra annata a rischio – Appello di Stefàno a Vendola

TARANTO – Non ha fine l’odissea dei mitilicoltori ionici, costretti ad abbandonare il primo seno di mar Piccolo, contaminato da diossine e pcb, per trasferirsi in mar Grande. Da tempo, operatori come Luciano Carriero, presidente della cooperativa “Cielo Azzurro”, lamentano i ritardi che impediscono la vendita delle cozze mettendo a repentaglio anche questa annata (dopo le due perse precedentemente). Il nodo di questi giorni è rappresentato dalla classificazione delle acque di mar Grande per la mitilicoltura, passaggio indispensabile per poter consentire la commercializzazione dei mitili.

Riprendendo la prassi consolidata delle lettere, il sindaco Ippazio Stefàno si rivolge al presidente della Regione Nichi Vendola perché risolva  il  problema “burocratico” che preoccupa non solo i mitilicoltori ma tutti i tarantini. “La questione – scrive il sindaco – è riferita ai controlli per la classificazione delle acque dove vengono allevati i mitili la cui durata, prima della commercializzazione del prodotto, è di sei mesi. A tutt’oggi sono trascorsi solo quattro mesi di attività di controllo, i cui esiti sia sulle acque che sul prodotto sono risultati assolutamente perfetti”.

Continua il sindaco: “Il grave problema che oggi si pone alla sua attenzione, è che i mitili hanno raggiunto la maturazione per la vendita anticipatamente rispetto al termine dei previsti sei mesi di monitoraggio, per cui si corre seriamente il rischio che tutta la coltivazione vada a finire ancora una volta al macero con gravissime ricadute su questo delicato comparto produttivo della nostra città” .

Stefàno sollecita, quindi, un provvedimento di natura straordinaria per ridurre la durata del periodo di classificazione delle acque da sei a quattro mesi per permettere la commercializzazione dei mitili dopo un periodo di stabulazione. Conclude Stefàno: “L’accoglimento di questa proposta non solo scongiurerebbe un ulteriore crisi del comparto, già in passato messo a dura prova, ma sarebbe un tangibile segno di riconoscimento per quei coltivatori che hanno voluto rispettare le regole. Per queste ragioni auspico un suo risolutivo intervento”.

Da oltre due anni, il nostro sito racconta l’esasperante disavventura dei mitilicoltori ionici, costretti a pagare per le colpe di altri: dagli inquinatori del primo seno di mar Piccolo fino ad arrivare alle istituzioni che si sono mosse con estrema lentezza e improvvisazione. Una brutta storia che nessuno dovrebbe dimenticare: http://www.inchiostroverde.it/news/che-ne-sara-della-cozza-tarantina-il-nostro-working-in-progress.html

A. Congedo

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