L’Ilva e il gioco degli altiforni

TARANTO – Questa mattina le commissioni Ambiente e Attività produttive riprenderanno l’esame del decreto legge “con le misure a tutela dell’ambiente, della salute e del lavoro nell’esercizio di imprese di interesse strategico nazionale”, ovvero il nuovo decreto (numero 61) varato lo scorso 4 giugno, per provare a salvare l’Ilva da una morte certa. Un’altra seduta è in programma giovedì pomeriggio. E che il testo abbia creato sin da subito diversi mal di pancia, lo dimostra il fatto che sono circa 150 gli emendamenti depositati al testo predisposto dal governo. Tra gli emendamenti annunciati, alcuni punterebbero ad un maggior coinvolgimento degli enti locali ed altri a chiarire meglio alcuni aspetti del Piano del comitato dei tre esperti (che secondo quanto previsto dal decreto e come denunciato sin da subito su queste colonne può spingersi sino a modificare l’AIA). Il provvedimento dovrebbe approdare in Aula l’8 luglio dopo la concessione del rinvio (era atteso alla Camera per il 24 giugno in discussione generale) alle commissioni che avevano chiesto più tempo per prendere alcune decisioni sul testo. Rinvio richiesto, guarda caso, dopo le audizioni del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e del commissario straordinario dell’Ilva Enrico Bondi.

Intanto, tornando a quanto sta avvenendo in questi giorni all’interno del siderurgico, vogliamo porre nuovamente l’attenzione sugli ultimi eventi. In particolar modo su quanto sostenuto dall’azienda in merito, ad esempio, al fermo degli impianti. Nella giornata di ieri, è stato infatti fermato l’altoforno 2: una scelta poco chiara da parte dell’azienda, motivata con il perdurare della crisi di mercato, che ha comportato il ricorso ai contratti di solidarietà per 7-800 operai. Come si ricorderà, l’azienda ha anche sostenuto la tesi secondo cui questa fermata non programmata e non richiesta dall’AIA, servirà “ad anticipare” l’applicazione delle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale previste per AFO 2. Come abbiamo avuto modo di dimostrare in più di un’occasione però, la prescrizione n.16 (quella che si occupa di tutti e cinque gli altiforni) è una delle tante su cui l’Ilva è palesemente in ritardo. Per l’AFO 2, la commissione IPPC che ha riesaminato le prescrizioni della prima AIA concessa all’Ilva il 4 agosto 2011, ha previsto il processo di “Depolverazione Stock House”, che riguarda l’abbattimento delle polveri generate nel processo di lavorazione dell’acciaio: l’intervento previsto dovrà riguardare sia i campi di colata che le cosiddette stock-house dove vengono depositati i materiali di carica dell’impianto.

Il sistema di depolverazione, stando a quanto scritto dai tecnici dell’Ilva nella seconda relazione trimestrale sull’applicazione delle prescrizioni AIA datata 27 aprile, sarebbe già stato ordinato. L’AIA concessa lo scorso 26 ottobre però, prevedeva che questo tipo di lavoro venisse attuato immediatamente. Invece, nell’ultima relazione trimestrale inviata al ministero dell’Ambiente, per la prescrizione n.16 che è quella riguardante l’AFO 2, l’azienda scrive che le attività sono in corso e che si concluderanno entro il 31 gennaio del 2014. Non è un caso infatti se, già nella prima relazione trimestrale dopo l’ispezione dei primi del mese di marzo, nelle 11 prescrizioni su cui l’Ilva era in ritardo i tecnici ISPRA rilevarono anche il mancato intervento di depolverazione per l’AFO 2. Ritardo evidenziato anche nel verbale della seconda ispezione effettuata tra il 28 e il 30 maggio scorsi.

Un momento però: perché se nell’ultima relazione trimestrale dello scorso aprile l’azienda ha previsto la conclusione dei lavori per AFO 2 entro il 31 gennaio del 2014, adesso sostiene che lo stesso “potrebbe” ripartire addirittura nel giro di tre mesi? Non solo. Perché l’azienda ha anche lasciato intravedere la possibilità di far ripartire prima del previsto, anche AFO 1, mercato permettendo. Ma com’è possibile che l’Ilva sostenga una tesi del genere quando nella relazione trimestrale di aprile, nel riquadro inerente la prescrizione n.16 (che riguarda anche l’AFO 1), la stessa scrive che “le attività di rifacimento dell’altoforno 1 avranno una durata di 12 mesi, ma per problemi di bilanciamento tra produzione coke e produzione ghisa, anche in relazione alle attività da realizzare sulle batterie 10 e 11, l’altoforno 1 sarà rimesso in esercizio a giugno 2014, in occasione della fermata dell’altoforno n.5. La fermata durerà quindi approssimativamente 19 mesi”? Come mai istituzioni e sindacati non si pongono queste domande? Mistero. Del resto, anche lo stesso Garante dell’AIA, Vitaliano Esposito, nella sua audizione alla Camera ha dichiarato che al momento non è chiaro chi abbia il potere di far rispettare l’attuazione dell’AIA e imporre all’azienda le sanzioni previste. Dunque, come sempre, è tutto in “regola”.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 02.07.2013)

 

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