Aia Ilva, ritardi a norma di legge

TARANTO – Il 9 maggio non è una data qualunque per questo Paese. Tanti anni fa, era il 1978, si lasciò morire un uomo politico (Aldo Moro, ndr) che troppo sapeva e soprattutto troppo avrebbe voluto cambiare. Nelle stesse ore saltava in aria per mano della mafia un ragazzo siciliano (Peppino Impastato, ndr), che troppo parlava e denunciava nel suo paesino d’origine, Cinisi, che per sua sfortuna era lo stesso in cui era diventato potente un contadino di nome Tano Badalamenti. Tanti anni dopo, il 9 maggio ha cambiato per sempre la vita di più di qualcuno. E continuerà a cambiarla chissà per quanti anni ancora a tanti di noi. La Storia, si sa, spesso si diverte con le date e le coincidenze.

E così, mentre ieri sul sito della Corte Costituzionale venivano depositate le motivazioni con cui i supremi giudici hanno ritenuto legittima dal punto di vista costituzionale la legge ‘salva-Ilva’, negli stessi momenti sul sito ufficiale del Garante per l’applicazione dell’AIA all’Ilva, compariva la seconda relazione “di aggiornamento dello stato di attuazione degli interventi strutturali e gestionali” che l’azienda deve redigere ogni tre mesi (quest’ultima riguarda il periodo tra il 27 gennaio e il 27 aprile). Relazione nella quale l’Ilva sostiene di aver attuato 78 prescrizioni sulle 94 presenti nella parte che riguarda il reparto “aria” (il documento di 91 pagine, è stato trasmesso a ministero dell’Ambiente, ISPRA, Regione Puglia, sindaci di Taranto e Statte, Provincia di Taranto e ARPA Puglia).

Le prescrizioni che riguardano la gestione delle acque e dei rifiuti sono infatti ancora al vaglio della commissione IPPC. Dunque, stando a quanto dichiarato dall’Ilva, l’applicazione dell’AIA sarebbe a buon punto. Tesi che contrasterebbe con la mancanza di un piano finanziario a garanzia della copertura degli stessi interventi e con la tesi dei sindacati che sostengono come l’Ilva sino ad oggi non abbia attuato alcun intervento sugli impianti inquinanti presenti nell’area a caldo. Ma quando anche la Corte Costituzionale stabilisce che il diritto alla salute e il diritto al lavoro sono sullo stesso piano, vuol dire che in questo paese ognuno può dire e fare quello che vuole. Evidentemente, anche per i supremi giudici viviamo in una società composta da uomini e donne bionici, in cui si può e si deve lavorare anche se la salute “non ci accompagna”. Ma il numero esorbitante di prescrizioni attuate, non deve trarre in inganno.

Visto che la gran parte di esse riguarda la presentazione di progetti su interventi futuri. Ne consegue, dunque, che in sei mesi sia quasi “scontato” l’aver affidato e ricevuto progetti dalle società a cui l’Ilva si è rivolta. Ciò detto, confrontando la tabella delle prescrizioni presenti nell’AIA rilasciata dal ministero dell’Ambiente e la seconda relazione redatta dall’azienda, sono ben 15 le prescrizioni la cui procedura è ancora “in corso di attuazione”, quando in realtà il tempo per la loro applicazione è abbondantemente scaduto. Come ad esempio la n.11 che prevedeva la “Realizzazione di una nuova rete idranti per la bagnatura dei cumuli” entro lo scorso 27 ottobre. Nella prima relazione dello scorso 25 gennaio, l’Ilva rispose sostenendo che “l’attività di progettazione è stata completata”.

Al termine della tre giorni di ispezione (5-6-7 marzo, ndr), nel loro verbale i tecnici dell’ISPRA scrissero: “Ilva ha emesso specifico ordine di acquisto con previsione di completamento entro febbraio 2014: ad oggi non risultano iniziati i lavori di esecuzione della rete idrica”. Nella relazione pubblicata ieri, a tal riguardo l’Ilva scrive: “Come specificato con nota DIR 121 del 19.04.13, la nuova rete idranti per la bagnatura dei cumuli sarà terminata entro il 31.05.13”. Stesso discorso anche per la prescrizione n.12, sempre con scadenza 27 ottobre (2012): “Nebulizzazione di acqua medianti apposite macchine progettate e dimensionate all’uopo, per la riduzione delle particelle di polveri sospese generate delle emissioni diffuse derivanti da manipolazione e stoccaggio dei materiali (per Parchi Primari, Parco OMO e Parco Nord)”. L’Ilva a gennaio rispose: “L’attività è in corso. Sono attualmente in ordine 8 fog cannon”.

A marzo i tecnici ISPRA registrarono l’ordine di acquisto “con previsione d’installazione delle prime fog cannon entro giugno 2013 e completamento entro ottobre 2013”. Nell’ultima relazione l’Ilva scrive, ovviamente, che “l’attività è in corso”. I fog cannon però, da 8 sono diventati 10, tutti ancora in ordine. L’Ilva assicura che i primi 5 (3 nei parchi primari, 1 nel parco OMO/COK e 1 nel parco GRF) “saranno installati entro il 31.05.13”. A giugno saranno messi in servizio altri due cannoni (1 nei parchi primari e 1 nel parco GRF). Infine, a luglio saranno messi in servizio gli ultimi cannoni previsti nel progetto (1 nei parchi primari, 1 nel parco COK e 1 nel parco GRF). Ritardi anche sulla prescrizione 16, in merito alla “Condensazione valori loppa, depolverazione campo di colata e depolverazione Stock House” dell’AFO1, che sarebbero dovute essere completate lo scorso anno. L’Ilva sostiene che “per la condensazione vapori loppa e depolverazione campo di colata esiste specifica tecnica della società PAUL WURTH. Per la depolverazione stock house è stata richiesta la specifica tecnica alla ditta ALSTOM”. Ma non dice entro quando queste operazioni saranno portate a termine.

Ritardi anche sulla prescrizione 22, che riguarda “l’autorizzazione all’utilizzo in processi termici interni allo stabilimento di sostanze o oggetti, qualificate dall’azienda come sottoprodotti”, che per l’Ilva a gennaio era attuata. All’azienda è stato però chiedo di integrare la documentazione presentata, che l’Ilva dovrebbe consegnare entro luglio. Stesso identico discorso per la n.23, “attività di recupero di materia in processi termici delle tipologie di rifiuto non pericoloso”. Il ritardo riguarda anche la n.36, “minimizzazione emissioni gassose fuggitive dagli impianti di trattamento dei gas attraverso tutti i possibili accorgimenti di corretta gestione, manutenzione e monitoraggio”. Doveva essere applicata ad ottobre, è ancora “in corso”. Perché soltanto lo scorso 24 aprile l’Ilva ha trasmesso la proposta tecnica della società Danieli Corus insieme al crono programma di realizzazione dell’intervento.

Il ritardo riguarda anche la complessa prescrizione n.70, in merito “all’adozione aspirazione desolforazione ghisa in siviera (BAT 78) dalle Acciaierie 1 e 2”. Inoltre, entro lo scorso 31 dicembre, l’azienda avrebbe dovuto dotare tutte le torce (che emettono gas) di misuratori di flusso in continuo (prescrizioni 83 e 84): l’attività è in corso, ma l’Ilva ha da tempo addebitato il ritardo all’ostruzionismo dei custodi giudiziari, i quali avrebbero ritardato ad autorizzare i tecnici della ditta preposta per l’intervento. “Stranamente”, l’Ilva è in ritardo anche nell’attuazione della prescrizione n. 85. Come da verbale “ARPA Puglia – Ilva dello scorso 24/08/2012”, si prescriveva all’azienda di realizzare entro 6 mesi dal rilascio del provvedimento di riesame dell’AIA (quindi entro aprile, ndr), una rete di monitoraggio in continuo della qualità dell’aria attraverso l’adozione di 6 centraline di monitoraggio da ubicare in prossimità del perimetro dello stabilimento, rete che sarà implementata da un sistema di monitoraggio d’area ottico-spettrale per monitorare gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici). L’Ilva assicura che il tutto sarà attuato a partire dal mese di luglio.

Ci piacerebbe sapere cosa pensano al riguardo l’assessore provinciale all’Ambiente Mancarelli e il dirigente regionale Antonicelli, che un paio di settimane fa sostennero la tesi secondo cui l’Ilva era in regola con l’applicazione di tutte le prescrizioni. Altri ritardi si registrano nell’applicazione delle prescrizioni 87, 88 e 89. Che riguardano il rispetto dei limiti emissivi di svariate sostanze. Con tanto di “Piano di Monitoraggio e Controllo (PMC) e sistema di monitoraggio in continuo di IPA e BTEX e campionamento polveri sulle macchine caricatrici e sfornatrici delle cokerie”. Il tutto doveva essere completato entro lo scorso ottobre, ma l’azienda fa sapere che le attività sono ancora in corso. In ritardo anche la prescrizione 91, riguardante l’integrazione dei “parametri previsti nel sistema di monitoraggio in continuo installati sui camini E422, E423, E424, E425, E426 e E428 della cokefazione anche con COV e Benzene, al fine di verificarne la reale consistenza e variabilità”. Si doveva intervenire entro la fine di aprile: ma l’ultimazione dell’intervento di adeguamento strumentale è prevista entro il 31 maggio.

Infine, ritardi anche nella prescrizione 92, per la “trasmissione on-line ad ARPA Puglia i dati di monitoraggio degli SME, sia quelli elaborati che quelli grezzi”. Si doveva iniziare già nello scorso ottobre, l’Ilva ha annunciato che non si partirà prima del prossimo 31 agosto. Infine, l’azienda ha dichiarato che sono ben quattro i progetti possibili per la copertura dei parchi minerali realizzati dalle società Paul Wurth, Cimolai, Semat e Anmar. Ma chi pensa che l’Ilva non stia rispettando la legge, si sbaglia di grosso. L’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha infatti dichiarato che l’azienda può modificare a suo piacimento i tempi di attuazione delle varie prescrizioni, a patto che non si tratti di “modifiche sostanziali”. Il punto è che non è affatto chiaro quali siano, eventualmente, queste modifiche sostanziali. Il tutto, in attesa di conoscere il responso della seconda ispezione dei tecnici ISPRA, che avverrà nel prosimo mese di giugno.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 10.05.2013)

 

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