“Buongiorno Taranto” e il gusto della rivincita – Dall’irruzione dell’Apecar al miracolo del 1° maggio

TARANTO – Un cielo oltraggiato da fumi e nuvole rosse. Lingue d’acqua salata che dissetano la sabbia. Operai in marcia verso la città, sospinti dalla dirigenza. Poi, migliaia di tarantini in corteo per protestare contro i veleni della grande industria. Immagini e parole. Musica incalzante e suggestioni. Rabbia e rassegnazione.

«Se togliete l’Ilva, a Taranto che cosa rimane? La disoccupazione!», sentenzia un uomo anziano intento a riempire un barattolo di alici. «Ormai siamo tutti contaminati – si sfoga un lavoratore – facciamo parte di una nuova razza aliena mutante: gli Ilviani». La mamma di due bimbe ammette: «Se potessi scapparmene via di notte, lo farei immediatamente. Qui non si vive. Si muore lentamente».Poi l’urlo in piazza Maria Immacolata di una giovane pediatra: «I bambini dei Tamburi continuano a giocare nelle aiuole contaminate. E’ una vergogna. Siamo stufi. Il ministro Clini ci deve chiedere scusa». La disperazione di un mitilicoltore: «Abbiamo una spina nel cuore. Da una vita».

Cataldo Ranieri, uno dei portavoce dei “Liberi e pensanti”, parla ai colleghi davanti ai cancelli dell’Ilva: «I giudici non dicono che deve chiudere. Ma questa fabbrica, così com’è, non può più produrre». L’attore Michele Riondino sale sull’Apecar per dare voce ad un stato d’animo condiviso da tanti: «Non siamo più disposti a barattare il diritto al lavoro con il diritto a vivere e respirare». E poi quel grido liberatorio – “Taranto libera” – che gonfia il petto, incita alla lotta ed apre alla speranza.

Sono tutti  frammenti di “Buongiorno Taranto”, il film documentario realizzato da Paolo Pisanelli, una produzione dal basso che ripercorre gli ultimi nove mesi della città ionica: dal 2 agosto 2012, quando un’innocua Apecar ha fatto irruzione in piazza della Vittoria costringendo i segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil alla fuga, fino ad arrivare al 1° maggio di lotta organizzato dal comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti”. Venerdì scorso, una delegazione del comitato ha partecipato insieme al regista leccese alla presentazione del promo nell’auditorium MuDi Diocesano, nell’ambito del Festival internazionale del cinema documentario dedicato a “Marcellino De Baggis”, direttore della fotografia e regista, scomparso in giovane età.

«Sono cascato per la prima volta a Taranto il 2 agosto  – ha raccontato Pisanelli – quella giornata ha rappresentato un vero punto di svolta per Taranto e non solo. L’iniziativa dei “Liberi e pensanti” è servita a contestare un certo modo di fare politica e sindacato. Non si può subire un disastro ambientale di questo tipo senza reagire. Il film è iniziato proprio quel giorno. Per me era importante esserci, insieme alla mia cara amica Cecilia Mangini (anche lei regista, ndr). E’ stato il folgorante inizio di un percorso che mi ha portato più volte a Taranto. Esplorando questo territorio ricco di bellezze sepolte, ho scoperto tantissimi amici».

L’ultima tappa del suo viaggio nella città dei veleni risale a pochi giorni fa, a quel 1° maggio fortemente voluto dai “Liberi e pensanti”, che ha trascinato nel parco archeologico delle mura greche circa 50 mila persone ed ha reso i tarantini protagonisti di un inedito rapporto col proprio territorio. Non più vissuto come luogo degradato da cui fuggire, ma come contesto di aggregazione e riscatto.

Un breve video realizzato da Paolo Pisanelli ha permesso di rivivere le suggestioni di una giornata indimenticabile. Un successo senza precedenti, eppure il percorso non è stato in discesa. «Voi non avete idea di quanti muri abbiamo dovuto abbattere per organizzare questa manifestazione – ha spiegato Cataldo Ranieri – dopo giorni di impegno e sacrifici, alla fine del concerto, eravamo tutti stremati ma felici perché abbiamo permesso a questa città di avere la sua rivincita». Un sapore, quello della rivincita, da gustare ancora. Anzi per sempre. Ma ci vorrà l’impegno di tutti.

IL SITO: http://www.buongiornotaranto.it/web/

Alessandra Congedo per InchiostroVerde

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