TARANTO – Un passo dopo l’altro, dall’Arsenale a Piazza della Vittoria, migliaia di cittadini hanno attraversato in corteo il centro della città a due giorni dal pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge 231, a una settimana dal referendum consultivo sul futuro dell’Ilva. Hanno chiesto giustizia, hanno manifestato il loro sostegno alla magistratura, hanno urlato la voglia di cambiamento.
C’erano i medici davanti a tutti. In camice bianco, idealmente in corsia, dove quotidianamente combattono il cancro e affrontano il dolore dei pazienti e delle loro famiglie. C’erano le mamme con i bambini. C’erano le associazioni ambientaliste, i precari e i disoccupati. Anime differenti, realtà che convergono e che inseguono lo stesso sogno.
Taranto libera, ripetono in coro. Nulla di nuovo, tutto già visto, già sentito, verrebbe da pensare. Eppure Taranto si avvicina ad una svolta e si avverte nell’aria, si percepiva incrociando gli sguardi nella folla. “Ci avete tolto tanto, ci riprenderemo tutto”. In quel tutto c’è la salute, il mare, la terra da coltivare, le bestie da allevare, la cultura, il lavoro. C’era chi chiedeva una “Taranto senza Ilva” e “Riva fuori dai polmoni”. Tutto si mescola. Poi gli applausi finali che hanno chiuso la manifestazione, l’invito a votare domenica prossima perché questa città “smetta di essere schiava”.
“SI, voglio vivere”. Per spezzare le catene occorre partecipare alla vita della città e dare fiducia a una generazione che si sta impegnando per ridarle dignità. Soffia un vento nuovo ormai. La protesta di tanti giovani davanti agli uffici di Equitalia ha raccontato di un malessere sociale che non può più rimanere inascoltato. Anche quella è sofferenza, perché senza certezze trema la terra sotto le scarpe. Terra contaminata. Terra che va risanata e coltivata.
Occorre attendere la decisione della Consulta, martedì 9 aprile, per capire il destino della fabbrica e degli operai: è un’attesa che un po’ logora, che affanna e che ancora divide i tarantini. Salute e lavoro, lavoro e salute. Ci penseranno i giudici a fare chiarezza. Poi verrà il momento di votare se chiudere o no l’area a caldo dell’Ilva, se chiudere o no l’intero stabilimento. Un altro appuntamento con la storia per Taranto, il 14 aprile, una prova di maturità. Queste invece erano le facce del 7 aprile, quelle che in un modo o nell’altro avevano qualcosa da buttare fuori, quelle che non si arrendono.
Nicola Sammali – http://www.segnourbano.it/
Le immagini del corteo: http://www.inchiostroverde.it/news/salvare-lilva-o-salvarci-la-pelle-le-immagini-del-corteo-di-questa-mattina.html
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