TARANTO – Anime diverse appartenenti al mondo ambientalista provano a mettere da parte le divergenze del passato in vista di due appuntamenti importanti: la manifestazione del 7 aprile contro la legge “salva Ilva”, a sostegno della magistratura, e il referendum del 14 aprile sulla chiusura parziale o totale dell’Ilva.
Dietro lo stesso tavolo, in una conferenza stampa tenuta al centro sportivo “Magna Grecia”, si sono ritrovati fianco a fianco Nicola Russo, promotore dei quesiti referendari con Taranto Futura, e Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina Onlus. In platea anche esponenti di Peacelink, Altamarea, Comitato 14 aprile – Sì al Cambiamento.
«Il nostro appello ad unire le forze è rivolto a tutte le forze ambientaliste – ha detto Russo – il referendum rappresenta un passaggio molto delicato per la città: o dentro o fuori. Un forte consenso popolare spingerebbe la classe dirigente ad andarsene a casa. Vorrebbe dire che questa città è matura per scegliere uno sviluppo economico alternativo alla grande industria».
Russo ha ricordato il percorso pieno di ostacoli che ha dovuto incontrare l’iniziativa referendaria: la necessità di dare vita ad un apposito regolamento comunale, i ricorsi presentati dall’azienda, Confindustria e organizzazioni sindacali, il clamoroso ritardo nell’indire un referendum che probabilmente andava fatto in altri tempi. Senza dimenticare – aggiungiamo noi – le intercettazioni telefoniche raccolte nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente Svenduto”, in cui il sindaco Stefàno usava parole rassicuranti nei confronti di Girolamo Archinà, quando era ancora addetto alle pubbliche relazioni dell’Ilva (leggi qui).
«Questo evento capita nel momento sbagliato – ha dichiarato Matacchiera – forse c’è stato proprio il tentativo di rinviare a questa data. Adesso sappiamo cosa dicono le perizie degli esperti incaricati dalla magistratura e lo studio Sentieri su malattie e decessi. Il referendum resta, comunque, molto importante per far capire ai politici che il vento è cambiato, che non è più il tempo per dire sempre si all’Ilva. Il quorum è un falso obiettivo – ha continuato l’ambientalista – qui non c’è da abrogare nulla. E’ necessario, però, che ci sia la maggiore partecipazione popolare possibile».
Lo stesso discorso è stato fatto per la manifestazione del 7 aprile, a cui sono invitati cittadini, associazioni ed operai. «Non si tratta di copiare le manifestazioni del passato – ha spiegato il presidente del Fondo Antidiossina onlus – la popolazione che scenderà per strada dovrà lanciare un segnale forte ai politici e alla Corte Costituzionale (chiamata a decidere sulla legge “salva Ilva”, il prossimo 9 aprile, ndr). Questa volta, il corteo avrà una veste nuova perché parteciperanno anche tanti medici. Sono loro i primi testimoni della catastrofica situazione sanitaria e ambientale che vive la nostra città».
Non sono mancati momenti di commozione, quando è stato ricordato con un minuto di silenzio Alessandro Rebuzzi, un ragazzo di sedici anni, sempre presente alle manifestazioni contro l’inquinamento, strappato alla vita da una malattia incurabile. “Se sono qui – ha detto il papà (nella foto affianco, ndr) – è per Alessandro che amava la vita e l’ambiente. Ora mi ha lasciato questo impegno importante: fare in modo che il suo sogno diventi realtà».
Infine, un cenno alle considerazioni di Matacchiera sui due quesiti referendari: «Io spingerei soprattutto sul Sì alla chiusura dell’area a caldo – ha detto – anche se vorrei che lo scempio rappresentato dall’Ilva sparisse del tutto per avere, finalmente, una Taranto senza più fumi e veleni». Ciò che emerge è la totale sfiducia nei confronti delle istituzioni (locali e nazionali) che oggi parlano di una situazione ambientale decisamente migliorata. Un clima che sembra creato apposta per sedare gli animi e scoraggiare la partecipazione dei cittadini al referendum.
Alessandra Congedo per InchiostroVerde
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