TARANTO – Dal sito dell’Autorità Portuale di Taranto si apprende che con decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche – dello scorso 31 gennaio è stato approvato, ai sensi dell’art. 5bis della Legge 84/94 e s.m.i., il progetto di “dragaggio relativo all’ampliamento del IV sporgente e sua darsena ad Ovest e connessa vasca di contenimento dei fanghi di dragaggio”. Conseguenza di ciò il fatto che appena una settimana fa la società concessionaria Taranto Logistica SpA, per il tramite del Contraente Generale ACI Scpa, ha proceduto alla consegna dei lavori di costruzione della “Vasca di colmata” destinata ad accogliere i materiali del dragaggio che verrà eseguito per l’adeguamento dei fondali alle esigenze dei nuovi traffici marittimi previsti.
“Con la consegna di questi lavori – si legge in una breve nota dell’Authority – ricompresi nel più ampio progetto di “Piastra Portuale di Taranto”, è stato dato avvio anche alle opere marittime, mentre sono in corso già da alcune settimane le attività per lo sgombero ed il recupero delle aree “ex Squadra di Rialzo” destinate ad accogliere l’infrastruttura della Piattaforma Logistica”. A breve infatti, sarà il turno della nuova diga foranea di protezione del porto, dell’allargamento strutturale della banchina di Levante e dei lavori della piattaforma logistica.
Come riportammo lo scorso 12 febbraio, il 18 gennaio fu presentata al ministero dell’Ambiente l’istanza per l’avvio della procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) per “interventi per il dragaggio di sedimenti in area molo Polisettoriale e per la realizzazione di un primo lotto della Cassa di Colmata funzionale all’ampliamento del V sporgente del porto di Taranto”: il soggetto attuatore dell’intervento sarà appunto la Sogesid SpA, come indicato nell’accordo del 20 giugno scorso a Roma.
Negli intenti dei sottoscrittori, i dragaggi serviranno per accogliere le grandi navi da 13-14 mila TEU (la misura standard di volume nel trasporto container) che necessitano di fondali di -16,50 m.: l’obiettivo è quello di far arrivare nello scalo ionico il maggior numero di navi possibili rispetto ai numeri attuali altamente negativi (rispetto al 2011 il traffico è diminuito del 14,4% scendendo a 34,9 milioni di tonnellate merci rispetto ai 40,8 milioni dello scorso anno), “rubandole” ai porti concorrenti del Mediterraneo, soprattutto del Nord Africa, del Pireo (scalo dove Evergreen nel settembre del 2011 ha trasferito due delle sue quattro linee) e dei porti spagnoli. L’operazione è stata inserita nella delibera CIPE dello scorso agosto ed è stata approvata dalla Corte dei conti lo nel mese di novembre: il finanziamento ammonta a 17 milioni di euro ed ha come finalità la “realizzazione degli interventi di dragaggi e bonifica dei sedimenti nel molo polisettoriale di Taranto”: le risorse arriveranno all’Autorità portale di Taranto tramite la Regione Puglia.
Gli interventi del progetto di dragaggio della Darsena Polisettoriale, avranno sia valenza di bonifica ambientale mediante la rimozione dei sedimenti contaminati al di sopra dei limiti di intervento (presenti fino ad una quota media di 15,50m), che fini commerciali, mediante il raggiungimento dei -16,50 m, necessari allo sviluppo infrastrutturale del porto. La realizzazione del 1° stralcio di cassa di colmata funzionale all’ampliamento del V sporgente, ha invece finalità di recupero/riutilizzo dei sedimenti marini dragati e finalità portuali di incremento aree a terra da dedicare ai container.
Nello specifico, gli interventi sono: dragaggio dei fondali del canale, del bacino di evoluzione e degli accosti banchina terminal contenitori, dalla quota attuale a 16,50 m, come da previsione, per le grandi navi di ultima generazione; realizzazione di una cassa di colmata, di ampliamento del V sporgente, per il refluimento dei sedimenti dragati, così come previsto dal progetto adottato; adeguamento/consolidamento della banchina di ormeggio (1.800 m) ai nuovi fondali e installazione di un numero sufficiente di gru banchina, almeno 4, in grado di movimentare le navi e il volume previsti, fino alla 24a fila, di posizionamento su navi di massima dimensione; intervento di messa in sicurezza e bonifica della falda in area ex Yard Belleli, funzionali alla realizzazione della cassa di colmata “Ampliamento del V sporgente”.
In particolare, dal punto di vista ambientale, si è reso deciso di trattare in modo diverso i sedimenti non contaminati e quelli non caratterizzati, da quelli contaminati e, all’interno di questi ultimi, di trattare con maggiore cautela quelli pericolosi. Nell’ambito della caratterizzazione dei sedimenti, sono state riscontrate due aree con presenza di sedimento pericoloso, da rimuovere preventivamente prima dell’avvio di qualsiasi altra attività lavorativa, mediante l’utilizzo di macchine e procedure che minimizzano il rischio di dispersione nell’ambiente di tali sedimenti.
I volumi dei sedimenti pericolosi sono pari a 1.987 mc nella darsena del polisettoriale, alla progressiva 1.000 m dalla radice, e pari a 7.390 mc a circa 330 m dalla costa ed in asse con il marginamento della cassa di colmata. I lavori però, saranno tutt’altro che semplici e brevi. Già nella richiesta inviata al ministero lo scorso 18 gennaio infatti, si sosteneva come dei 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti da dragare, parte sono “contaminati” (circa 420.000 mc). L’intera area portuale infatti, rientra nel SIN (sito di interesse nazionale) di Taranto e Statte.
Non è un caso se a seguito di ciò, il 5 novembre 2009, fu sottoscritto un protocollo di intesa tra Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Autorità Portuale di Taranto e Sogesid S.p.A., che evidenziava la necessità di attivare sul SIN di Taranto interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica della falda. In particolare furono individuate prioritarie le seguenti urgenti attività: la messa in sicurezza e bonifica della falda acquifera nonché dei suoli demaniali, il dragaggio ai fini della bonifica, l’infrastrutturazione portuale. La Sogesid presentò i progetti preliminari per le attività di dragaggio e per la realizzazione della cassa di colmata il 20 dicembre del 2010: progetti che furono approvati dalla Conferenza dei Servizi decisoria del 24 febbraio 2011. Il progetto approvato dal ministero dell’Ambiente è lo stesso di allora.
La contaminazione dei sedimenti è avvenuta quasi interamente a causa della presenza degli scarichi industriali di Ilva ed Eni, che uno studio congiunto di CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e ICRAM (l’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero di Taranto) del 2008 dal titolo “Inquinanti prioritari nel Mar Piccolo e nel golfo di Taranto: analisi di rischio” (pubblicato su queste colonne nel settembre 2011, come al solito ignorato perché all’epoca eravamo ancora immersi negli “anni belli” in cui tutti erano dalla parte dell’Ilva) inquadrò come fonte primaria dell’inquinamento dei fondali del porto di Taranto. Nello studio si affermava come la portata oraria dei due scarichi Ilva fosse di 3.480.000 metri cubi al giorno (1450.000 ogni ora), mentre quella dell’Eni di 240.000 metri cubi al giorno (10.000 ogni ora).
Partendo da questi dati, fu calcolato che nel Porto di Taranto in totale vengono mediamente scaricati ogni ora 13,2 kg di idrocarburi alifatici, di cui il 7% proveniente dallo scarico Eni ed il 93% dagli scarichi Ilva. Per quanto riguarda gli IPA, invece, è stato calcolato che i reflui Ilva scaricano 3,46 kg/ ora di IPA, per un totale di 83 kg al giorno che fanno 30.309 kg all’anno. Oggi, dopo anni, si procederà al dragaggio dei fondali inquinati da Ilva ed Eni utilizzando soldi pubblici, quindi dei cittadini. Del resto, nel progetto preliminare della Sogesid del 2010 sulla vasca di colmata, si legge testualmente: “il marginamento lato terra, per poter confinare la cassa di colmata, prosegue lungo il lato lungo del V° sporgente per circa 1000 metri e si chiude sulla testata del medesimo sporgente per ulteriori 250 metri. La lunghezza totale del marginamento lato terra è pari a circa 1500 metri, contro i complessivi 3000 metri circa di quello a mare. Trincea drenate a tergo del marginamento lato terra (ILVA) che avrà lo scopo di intercettare la falda proveniente dell’area laminati ILVA per un fronte di circa 250 metri, in analogia con quanto previsto nel progetto esecutivo della bonifica e messa in sicurezza della falda dell’area ex Yard Belleli”.
Dal punto di vista portuale, invece, è stato necessario prevedere le lavorazioni in modo da interferire il meno possibile con il traffico navale del V sporgente e del molo Polisettoriale, determinando una riduzione dei tempi di realizzazione degli interventi per consentire nel più breve tempo possibile. Altro vincolo nella definizione delle fasi di lavoro ha riguardato la necessità di consentire l’attracco e l’operatività del molo polisettoriale, durante i lavori di consolidamento dei primi 1.200 m dello stesso molo, da parte dell’Autorità Portuale, per consentire l’adeguamento dell’equipment dello yard. Al fine di consentire questa operatività è stato deciso, dall’Autorità Portuale e da TCT, concessionario del molo, di scavare i sedimenti fino alla quota di -14,00 m nel tratto d’acqua prospiciente la banchina dalla progressiva 300 m alla progressiva 600 m dalla radice del molo.
E’ proprio il caso di dire, chi vivrà vedrà. Visto che a Gioia Tauto, porto diretto concorrente nel traffico merci, lo scorso 19 gennaio hanno lavorato in contemporanea ben tre navi da 14mila container: siamo in netto ritardo, ma le colpe, in questi caso, non sono certamente da addebitare all’odierna gestione dell’Autorità Portuale. Ma ai tanti che per anni e anni non hanno fatto nulla a livello politico per aiutare a crescere questo territorio sganciato dalla monocultura industriale. Per fortuna, alcuni di loro, dopo le ultime elezioni, faranno molti meno danni. Si spera.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 27.02.2013)
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