Ilva, Altamarea: “Il ricatto occupazionale funziona anche con l’alta finanza?”

“Il procedimento sulla “riapertura” dell’A.I.A. di Ilva Taranto assume enorme importanza dal momento che il Governo è deciso a fare della “nuova AIA” lo strumento con cui sbloccare il “Caso Ilva di Taranto”, divenuto caso nazionale. “ALTAMAREA “, presente nel precedente procedimento, rivendica con fermezza il diritto, sancito dall’art. 118, comma V della Costituzione, di partecipare a pieno titolo a riunioni e Conferenze dei Servizi inerenti il procedimento di “riapertura” AIA di Ilva Taranto. In quella sede saremo presenti con le competenze e conoscenze di cui disponiamo, non “permeabili” dal potere del “ricatto occupazionale”. Verificheremo che sia rigorosa l’osservanza delle norme a tutela della salute e dell’ambiente e che sia effettivo l’inserimento nella “nuova A.I.A.” di tutte le prescrizioni fissate nel provvedimento del G.i.p. Patrizia Todisco. Siamo decisi a denunciare ogni omissione e a contrastare con ogni mezzo democratico gli eventuali “misfatti” perpetrati contro la città di Taranto.

Il “ricatto occupazionale”

Il “ricatto occupazionale” e’ un argomento importante per l’attività di vigilanza civica. I mancati o conniventi controlli ambientali da parte delle Istituzioni si sommano ad un paradosso tipico del male antico del sistema industriale di questo Paese. Ci chiediamo come e’ stato possibile consentire ad un privato, con numerosi precedenti giudiziari specifici, di operare in assoluta autonomia in un settore industriale che solo oggi diventa “strategico per l’economia dell’Italia”. Ora Governo ed economia nazionali appaiono “ostaggio” di un “acciaiere” che, con la propria disinvolta politica imprenditoriale, “tiene sequestrati” 12.000 lavoratori e le proprie famiglie.

Ilva SpA non è quotata in borsa

Ci chiediamo cosa sarebbe accaduto ad Ilva SPA se, invece di essere una società per azioni con  pochissimi azionisti di famiglia, fosse stata una SpA quotata in Borsa; come avrebbero reagito i tanti azionisti praticamente “orbati” delle proprie azioni all’indomani dei provvedimenti giudiziari del G.i.p. Todisco e del Tribunale del Riesame. Quale valore avrebbe avuto in borsa l’azione Ilva? Ci poniamo queste domande e ci chiediamo perché lo Stato e le Autorità di vigilanza finanziaria non abbiano condizionato l’esercizio di questa impresa alla quotazione della stessa sui mercati regolamentati, cosa che avrebbe garantito una maggiore trasparenza, imponendo alla società di aprire alle analisi del mondo finanziario i propri processi produttivi, le proprie relazioni sindacali, le proprie relazioni istituzionali.

Basta “socializzare le perdite e privatizzare i profitti”

Bisogna recuperare il tempo perso chiedendo un maggior controllo sulle scelte della proprietà azzerando il rischio che il patrimonio della società venga azzerato con manovre oscure di occultamento degli attivi, come ci sembra di intravvedere nelle operazioni societarie in corso nel Gruppo Ilva, con conferimenti vari nelle holding di controllo di diritto lussemburghese.  In questo frangente, suggeriamo alla Magistratura di valutare l’opportunità/necessità di intervenire con “misure cautelari di natura patrimoniale” per evitare che, nella ipotesi in cui, confermato l’impianto accusatorio, alle responsabilità penali accertate ne conseguano anche quelle patrimoniali. Noi riteniamo che sia giunto il momento di interrompere la consuetudine di “socializzare le perdite e privatizzare i profitti”.

Garanzie finanziarie nell’AIA

Chiederemo al Ministero dell’ambiente di inserire nell’eventuale “nuova AIA” di Ilva Taranto la clausola di garanzia finanziaria attraverso il rilascio di una fideiussione bancaria di importo non inferiore alla somma di: a) costo di tutti gli investimenti necessari per rispettare le prescrizioni inserite nella “nuova AIA”; b) risarcimento dei danni finora prodotti dalla mancanza delle misure riconosciute indispensabili; c) risarcimento dei possibili danni che si verranno a creare durante il tempo occorrente per la realizzazione degli investimenti; d) garanzia per danni da grandi rischi.  Le garanzie finanziarie rientrano nei rapporti di concessione a privati da parte della Pubblica Amministrazione. E’ doveroso adottare per analogia tale cautela a questo caso straordinario.  Non ci fidiamo più delle promesse di Ilva SPA e il Governo italiano non potrà che essere dalla nostra parte, se è vero che hanno riconosciuto gli enormi errori del passato. Vogliamo un immediato e tangibile segno dell’impegno dei Riva e del Governo.  La garanzia fideiussoria e l’adozione di misure cautelari di natura patrimoniale da parte della Magistratura ci rassicurerebbero circa l’effettiva volonta’ dei Riva di voltare pagina. In tal modo sigarantirebbero altresi le parti lese da ulteriori inadempimenti o dalla conferma in sede penale dell’accertamento di responsabilita’.  Vedremo, così, se esistono Istituzioni finanziarie che, convinte del leale e reale rispetto degli impegni assunti dai Riva, decidano di correre quei rischi,. E’ voce comune che le Istituzioni finanziarie sono più sospettose delle Istituzioni pubbliche, politiche ed amministrative”.

Per il Direttivo di ALTAMAREA

Biagio De Marzo (presidente)

Pierpaolo Fiume (Gruppo Giuridico)

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