Taranto, il futuro? Le pale eoliche in Mar Grande

TARANTO – Sarà che il Ministero dell’Ambiente ha per Taranto un vero e proprio occhio di riguardo. Non si spiega altrimenti l’ultima perla che arriva da via Cristoforo Colombo: ovvero l’ok alla compatibilità ambientale al progetto per la costruzione di un parco eolico in mar Grande presentato dalla Societ Energy, società con sede a San Giorgio Ionico, nel 2009. Il decreto è stato pubblicato sul sito ufficiale del ministero lo scorso 24 luglio, con i pareri delle commissioni VIA e VAS che hanno dato il loro ok.

Nel documento si legge che la realizzazione del parco avverrà nella rada esterna del porto di Taranto e sarà costituito da 10 aerogeneratori, ognuno di tre megawatt di potenza, capace di generare trenta megawatt di energia. Saranno disposti in due zone distinte: sei turbine esterne alla diga foranea e quattro esterne al molo polisettoriale (le zone prospicienti al Terminal Container e al V sporgente). Le torri, alte circa 110 metri, convoglieranno l’energia prodotta direttamente alla rete nazionale attraverso un cavo sottomarino lungo due chilometri. I 30 megawatt di energia saranno sufficienti a rendere il porto di Taranto autonomo e indipendente dal punto di vista del fabbisogno energetico.

Nel documento delle 13 pagine che compongono il decreto, vi è l’intero iter del progetto e le sue caratteristiche. L’opera, chiamata tecnicamente “near shore”, occuperà una porzione d’area che non ricade nel sito di interesse nazionale né interessa direttamente aree Sic (interesse comunitario) o Zps (zone protezione speciale). Il parco nascerà in uno specchio d’acqua distante 100 metri dalla costa e 7 chilometri dalla città di Taranto. L’unico ente che aveva provato ad opporsi alla realizzazione del parco eolico in Mar Grande, è stata la Regione Puglia che nel novembre del 2011 aveva ottenuto il parere negativo della Soprintendenza, che nel merito del progetto parlava di “significativa alterazione del paesaggio” per il “ruolo centrale del mare legato anche alle origini mitologiche della città, che vedono in questa costa sbarcare Taras a cavallo di un delfino”. Motivazioni che per la commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS, “non possono essere considerate ostative all’espressione della compatibilità ambientale del progetto”. La Regione però, può ancora dire la sua: visto che  dovrà concedere l’autorizzazione alla movimentazione dei fondali marini per la posa dei cavi elettrici di collegamento a terra.

Inoltre, la commissione del ministero dell’Ambiente, forte delle scellerate scelte industriali del passato, ha gioco forza respinto facilmente l’opposizione delle Regione Puglia, affermando come il parco non altererà alcun paesaggio dalle origini mitologiche, visto che lo sfondo “è costituito dalle grandi infrastrutture per la movimentazione dei container e quindi già fortemente alterato nella sua naturalità”. Aggiungendo inoltre che “non si ritiene che il progetto costituisca un elemento detrattore e nocivo delle qualità paesaggistiche, anzi si può, al contrario, riconoscere a questo progetto il merito di aver identificato correttamente il numero massimo di aerogeneratori compatibili con il sito e la loro collocazione coerente con lo stato di fatto”. Come a dire che una città di mare dai tramonti mozzafiato lo eravamo una volta, non certo oggi. E così adesso potremo ammirare dal lungomare in lontananza non solo le gru del porto e quelle ancora più lontane della TCT. Ma condivideremo la vista delle montagne dell’Appennino lucano e calabrese con delle enormi pale eoliche, che ogni giorno serviranno da monito per ricordarci che quello è il futuro e indietro non si torna.

Bando ai facili sentimentalismi, pare addirittura che di questa nuova opera dovremmo andarne tutti orgogliosi. Nuova? Nemmeno poi tanto. Visto che già nel lontano 2009 si parlava di questa iniziativa come la possibilità di far diventare Taranto il polo di riferimento per le tecnologie eoliche del Mediterraneo. Progetto pensato all’epoca dalla facoltà di Ingegneria di Taranto del Politecnico e dalla Vestas Italia, l’azienda leader nel settore dell’eolico e presente a Taranto con ben tre stabilimenti, che realizzerà le pale. La tecnologia del montaggio, che rappresenta un unicum in Italia, mira a far nascere un’industria in loco specializzata nel settore.

Il progetto approvato dal Ministero dell’Ambiente, possiede una serie di prescrizioni, che dovranno essere rigorosamente rispettate dalla stessa Societ Energy, con la supervisione dell’Arpa Puglia. Vi segnaliamo quella che più ci ha fatto riflettere nella lettura del decreto. Per evitare di disorientare eventuali mammiferi marini presenti nella zona, durante le fasi di battitura del palo e di lavorazioni rumorose in genere, preliminarmente ad ogni giornata di lavoro, si dovrà “accertare visivamente la presenza di animali acquatici (cetacei in particolare) nell’intorno di 1 miglio dall’area delle lavorazioni; verificare la presenza in acqua di cetacei tramite il posizionamento di gruppi di idrofoni posti sui 4 punti cardinali equidistanti a 1, 5 e 10 km dall’area di cantiere; qualora non vengano né segnalati visivamente né registrati segnali di presenza di cetacei nell’arco di 30 minuti, si dovrà comunque procedere con la tecnica del soft start, ovvero raggiungere con una adeguata tempistica la potenza massima dì svolgimento dell’operazione rumorosa”.

E pensare che soltanto poche settimane fa, l’associazione Jonian Dolphin Conservation, composta da giovani tarantini professionisti del mare, è andata a Roma a presentare un documentario straordinario sui delfini che abitano in Mar Grande, poi riproposto anche a Taranto. E che ha lasciato a bocca aperta e affascinato decine di bambini e di turisti. Del resto il “dolphin watching” (la visione di cetacei, delfini e balene nel loro habitat naturale) è da anni oramai motivo di interesse turistico. In America i tour per avvistare questi esemplari sono diventati una vera e propria industria: perché non fare altrettanto a Taranto con i delfini, si sono chiesti gli operatori dell’associazione tarantina.

L’ennesima dimostrazione pratica di come questa città millenaria abbia, ancora oggi nonostante oltre 100 anni di inquinamento ambientale, le risorse per sviluppare alternative economiche naturali. Ma, a quanto pare, ancora una volta si è scelto il progresso, il futuro, la tecnologia a tutti i costi. Per fortuna, i delfini posseggono di loro un’intelligenza innata fuori dal comune. Ci metteranno poco a capire che qui non sono più graditi. Con buona pace di chi considera Taranto una città a vocazione industriale di qui all’eternità. Sbeffeggiando un’economia alternativa, basata sul sole, il mare e tutto ciò che di meglio questa terra può offrire. Auguri. E buone vacanze.

G. Leone (TarantoOggi del 10 agosto 2012)

Be the first to comment on "Taranto, il futuro? Le pale eoliche in Mar Grande"

Tinggalkan komentar