Bonifica Mar Piccolo, Nicastro: “Da verificare fonti inquinanti e costi”. Eppure…

Bonifiche Taranto Mar Piccolo

TARANTO – Riunione blindata e consegna del silenzio. Sarebbe stata la Regione a chiedere a tutti i partecipanti di non divulgare notizie sulla riunione del tavolo tecnico che si è tenuta  ieri mattina a Bari. La questione affrontata è di fondamentale importanza per il futuro della mitilicoltura ionica: l’individuazione di strategie e modalità di intervento per il recupero  del primo seno di Mar Piccolo. Eppure, l’iniziativa è passata quasi completamente sotto silenzio. Intorno al tavolo si sono trovati i referenti di Cnr, Politecnico, Università di Bari, Arpa Puglia, Ispra e Istituto Superiore di Sanità, oltre ai tecnici dell’assessorato regionale all’Ambiente.

Alla base della discussione le criticità ambientali che interessano questo prezioso specchio d’acqua, alla luce soprattutto della contaminazione da pcb e diossine, che ha nuovamente registrato valori al di sopra del limite di legge travolgendo per la seconda volta, nel giro di un anno, parte del comparto militicolo. Il resoconto dell’incontro è stato diffuso nel tardo pomeriggio dall’assessore regionale Lorenzo Nicastro: «Le valutazioni hanno come obiettivo la definizione di un progetto di bonifica definitivo per l’area che, tuttavia, presuppone la corretta individuazione di elementi fondamentali. Tra questi l’individuazione di fonti attive di contaminazione che possano, se non evidenziate, vanificare eventuali interventi”.

Su questo punto, occorre una precisazione. Nicastro fa riferimento ad una informativa alla Giunta regionale dello scorso novembre sulla contaminazione da policlorobifenili (Pcb) nel Mar Piccolo. Tale documento era corredato da una dettagliata relazione messa a punto dal Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica della Regione, “strutturata in modo tale da mettere in evidenza sia le fonti primarie di contaminazione (sorgenti attive che incrementano il flusso massiccio di Pcb) sia le fonti secondarie (sedimenti inquinanti che generano la propagazione della contaminazione).

Nella relazione emergevano come fonte primaria le aree gestite dalla Marina Militare (Arsenale), “in cui la presenza di Pcb è stata accertata nei terreni e nella falda superficiale. La contaminazione, infatti, sarebbe stata veicolata dalla falda superficiale che ha come  recapito le sponde del Mar Piccolo a nord di via del Pizzone”.

Come fonte secondaria, i tecnici della Regione avevano indicato i sedimenti del Mar Piccolo, dove erano state individuate due distinte zone interessate dalla presenza di pcb: una in corrispondenza dell’Arsenale Militare, l’altra a nord del primo seno, a circa 200 metri ad ovest dall’Isola di Punta Penna.Veniva citata anche un’altra possibile fonte primaria (avvolta da un alone di mistero), situata nell’area industriale, sulla strada Taranto-Statte, in un’area occupata dalla San Marco Metalmeccanica, dove sarebbe stata accertata la presenza di una cava colmata, nel periodo tra il 1972 e il 1995, da materiale contenente pcb.

Nella relazione si affermava che la diffusione della contaminazione verso il Mar Piccolo non è stata accertata, ma “l’ipotesi di un rischio non nullo appare verosimile in considerazione del fatto che il moto delle acque della falda carsica profonda avviene verso il Mar Piccolo”. Nonostante ci siano questi dati già a disposizione, Nicastro fa intendere, nel suo comunicato, che il quadro non è ancora definito: “La Regione ha assunto l’impegno di sostenere le ulteriori e necessarie ricerche tese all’individuazione delle fonti attive di contaminazione e di richiedere al Ministero competente che incarichi l’Ispra di effettuare una quantificazione del danno ambientale subito dall’area; anche nell’ottica di rivalersi su soggetti eventualmente responsabili”.

Parallelamente a questo, verrà chiesto che partano, sulla base dei dati attualmente disponibili e di quelli che via via emergeranno, studi di fattibilità sulle varie opzioni di intervento. “In particolare – aggiunge l’assessore – è importante definire le modalità di bioaccumulo del pcb nei prodotti ittici allevati in Mar Piccolo soprattutto in relazione alle dinamiche di risospensione dei sedimenti presenti dinanzi all’Arsenale in ragione del traffico navale e di opere di utilizzo delle acque che determinano grande influenza sulle correnti marine del bacino”.

Nicastro conclude affermando che c’è la determinazione a raggiungere un momento di svolta, ma anche la necessità di completare il quadro informativo a disposizione. Così, ad un anno dall’esplosione dell’emergenza pcb, si ha la netta sensazione che i tempi siano ancora piuttosto lunghi.

Alessandro Congedo

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